Non profit

G8 Sviluppo: Africa superstar

Oltre alle 5 economie emergenti, partecipano per la prima volta al summit anche i Paesi dell'Africa. Fra applausi e polemiche...

di Chiara Cantoni

«L’Italia è convinta che un G8 “allargato”, aperto ai Paesi emergenti e ai partner africani, nonché ai principali donatori multilaterali, rimanga un foro essenziale per continuare a discutere delle tematiche di sviluppo e trovare soluzioni che nel lungo periodo permettano ai Paesi in via di sviluppo di venir fuori dalla crisi». Ad affermarlo, è stato oggi Franco Frattini, nell’inaugurare presso la Farnesina la Ministeriale Sviluppo – G8 Development ministers’ meeting: global governance for global solidarity – presieduta per la prima volta dal Belpaese (programma in allegato).

Sotto i riflettori del summit, che si concluderà domani alle 12,30, i temi caldi dell’economia globale, dalla salute all’istruzione, dall’acqua alla sicurezza alimentare nei Paesi più vulnerabili e indebitati, ma anche il concetto di “whole-of-country” e l’interrelazione fra cambiamenti climatici, migrazione e sviluppo. Fil rouge degli interventi è stato l’impatto della crisi economica sui processi di crescita avviati, che rischia di allontanare i traguardi fissati con gli obiettivi del Millennio.

Oltre ai rappresentanti delle Nazioni Unite, dell’Ocse, della Banca Mondiale, della Fao, dell’Ifad, del Pam, dell’Oms e dell’African development bank, l’Italia ha voluto allargare il tradizionale formato di Heiligendamm, inclusivo delle 5 economie emergenti (Brasile, Cina, India, Messico, e Sudafrica) anche all’Egitto, all’Unione Africana (presidenza di turno: Libia, e Commissione) e al Nepad (rappresentato dalla presidenza di turno: Etiopia, e dai 5 membri dello Steering Committee: oltre a Sudafrica ed Egitto, Senegal, Nigeria e Algeria). Una strada praticata per la prima volta nella storia del G8 Sviluppo, in linea con la strategia italiana di intervento nei PVS.

L’obiettivo di restituire al Belpaese un ruolo di punta nella cooperazione internazionale, tuttavia, si è scontrato con l’inclemenza di giudici severi. L’Italia non ha mantenuto gli impegni assunti per l’Africa: questa in sintesi la denuncia lapidaria che arriva dal rapporto pubblicato oggi a Londra dall’associazione umanitaria One, fondata da Bono e sostenuta fra gli altri da Bob Gedolf. «l’Italia ha detto che metterà l’Africa al centro della sua agenda del G8. Ma considerata la sua performance riguardo agli impegni di Gleneagles, non ha la credibilità per ospitare discussioni di questa importanza globale», ha dichiarato la rockstar in conferenza stampa. Il riferimento contenuto nel rapporto è al summit del 2005 in cui i paesi del G8 si impegnarono ad aumentare entro il 2010 i 25 miliardi di dollari di fondi destinati all’Africa, portandoli a più del doppio di quelli stanziati nel 2004. Roma ha assolto il suo impegno per un desolante 3%: e il suo atteggiamento «sta danneggiando la credibilità collettiva del G8».

Mentre Bono & Co. si scagliavano contro l’insolvente tricolore, Frattini illustrava, ironia della sorte, la via italiana allo sviluppo: «Mettere al centro non le procedure ma la persona, le persone destinatarie del beneficio». Oltre agli effetti della crisi sui Paesi più fragili, infatti, sul tavolo della Ministeriale, ci finisce il dibattito sulla necessità di individuare un approccio intersettoriale allo sviluppo sostenibile, secondo grande tema dell’appuntamento romano. Parola d’ordine: armonizzare e dare maggiore coerenza agli interventi di cooperazione nei diversi settori (educazione, ambiente, salute, sicurezza alimentare), per ottimizzare le risorse disponibili e incrementare le “economie di scala”. «Un nuovo modello di sviluppo dovrebbe guardare di più al destinatario che al flusso di risorse, mentre solitamente ci preoccupiamo molto dell’elargizione e molto poco di verificare che il denaro sia arrivato a destinazione», ha ribadito il ministro.

E, a margine del Summit, arrivano anche i fatti: la Direzione generale Cooperazione allo sviluppo del Mae sigla con Agire, Agenzia italiana per la risposta alle emergenze (network di 12 Ong: ActionAid, Amref, Cesvi, Cisp, Coopi, Cosv, Gvc, Intersos, Save the Children, Terre des Hommes, Vis e Wwf), un protocollo di intesa proprio per incrementare la capacità di monitorare le emergenze umanitarie e coordinare gli interventi di risposta, nel rispetto delle reciproche competenze e autonomie di intervento. Tra gli obiettivi dell’accordo c’è anche la sensibilizzazione dei cittadini sui bisogni delle popolazioni colpite da drammi umanitari attraverso il diretto coinvolgimento dei mezzi di informazione e, in particolar modo, della Rai, che ha già sottoscritto un analogo protocollo di collaborazione con Agire.

Nella foto: uno dei centri educativi costruiti nell’ambito del programma di AVSI Ribeira Azul dello Stato di Bahia, che è stato presentato oggi al G8 Sviluppo. Il progetto, illustrato come best practice di cooperazione allo sviluppo, si è gradualmente trasformato, a partire dall’inaugurazione di un piccolo asilo, in un grande intervento di urbanizzazione, che per successivi “scale up” ha coinvolto 135mila persone, con infrastrutture, case, risanamento ambientale, ma soprattutto educazione, formazione e lavoro. 


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA