Politica
Anche Acireale ha un Sud da aiutare
Si chiamano Luis, Maria, Maizania e abitano in un Paese messo in ginocchio da carestia e guerra civile. Per loro, la speranza si chiama adozione a distanza. Un aiuto che gli arriva...
«Il mio sogno sarebbe trovare qui da noi in poco tempo altri cinquanta genitori a distanza per altrettanti bambini di Bula, un poverissimo villaggio della Guinea-Bissau, in Africa, in maniera da raggiungere presto le cento adozioni». Cento bambini ai quali garantire cibo e cure, cioè la sopravvivenza: più o meno uno per ciascuno dei proverbiali cento campanili di Acireale, la cittadina barocca (a pochi chilometri da Catania e dai famosi ?scogli dei giganti? nel mare davanti ad Aci Trezza) dove vive Sebastiano Genco, un infermiere professionale di 52 anni che dal ?92 è anche diacono permanente presso la diocesi acese. «È un obiettivo ambizioso», riconosce Genco, che ha cominciato questo suo impegno dopo aver trascorso un mese nella missione delle suore ?Adoratrici del Preziosissimo Sangue di Cristo?: «Finora comunque», sorride il diacono, «ho fatto bene a fidarmi del gran cuore dei miei concittadini: da gennaio a oggi già 50 bambini di Buia tra i due e i tre anni sono infatti stati adottati a distanza per nostra iniziativa».
Ogni sei mesi dalla città dei limoni e del ?più bel carnevale di Sicilia? parte una busta piena di speranza verso la missione della ex-colonia portoghese, contenente il gruzzolo che i ?neo-genitori? mettono da parte ogni trenta giorni per Luis, Maria, Maizania, Linda, Agnese e gli altri piccoli del villaggio. In cambio ricevono dalle suore soltanto una foto del bambino adottato e notizie periodiche sulla sua crescita. Sono appena 50 mila lire al mese, 600 mila in un anno, ma per qualcuno dei donatori acesi possono anche rappresentare una somma notevole. Le ricche facciate in pietra bianca dei palazzi patrizi e delle chiese del centro storico, che raccontano della sua antica potenza, nascondono infatti un presente di crisi ben delineato dai dati dell?Ufficio del lavoro: su circa cinquantamila abitanti, oltre tredicimila sono iscritti alle liste di collocamento Tutto il settore legato alla produzione e alla commercializzazione degli agrumi è oggi irreversibilmente in declino, e la piccola boccata d?ossigeno che viene dal turismo e dall?attività dei numerosi alberghi della costa e dalle terme, dura il tempo della stagione estiva. «È vero», conferma Genco, «tra le cinquanta persone che si sono assunte la responsabilità di un?adozione a distanza ce ne sono almeno dieci che non se lo potrebbero davvero permettere: un?anziana signora che vive con la pensione sociale, una vedova con cinque figli a carico. Altre dieci famiglie possono contare su un solo stipendio. Ma forse proprio per questo il loro gesto assume un valore particolare».
Come si spiega allora questo piccolo primato di generosità, che ha portato Acireale, malgrado la drammatica congiuntura economica, a divenire la principale benefattrice della missione di Balu, prima ancora di altre città italiane ben più ricche come Latina e Verona? In paese c?è chi pensa che ciò sia dovuto proprio «all?ombra dei cento campanili»: tutto dipenderebbe cioè dalla forte matrice religiosa e quindi tradizionalmente caritatevole della cittadina, da oltre un secolo sede di un?importante diocesi per investitura di Pio IX. Altri assegnano invece tutto il merito all?entusiasmo e alla capacità di trascinare dell?infermiere-diacono, di sua moglie Katia e di altri tre amici «procacciatori», come li chiama lui.
«Può darsi», risponde Genco, «ma non andiamo certo a caccia di primati. Io non faccio altro che girare per le scuole e le parrocchie, o nello stesso ospedale dove lavoro. Mi presento alle persone, racconto loro il cammino di vita che ho scelto d?intraprendere e mostro le immagini di questi villaggi e di cià che si fa nelle missioni. Nei loro occhi scorgo che magari desideravano da tempo di fare qualcosa per i derelitti della terra, ma fino ad ora non avevano mai trovato il modo o lo strumento giusto per farlo. E i risultati di questo approccio così semplice talvolta sorprendono noi stessi».
Come è avvenuto ad esempio a gennaio, un paio di giorni prima del suo viaggio in Guinea: «Un amico che lavora in una tv locale mi ha invitato a spiegare cosa sarei andato a fare in Africa e a lanciare un appello per una sottoscrizione. Ebbene, quella volta siamo riusciti a raccogliere ben diciotto milioni, molto di più di quanto ci aspettassimo, tutti soldi che ho consegnato personalmente alle suore». E un altro ?piccolo miracolo? si è verificato recentemente alle scuole medie: «Ho proiettato il mio video ai ragazzi, alla fine alcuni di loro si sono presi l?incarico di assicurare una ?ciotola di riso? per i bambini di Balu. Tante piccole offerte spontanee che, messe insieme, hanno raggiunto i due milioni».
La ?missione? di Sebastiano Genco, che conserva con una cura quasi maniacale tutti i documenti e le ricevute, per garantire in qualunque momento il buon fine dei versamenti,0 trova anche un buon riscontro sui periodici cittadini, che pubblicano regolarmente i suoi suggestivi racconti sull?Africa e le richieste di aiuti. «In Guinea la gente non ha case», racconta il diacono, «solo piccole capanne con muri di fango e coperture in paglia dove la corrente elettrica arriva al massimo per due ore al giorno. Nell?interno del Paese poi è quasi tutto un deserto, il riso si può coltivare solo per quattro mesi l?anno, si muore letteralmente di fame e di stenti. Come se non bastasse, negli ultimi mesi la Guinea è stata travolta da una feroce guerra civile e le frontiere rimangono tuttora chiuse. Sono andato nei villaggi sperduti della foresta», continua Genco, indicando una ad una le mille fotografie che si è portato dietro, «ho vaccinato i bambini e le donne gravide, ho visitato gli altri ammalati, ho pregato con loro: quegli sguardi pieni di gratitudine non li scorderò mai. Ho visto in loro il volto di Dio povero, ammalato, bisognoso, ma ho riscoperto anche un mondo tanto diverso dal nostro, dove la natura è ancora padrona e non vi sono stress di alcun genere. E soprattutto i rapporti umani sono sinceri, nonostante le condizioni di vita siano disperate». Ecco perché, a fine racconto, sussurra appena quel fatidico numero: «Cento, con l?aiuto della Provvidenza, dobbiamo arrivare a cento».
Chi volesse aiutare i bambini della Guinea-Bissau può contattare Sebastiano Genco al numero telefonico 095/7632131.
Partita del cuore,prossima tappa Sarajevo
La Nazionale italiana cantanti continua il suo impegno a favore del Comitato sostegno a distanza. Dopo la partita del Cuore del 5 giugno scorso, che ha permesso di raccogliere più di 2 miliardi effettivi (record assoluto delle partite del Cuore), Gianni Morandi & co. sono già in partenza per il prossimo progetto legato al sostegno a distanza: un centro ?multiservice? per bambini a Sarajevo, e un parco giochi in un?area sminata sempre nella capitale della Bosnia. Lunedì 19 ottobre è la data fissata per una nuova partita del Cuore che questa volta si giocherà proprio a Sarajevo a completamento di questi due progetti resi possibili grazie ai contributi di tutti gli italiani.
Ma anche gli altri nove progetti stanno procedendo a buon ritmo, ciascuno sotto l?egida di un padrino della Nazionale cantanti e uno della nazionale degli arbitri. Così ad esempio in Ecuador (padrini Biagio Antonacci e Fiorenzo Treossi) sono già iniziati i lavori di costruzione dell?asilo e del campo sportivo per i bambini della baraccopoli El Fortin di Guayaquil; in Iraq (padrini Francesco Baccini e Livio Bazzoli) accanto all?attività dell?ambulatorio pediatrico è stato possibile affiancare una vasta opera di potabilizzazione dell?acqua che potrà limitare in futuro le malattie gastrointestinali tanto diffuse tra i piccoli iracheni proprio a causa dell?acqua impura; in Tanzania (padrini Niccolò Fabi e Domenico Messina) avanzano i lavori di preparazione e cottura dei mattoni e di reperimento dei materiali necessari per la costruzione dei due asili previsti. Il Comitato per il sostegno a distanza, dunque, non sta certo con le mani in mano. Per offrire il proprio contributo, ecco il numero a cui rivolgersi: 02/98232020 (segreteria operativa presso l?Ai.Bi.).
Guerra e carestia,350mila alla fame
Nel 1974 la Guinea ottiene l?indipendenza dal Portogallo. Ma da allora non ha conosciuto né pace né prosperità. L?attuale drammatica situazione di guerra civile ha una sua data d?inizio il 7 giugno di quest?anno, quando un gruppo di militari – circa il 90 per cento dell?esercito regolare – agli ordini del generale Ansumane Mané, ex capo delle forze armate, ha tentato un golpe contro il presidente João Bernardo Vieira, da subito appoggiato da truppe senegalesi (ormai arrivate a 5 mila uomini) e della Guinea Conakry. Mané era stato destituito nel gennaio scorso da Vieira dopo che il Parlamento di Bissau, la capitale, aveva accusato i vertici dello stato di aver fornito armi ai separatisti del vicino Senegal. Tra diversi, quanto inutili, cessate il fuoco e l?embargo – presto deciso dal Senegal e dallo stesso presidente Vieira -, il conflitto civile prosegue, a danno di una popolazione ridotta allo stremo. Secondo il Programma alimentare mondiale dell?Onu almeno 350 mila persone (su una popolazione totale di 1,1 milioni) hanno dovuto abbandonare le loro case, colpite anche da una grave carestia dovuta pure alla interruzione del raccolto degli anacardi, la cui esportazione rappresenta la principale fonte economica del Paese.
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