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Poker per Livia a prova di crisi

Le leggi sui minori, sull’immigrazione, per il sostegno ai disabili e quella sul reddito minimo di inserimento: ecco quattro grandi novità che Livia Turco rivendica con orgoglio «perché hanno segnato

di Riccardo Bonacina

Venerdì 9 ottobre: la crisi politica italiana passa anche dall’incontro in Transatlantico di due donne dalle biografie parallele. Un incontro breve che più di tante parole e commenti può raccontare e in qualche modo spiegare una crisi politica ancora aperta. Sono da poco passate le 10 di una mattinata fatale per il Governo Prodi, Tiziana Valpiana, bresciana di 46 anni, assistente sociale, esperta di problemi dell’infanzia e della maternità incrocia Livia Turco, 43 anni di Cuneo, apprezzata ministra degli Affari sociali, e già presidente della Commissione Pari Opportunità. Incontro in Transatlantico Due donne quarantenni, di sinistra, per entrambe la militanza attiva nel movimento delle donne, due biografie con forte radicamento sociale, eppure quella mattina sono distanti, lontanissime. Poco prima delle votazioni in aula sulla fiducia al Governo si salutano con l?affetto che solo una lunga frequentazione in battaglie comuni può ispirare, ma Tiziana Valpiana gela Livia Turco: con un cenno della testa dice no, conferma la sua scelta per una sinistra antagonista. Voterà no al Governo Prodi insieme a Bertinotti. Una scelta incomprensibile, un colpo durissimo per chi, come Livia Turco, ha creduto che la sinistra potesse ritrovarsi unita sul terreno del governo del Paese. Paradossi della sinistra nostrana. Così la ministra degli Affari sociali entra in aula per le votazioni più cosciente di altri sul rischio che sta correndo il Governo. Forse è per questo, per quell?aver capito un po’ prima di altri che la crisi era davvero possibile, che la scena del 9 ottobre 1997 non si ripete. Allora, quando la crisi provocata da Rifondazione rimase solo annunciata, scoppiò a piangere davanti a telecamere e flash ?per sovrabbondanza di amarezza?, disse. Questa volta, alle telecamere che la cercano subito dopo l?annuncio di Violante, oppone uno sguardo terreo, immobile. Se ne andrà in fretta subito dopo la votazione, poco più di tre ore dopo l?incontro con la Valpiana, con gli occhi lucidi, senza dire una parola, ma questa volta senza piangere. Lacrime o amarezze su cui nessuno, un anno fa come oggi, ha nulla da ridire: tutti, amici e avversari, alleati o nemici le riconoscono una capacità di ascolto, di dedizione, di lavoro che suscita, almeno, rispetto. Incontriamo Livia Turco a tre giorni dalla crisi di governo, sessantaquattro ore dopo la crisi. Oltre all?ovvia amarezza per un percorso interrotto, cosa resta? «Beh, resta il lavoro fatto, ci sono percorsi legislativi giunti al termine che hanno inaugurato anche un modo nuovo di pensare le leggi e la loro applicazione, altri sono nelle sedi competenti parlamentari e ormai in via d?approdo, lascio un ministero che ha delle competenze precise che è ormai un punto di riferimento stabile per il Terzo settore italiano e un fondo di dotazione per le politiche sociali che è stata una grande innovazione, un fondo che la Finanziaria prevedeva in oltre 1.100 miliardi». Aspettando l?Euro Soldi e attenzioni per temi che non erano proprio in cima alle preoccupazioni dei colleghi di governo e dei colleghi di politica, soprattutto nell?era dell?Euro. «Certo, non è stato facile. Ma la mia scommessa in questi due anni e mezzo è consistita proprio nel credere che fosse possibile dar vita ad un ministero, per così dire, sulla strada che però non smarrisse mai la necessità di raccordarsi ad una azione concreta di governo. Una pratica politica, insomma, in cui sono essenziali sia la capacità di stare molto sul campo per ascoltare e per capire, per rendersi conto delle necessità e dei problemi di opera nel sociale, sia la capacità di tradurre quanto si è capito in