La responsabilità
si fa strada
Un popolo, quello italiano, di viaggiatori responsabili? Secondo la prima ricerca «Turismo responsabile: quale interesse per gli italiani?» realizzata su un campione di mille persone da Isnart – Istituto nazionale ricerche turistiche per conto di Fondazioni4Africa con il coordinamento della ong Cisv, il 15,3% dei nostri connazionali ha già fatto un’esperienza di turismo responsabile. Oltre la metà della popolazione, inoltre, conosce anche solo in linea teorica cosa significhi viaggiare in modo sostenibile. Il 23,1% del campione si dichiara poi molto interessato e ben il 61,8% abbastanza interessato. Ad avere maggiori informazioni sul tema sono le donne (55%), le coppie senza figli e i single (59% e 55% rispettivamente), i laureati (65%), i residenti al Nord (56,5%) e i giovani di 25-34 anni (55%).
C’è comunque un po’ di incertezza sul significato preciso del termine «turismo responsabile», che soffre ancora della confusione con il turismo più strettamente ecologico: chi ritiene che rispettare e riscoprire la natura sia senza dubbio elemento principale del turismo responsabile è infatti il 72,4% del campione, mentre lo scambio con la popolazione locale è fondamentale per il 49% e il fatto di partire con un operatore che sostiene le associazioni locali è prioritario per il 41,5%. A fare chiarezza sul significato del termine ci ha pensato Katia Bouc del Cisv citando la definizione adottata dall’Aitr – Associazione italiana turismo responsabile: «Quello responsabile è il turismo attuato secondo principi di giustizia sociale ed economica, nel pieno rispetto dell’ambiente e delle culture. Riconosce la centralità della comunità locale ospitante e il suo diritto ad essere protagonista nello sviluppo turistico sostenibile e socialmente responsabile del proprio territorio».
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