Volontariato

Comore, l’arte va in barca

Il padiglione più applaudito

di Redazione

Il padiglione più sorprendente della 53esima Biennale veneziana è certamente quello delle Isole Comore. Più che un padiglione in realtà è una barca. O meglio, una “djahazi”: piccolo scafo utilizzato sino al 2006 per portare i container dalle navi al porto di Moroni, la capitale del piccolo Stato. Nel 2006, a seguito della modernizzazione del porto affidato in gestione esclusiva a una società estera, l’utilizzo delle “djahazi” è stato interdetto. Lo scorso anno un artista romano Paolo W. Tamburella avendo visto queste barche abbandonate e in rovina, ha lanciato l’idea di restaurarne una per portarla alla Biennale veneziana. L’idea è stata accolta con entusiasmo dai locali; Tamburella ha trovato i fondi per il trasporto. E così la “djahazi” con i dockers locali e l’investitura ufficiale del ministro della Cultura delle Comore, si è affacciata sul bacino di San Marco approdando ai Giardini (una presenza ufficiale, con tanto di spazio in catalogo). Qui i marinai un po’ sono stati a guardare. E poi si sono scatenati in un concerto usando il vecchio container come tamburo. Le immagini della “performance” sono su Afronline.org


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