Cultura

Servizio civile, tutti giù dal Carroccio

Tanti no alla proposta della Lega

di Redazione

D’accordo Carlo Giovanardi e la Confederazione nazionale degli enti:
il progetto del partito di Bossi va rispedito
in toto al mittente.
«Al centro del sistema non si possono mettere
le esigenze di welfare
delle Regioni». Sì invece all’abolizione dell’Irap
Porta chiusa al servizio civile federalista. Il progetto di riforma della legge 61/2001 che la Lega Nord si appresta a depositare in Parlamento non convince né il senatore Carlo Giovanardi (nella foto), sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega in materia (che dell’iniziativa dei compagni di maggioranza del Carroccio non era stato «per nulla informato»), né gli enti storici, eccetto che per un punto: quello dell’eliminazione dell’Irap sulla diaria dei volontari. «Su questo siamo perfettamente d’accordo», conferma Giovanardi. «È il solo passaggio convincente di un progetto nel complesso sbagliato», gli fa eco il portavoce della Cnesc – Conferenza nazionale enti del servizio civile, Davide Drei.

Enti locali, vade retro
È il tassello cardine della riforma scritta dalla deputata Erica Rivolta a guadagnarsi una bocciatura senza appello: nella sua proposta, infatti, il compito di gestire i progetti passerebbe in toto nelle competenze delle Regioni. «Se stiamo parlando del servizio civile nazionale questa ipotesi non sta in piedi. Quello che in questi anni ha raccolto così tanto successo è un programma educativo di difesa della patria unitario, che poco ha a che fare con le esigenze di welfare e assistenza delle Regioni», attacca Giovanardi. Che aggiunge: «Non dimentichiamo che, come già accade, le Regioni hanno piena facoltà di crearsi un loro servizio civile che, lo ribadisco, non va confuso con quello nazionale». Di più: nella cosiddetta bozza Giovanardi, il progetto che il senatore azzurro consegnerà a giorni al Parlamento – come anticipa a Vita – si stabilisce che «il Fondo nazionale dovrà finanziare esclusivamente i progetti nazionali, mentre le Regioni che vorranno contribuire economicamente potranno sostenere progetti di pertinenza dei loro territori. Progetti, questi sì, “amministrati” direttamente dagli stessi enti locali». Nell’intervista sullo scorso numero di Vita, la Rivolta aveva invece spiegato la necessità di ritagliare un ruolo esclusivo delle Regioni nell’ambito di valutazione, oltre che nel loro monitoraggio e controllo «innanzitutto per la mancanza di collegamento tra territorio e servizio civile». Un assunto che, secondo Drei, non ha fondamenta. «La vicinanza al territorio non si realizza mettendo al centro del sistema le Regioni», attacca il responsabile della Cnesc. «Al contrario», prosegue, «sono proprio le realtà locali, associazioni e cooperative, che si riuniscono nei coordinamenti nazionali come Arci Servizio civile o Federsolidarietà, ad assicurare la qualità delle attività di volontariato». Il disegno di legge leghista «farebbe delle necessità di welfare delle Regioni il cuore del servizio civile, una prospettiva fuorviante rispetto alle ragioni che hanno ispirato la legge 61». Su questo occorre sgomberare il campo da ogni fraintendimento. Ancora Drei: «Compito delle Regioni è quello di favorire le attività del terzo settore che opera sul loro territorio, non di mettersi in competizione con le associazioni. Un principio che vale per il servizio civile, ma non solo».

Il sottosegretario tira dritto
Una prospettiva che Giovanardi accoglie in pieno: «Le colonne del servizio civile sono gli enti del privato sociale. Comuni come Milano, Roma o Torino possono sopravvivere anche senza servizio civile, cosa molto più complicata per tante piccole realtà del non profit che in tutta Italia si prendono cura dei nostri minori e disabili». Quali dunque le ripercussioni dell’iniziativa delle Lega sulla riforma che proprio Giovanardi sta seguendo in prima persona da diversi mesi? «Le posizioni espresse nel testo Rivolta a grandi linee sono quelle delle Regioni. Ne prendo atto: ma questo non influirà sull’iter del nostro testo che, fra l’altro, sarà incardinato a una legge delega in modo da accelerare i tempi».

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