Politica

Povertà, nemico numero uno

Dopo il fallimento delle politiche nazionali tocca a Bruxelles affrontare gli effetti della crisi

di Redazione

di Rose Hackman


Giovedì, il primo dei quattro giorni nei quali si vota per le elezioni Europee, uno dei paesi più poveri d’Europa è andato alle urne. Di quale povero paese stiamo parlando? La Gran Bretagna naturalmente. Secondo Oxfam UK, il  20% della popolazione britannica vive sotto il livello di povertà. La sua distribuzione di ricchezza è tra le più sproporzionate in Europa. Tra i gruppi più colpiti ci sono 3,8 milioni di bambini e 2,2 milioni di pensionati.
Il caso britannico è un esempio pratico sulle conseguenze che l’Europa potrebbe affrontare quando i temi e le sfide sociali rimangono ignorate dalla politica. Secondo il EAPN (European Anti-Poverty Network), 79 milioni di europei, ovvero il 16% della popolazione, sono a rischio povertà.


I dati relativi alla situazione britannica sono peggiori rispetto ad altre realtà. Anche se ritenuta come una delle nazioni più ricche d’Europa, durante gli ultimi mesi la reputazione della Gran Bretagna è stata seriamente rovinata.


Lo scorso aprile, due delle più grandi organizzazioni che lavorano per ridurre il tasso di povertà come Save the Chidren e Oxfam Uk, hanno pubblicamente ribadito il disperato bisogno di focalizzare politiche e sforzi nei confronti della lotta contro la povertà nel Regno Unito. Secondo i dati Oxfam, 13 milione di persone, 1 in 5, vivono in povertà. Donne ed anziani sono le categorie più colpite.


Le brutte notizie non finiscono qui. I dati Eurostat del 2008 mostrano che le disparità più accentuate nella distribuzione della ricchezza interna, non appartengono alle economie dei nuovi stati membri nell’est, bensì all’interno “della vecchia Europa”. In testa c’è il Regno Unito; seguono Francia e Belgio.


La povertà e il conseguente forte gap sociale tra gruppi e categorie di cittadini potrebbe spiegare la difficoltà dei britannici ad ammette e ad affrontare il problema in modo strutturale. Infatti, ci sono ricche frange della popolazione britannica che vivono tipicamente a Londra che non sono in grado di  relazionarsi con altre realtà in zone geografiche ad alto tesso di emarginazione.


Secondo il EAPN, il limite e la serietà del problema non è spesso compreso nei paesi “sviluppati” poiché il termine “povertà è percepito come così estremo che potrebbe soltanto essere riferito ai paesi “in via di sviluppo”.


Dove potrebbe intervenire l’Unione Europea?
A questa domanda l’EAPN risponde così:« L’UE deve diventare il promotore dello sviluppo sociale e sostenibile mentre il Parlamento europeo deve essere in prima linea per agevolare  questo cambiamento».


Una ragione in più per essere invogliati a votare… forse.


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