leggi, in coperture finanziarie. Questa è stata la mia scommessa e l?amarezza che provo è soltanto per un percorso cui rimangono tante cose da fare, impegni che volevo portare a termine, progetti che era importante portare avanti». Quei miliardi al Fondo Sociale Onorevole Turco, proviamo a fare una fredda lista delle cose fatte e di quelle in corso. «Le leggi operative sono quattro. La legge 285/97 sui minori che prevede stanziamenti di 800 miliardi in tre anni, una legge che credo segni un punto di non ritorno intanto nel sottolineare la necessità di una politica per l?infanzia, in secondo luogo perché ha innescato dei meccanismi di progettualità che hanno coinvolto, enti locali, amministrazione pubblica, associazioni di volontariato, enti non profit. La seconda importante legge è quella sull’immigrazione che lascio completa di regolamento e di risorse per l’attuazione (98 miliardi per l’anno in corso), una legge che completa, ci tengo a sottolinearlo, la legge Martelli, con un regolamento puntuale che non lascerà la legge in balia delle circolari. La terza legge è la n. 162, per il sostegno alle persone con handicap grave, una legge cui tengo molto perché è nata proprio dall’incontro con le associazioni che mi hanno fatto capire l?angoscia di chi invecchiando si chiede cosa toccherà al proprio figlio disabile. Infine la legge sulla sperimentazione del reddito minimo di inserimento per cui sono stati previsti 500 miliardi, proprio il 30 ottobre le cinquanta città, piccole e grandi, individuate dovranno deliberare in merito ai progetti presentati. Anche nella Finanziaria c?erano misure attese come i 1200 miliardi aggiuntivi al Fondo sociale per l?assegno alle famiglie numerose, per l?esenzione dal ticket per i meno abbienti, per l’innalzamento delle pensioni sociali.O come le misure per il mondo non profit: lo stanziamento a copertura per la legge sull?associazionismo sociale, il budget per dar vita all?Authority sulle Onlus ricavato dal capitolo di spesa, diciamolo, del Presidente del Consiglio Prodi, l?estensione alle imprese sociali degli incentivi già previsti per le piccole e medie imprese». Una politica troppo disincarnata In Parlamento, stavano completando il loro iter legislativo la legge che prevede facilitazioni per l?affitto o l?acquisto di case di giovani coppie, la legge sul Fondo di intervento per la lotta alla droga, la Ratifica della Convenzione dell?Aja sulla tutela dei minori e l?adozione internazionale, tutti testi già passati all?esame della Camera e ora al Senato; e ancora all?esame dei deputati l?attesissima riforma dell?assistenza sociale e la legge per sostenere la maternità e la paternità e per armonizzare i tempi di lavoro e di cura della famiglia. Onorevole Turco, e adesso? «Continuerò a cercare di coniugare la pratica sociale con la pratica politica, continuerò a occuparmi di sociale anche se so che questo potrà portarmi a confliggere con la politica. Vede, la politica che conta è troppo disincarnata dalla pratica sociale, è quasi irriverente, troppo lontana, disattenta». C?è qualcosa che l?ha particolarmente sorpresa in questi 28 mesi? «Due. La ricchezza e il radicamento del Terzo settore in Italia. E ancor più sorprendente la quantità di militanti del sociale all?interno della Pubblica Amministrazione, funzionari, impiegati e dirigenti impegnati oltre l?ufficio. Devo molto a loro e grazie al loro sostegno e ai loro consigli stavamo facendo un buon lavoro. Anche grazie alle vostre critiche, magari…Non crede?». È così, onorevole Turco. Silvia Costa, del Partito popolare e presidente della Commissione Pari opportunità e Maretta Scocca dell?Udr hanno lanciato in queste ore l?idea di un Presidente del Consiglio al femminile e hanno subito fatto il nome di Livia Turco. A noi, più realisticamente, basterebbe poter continuare ad incalzare ogni settimana Livia Turco brava ministra della Solidarietà sociale.


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