Sostenibilità

Turismo, la grande risorsa in cerca di rilancio

Lo stato di salute del settore

di Redazione

Un Paese ricchissimo di bellezze artistiche e naturali che però perde colpi rispetto alla “concorrenza”. Colpa della mancanza di infrastrutture,
ma anche di incentivi per il settore.
E di un piano organico di sviluppo.
Il neoministro Brambilla mette
sul piatto 1,6 miliardi e promette
un cambio radicale di rotta.
Sarà la volta buona?dossier a cura di Angela Carta
Tempi difficili per il turismo nostrano. Nel 2009 sono previsti meno arrivi e meno presenze. Una situazione di crisi che tocca anche gli altri Paesi, ma che li vede già impegnati nell’attuazione di strategie a medio-lungo termine, mentre l’Italia sembra sia ferma al palo. Almeno secondo quello che è emerso nel corso del terzo Summit del Turismo nelle regioni, che si è svolto ad Ascoli Piceno per iniziativa dell’Associazione italiana professionisti e manager del turismo. Secondo l’Aipmt, siamo gli unici al mondo «senza un piano strategico per il rilancio del settore, mentre nel resto d’Europa si lavora per portarci via turisti». E i dati Istat non confortano. Peggiorano le previsioni sull’andamento del turismo registrato dagli operatori alberghieri nel trimestre in corso, da maggio a luglio. Rispetto all’analogo periodo dell’anno precedente, la differenza (saldo) tra la quota di coloro che prevedono un aumento e quella di chi prevede una diminuzione è negativa (-48,6%). Poiché nell’analoga rilevazione dello scorso anno il saldo era stato pari a -33,8% il risultato indica, in termini relativi, un peggioramento. A livello territoriale il saldo assume valori negativi in tutte le zone con valori compresi tra -58,2 nell’Italia centrale e -39,2 in quella meridionale ed insulare. Il saldo è negativo sia per il turismo nazionale (- 48,7%) sia per quello estero (-48,4%).
Perdite che, se ci si ferma alla superficie, sembrerebbero senza giustificazione, come spiega il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli: «Il nostro Paese possiede un patrimonio storico, artistico e culturale inestimabile e senza pari al mondo: a prima vista, quindi, sembrerebbe inspiegabile la perdita di competitività e di terreno rispetto ad altri Paesi, nostri diretti antagonisti. Purtroppo non è così. Ci sono, invece, molte ragioni che spiegano questo ritardo».
Certo, la crisi non aiuta e le difficoltà per le Pmi del settore emergono anche dalla indagine su turismo e Pmi realizzata da Confcommercio in collaborazione con Format-Ricerche di mercato: circa sei imprese su dieci segnalano sia un peggioramento dell’andamento del turismo sia della propria situazione economica. Tuttavia, non manca la fiducia: si dichiarano ottimiste, infatti, sette imprese su dieci.

I nostri gap
«L’attrattività turistica di un Paese», spiega Sangalli, «dipende da un insieme di fattori, tra i quali spiccano l’accoglienza del territorio, intesa come accessibilità, efficienza. Sulle infrastrutture, in particolare, abbiamo accumulato un gap che, in questi ultimi anni, è addirittura cresciuto rispetto a Paesi come la Spagna e la Francia. Oltralpe, ad esempio, la rete dell’Alta Velocità è più del triplo della nostra e i porti turistici dispongono di circa 50mila posti barca in più dei nostri, pur avendo la Francia metà dei nostri chilometri di costa. Dobbiamo, quindi, cominciare a ridurre il divario che ci tiene molto lontani dai principali competitori». Dall’indagine risulta che dalla Spagna, per esempio, ci separano 17 milioni di arrivi e 13 miliardi di dollari di entrate valutarie.Ma non esiste solo un problema di infrastrutture e di accessibilità. Oltre l’80% delle imprese del settore chiede anche eventi promozionali, agevolazioni finanziarie, misure per la sicurezza e la vivibilità delle aree urbane, interventi sul versante della fiscalità. Per il 67,2% delle Pmi del turismo la situazione economica del Paese è peggiorata nei primi cinque mesi del 2009 rispetto al secondo semestre del 2008. Tuttavia, il 71,2% delle Pmi è fiducioso sul superamento della crisi.
Una fiducia che nutre anche Eugenio Magnani, direttore generale dell’Enit, che ritiene «il mondo del viaggio oggi una cosa irrinunciabile. La nostra Italia è una destinazione che genera felicità, invidiata da molti e conosciuta da tutti per la sua capacità di accoglienza turistica. Ma, attenzione, le bellezze naturali non giustificano una gestione passiva del territorio». Nodo fondamentale del problema anche per Roberto Barbieri, responsabile del settore turismo del Movimento Consumatori. «In Italia si soffre da anni della mancanza di vere politiche organiche di sviluppo, che richiedono strategie trasversali, ma coordinate, legate ai trasporti, alla tutela dell’ambiente e del patrimonio storico e artistico, alla riqualificazione delle strutture ricettive. Da questo punto di vista preoccupa, in prospettiva, il carattere sporadico e disomogeneo degli interventi, spesso rispondenti più a strategie di marketing che a vere politiche per il turismo».

Segnali di cambiamento
Ma sembra che su questo fronte ora si stia muovendo qualcosa. È recente la notizia dell’attuazione del progetto del neoministro Michela Vittoria Brambilla, «Italia & Turismo» che, a detta degli esperti e soprattutto del premier Silvio Berlusconi, consentirà di mettere a disposizione del settore ingenti risorse aggiuntive e a condizioni eccezionali.

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