Economia

Responsabilità sociale: piccole imprese crescono

Lo sportello Csr della Camera di commercio di Milano

di Redazione

Come portare le pratiche della responsabilità sociale nelle piccole e medie imprese, vero polmone dell’imprenditoria italiana? Una sfida che, soprattutto in tempo di crisi, sembra difficile. Invece i numeri rivelano che l’interesse è molto alto. E che c’è una domanda che tante volte resta inevasa di chiarimenti e di sostegno. Per questo da qualche anno alcune Camere di commercio hanno deciso di aprire uno Sportello Csr. La prima è stata quella di Milano. Come racconta Carmen Ragno, responsabile di questo servizio informativo e di consulenza.
«In quattro anni» racconta Carmen Ragno, «abbiamo avuto circa 470 contatti sul territorio di Milano e provincia di Monza e abbiamo organizzato 45 seminari per 750 soggetti. Da sempre la prima cosa che ci chiedono le imprese è di capire come applicare la Csr». E racconta gli ultimi due incontri fatti («La Pelucchi, una piccola impresa di apparecchi di illuminazione, e Fifty Outlet, un’azienda nel campo dell’abbigliamento»). Da tutt’e due la stessa richiesta: come declinare la Csr nelle propria impresa. E quali potessero essere gli strumenti con cui iniziare: il bilancio sociale, il codice etico o percorsi di autovalutazione. C’è ancora un po’ di confusione, o meglio, è ancora evidente l’esigenza di una forte sensibilizzazione presso le imprese e che sarebbe necessario un preciso e chiaro indirizzo da parte delle istituzioni nazionali. «Un limite che incontriamo», incalza la Ragno, «è dato dal fatto che, da quando siamo nati, il tema della responsabilità sociale è passato di ministero in ministero senza trovare un referente stabile che portasse avanti politiche di incentivazione a livello coordinato, integrato e soprattutto continuativo al di là dei mutamenti politici».
Ma quali sono le priorità che emergono dalle piccole e medie imprese? «Innanzitutto quella di riuscire a creare reti di imprese che si impegnino in progetti che richiederebbero sforzi troppo onerosi per una sola azienda. Esempio tipico e classico, giusto per far capire, è un asilo per i figli dei dipendenti, ma pensiamo alle modalità per progettare mobilità alternativa, o lo sviluppo di centri di ricerca o altri progetti in grado di rispondere ai bisogni della propria comunità».
Ovviamente sugli approcci alla Csr pesa la crisi in cui versa anche la piccola e media impresa. Come spiega Mario Pizzi, proprietario di Eletecno impianti integrati, un imprenditore che si è avvalso dello sportello della Camera di commercio di Milano: «Dico spesso ai miei collaboratori che in questi momenti ognuno di loro deve essere il “presidente” del proprio ruolo assumendosi le responsabilità che tale carica richiede». Poi con orgoglio racconta di essersi trovato la Csr in azienda come sviluppo naturale della propria concezione aziendale: «Nel 2008 il nostro personale ha partecipato a più di 1.500 ore di formazione dentro e fuori l’azienda. Abbiamo una sala corsi con capacità di 60 persone, riusciamo ad organizzare seminari ed eventi con importanti formatori o imprenditori». I risultati? «Lavoriamo molto sul selfbrand o sui metodi per centrare gli obiettivi personali e aziendali. Così i nostri collaboratori sviluppano strategie per ottenere risultati in azienda ma anche fuori dal lavoro».


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