Politica

Servizio civile, non c’è posto per i più piccoli

Molti enti "minori" non riceveranno finanziamenti

di Daniele Biella

Sgradite sorprese dall’ultima graduatoria dei progetti: approvati solo quelli di coordinamenti o service. Perché? Fuori dal giro. Per le organizzazioni di servizio civile medio-piccole o che non appartengono a un coordinamento di enti, l’ultima graduatoria nazionale (pubblicata dall’Ufficio nazionale servizio civile il 15 maggio in vista del bando 2009) ha emesso un verdetto clamoroso: la quasi certezza di non avere nemmeno un volontario in partenza. Dati alla mano, degli almeno 800 progetti che superano quota 60, seppur provvisori (la classifica è stata pubblicata “zoppa”, con il punteggio per progetto ma senza l’indicazione della soglia sotto la quale non c’è il finanziamento, che si aggirerebbe a 62-63 su 80), quelli non appartenenti a grandi enti o a service (che compilano i progetti per proprie realtà accreditate) sono eccezioni che si contano sulle dita di una mano.
Vita ha fatto un viaggio tra i “piccoli” in via di esclusione. Dove già monta la protesta. «Siamo scoraggiati. Ma quel che è peggio, nessuno ci ascolta», spiega l’avvocato Nunzia Boccia, responsabile della formazione dei Giuseppini del Murialdo, ente di seconda classe che, dai 100 volontari avviati negli ultimi tre anni, si ritrova nel 2009 a zero: i suoi 6 progetti hanno ottenuto dal 58 in giù, lontano dal probabile sbarramento.
«L’ho detto anche al sottosegretario Giovanardi (alla presentazione del report annuale Arci servizio civile, ndr): siamo di fronte a un “omicidio di massa” di chi non può investire risorse dirette nella progettazione. Ma non ho avuto risposte». Solo un consiglio, che suona quasi una beffa: «Associatevi, e fatevi fare i progetti da enti esperti, mi hanno detto all’Ufficio nazionale», rivela Boccia. La situazione degli esclusi è critica soprattutto a Sud, «dove la disaffezione delle associazioni e dei giovani verso il servizio civile è ai massimi livelli». Il boom di interesse degli ultimi anni è sparito. «C’è delusione», riporta Silvana Fuina dell’associazione Golden Boys, ente di seconda classe che opera in Campania con i ragazzi delle zone rurali. I 60 volontari del 2007 l’anno scorso sono scesi a 6, «e nel 2009 non avremo nessuno», riprende Fuina. «Noi ogni anno cerchiamo di migliorare la qualità dei progetti, ma il risultato ci lascia perplessi. Che siano diventati soggettivi i criteri di valutazione?». Se c’è chi, come Ida Romeo dell’ente Istituto della Famiglia, con due progetti a quota 48, spera «in un inaspettato finanziamento, prima di interrogarsi sul sistema di valutazione», altri non nascondono lo sdegno. «È scandaloso, siamo stati mangiati dai grandi enti», afferma Daniele Perna, presidente dell’associazione La goccia di Torre del Greco (NA) che al primo anno ha partecipato al bando da sola. Risultato: «Nessun volontario in partenza, tutte le 10 proposte approvate ma sotto il 55», spiega Perna, «non è che avere un nome “importante” significa punti in più?». Nemmeno essere associati a un ente di prima classe, infine, paga sempre. «Riuniamo 64 enti, siamo arrivati a mille volontari in un anno, nel 2009 rimarremo a secco», denuncia Gisella Impastato dell’associazione siciliana L’albero della conoscenza. «Che i nostri progetti siano da migliorare lo accetto, ma che ben 5, scritti da progettisti diversi, abbiano lo stesso punteggio di 56… E dall’Unsc non ho avuto risposta». Nel frattempo, il limite per presentare ricorso è passato. Era il 29 maggio.

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