Non profit

non autosufficienti, il fondo a euro zero

Le Regioni lanciano l'allarme: «Questa scelta sarà un boomerang». Replica delle associazioni: «I Comuni hanno speso male quei fondi»

di Sara De Carli

Per il 2010 il Fondo nazionale per la non autosufficienza potrà contare su 0 (zero) euro. Il governo non ha previsto alcuno stanziamento per questo fondo, nato nella passata legislatura con una copertura iniziale di tre anni: 100 milioni euro per il 2007, 300 per il 2008 e 400 per il 2009 (peraltro non ancora assegnati). Si tratta di cifre piccole – le associazioni chiedevano 10 miliardi per coprire i bisogni di 3 milioni di non autosufficienti – ma abbastanza per dare un segnale. Soprattutto perché questo fondo vincola i soldi al sostegno delle famiglie che scelgono di tenere in casa un non autosufficiente. Dall’anno prossimo, invece, rischia di scomparire tutto.
La denuncia arriva da Stefano Valdegamberi, coordinatore della commissione Politiche sociali della Conferenza Stato-Regioni. Gli assessori regionali sono scesi sul piede di guerra, paventando per il 2010 il black out di gran parte dei servizi sociali e sanitari rivolti ai non autosufficienti. «Questi 500 milioni di euro attesi sono un investimento per lo Stato, non una spesa», spiega Valdegamberi. «Tagliando i servizi che sostengono la domiciliarità ci sarà un riversamento di anziani e disabili sulle strutture sanitarie e residenziali, che non si riuscirà a gestire e che costerà allo Stato molto di più». Quanto di più? «Cito i dati del Veneto: nel 2008 abbiamo avuto 24mila non autosufficienti in strutture residenziali, con una spesa a carico della Regione di 470 milioni di euro. Altri 25mila sono assistiti a domicilio, con un costo di 70 milioni di euro. La differenza è evidente».
La segreteria dell’onorevole Eugenia Roccella, sottosegretario con delega alla disabilità, getta acqua sul fuoco: «Il governo non ha fatto alcun taglio, semplicemente il fondo si fermava al 2009». Nessuna speranza che sia rifinanziato? «Questo ministero guarda con molta attenzione alla non autosufficienza, ma il recupero di risorse non è facile». Risposta diplomatica, ma abbastanza chiara. Anche perché, ci spiegano, «stiamo monitorando l’effettivo utilizzo di questi fondi da parte delle Regioni; in alcuni casi abbiamo qualche dubbio, soprattutto sulla partecipazione delle Regioni alla spesa. Al termine del monitoraggio valuteremo se proseguire con il fondo o pensare ad altri strumenti».
La Fish- Federazione italiana per il superamento dell’handicap, pur preoccupata per il buco di 500 milioni, sembra dar ragione al governo: «Il problema è che i Comuni spendono solo il 9% delle risorse socio-sanitarie in interventi di domiciliarità», dice Pietro Barbieri. In vista del Dpef tutti annunciano battaglia, ma il Fondo nazionale pare destinato a morire. E poco importa che sia di morte naturale.


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