Famiglia
Nei campi ora il nemico numero uno è la noia
L'impegno di Save the Children nelle tendopoli
«Per distrarre i bambini bastano i giochi, molto più complesso coinvolgere gli adolescenti», spiega Francesca PetreccaRiempire di stimoli le giornate dei bambini e degli adolescenti, e aiutarli a organizzare l’estate alle porte. Questa la “missione” abruzzese dell’ong Save the Children, i cui operatori sono arrivati nelle tendopoli già nei primi giorni dopo la loro installazione. «È finita la fase acuta, ma soprattutto per i minori il ritorno alla normalità è duro, perché la vita nei campi non è affatto “normale”». Francesca Petrecca, 35 anni, è la coordinatrice del progetto di attività ludico-educative dell’ong legato all’emergenza terremoto, il cui scopo è far superare ai ragazzi il trauma subito. «Ogni giorno, nelle quattro tendopoli (Italtel 1 e Acquasanta a L’Aquila, più Bazzano e Paganica) in cui Save the Children ha un’area “amica dei bambini”, il nostro staff di 20 persone ha a che fare con almeno 150 utenti, il 60% dagli 11 ai 18 anni, il resto più piccoli», spiega Petrecca.
«Le attività sono molte e con una programmazione spesso decisa in collaborazione con gli stessi ragazzi. L’obiettivo è, in un ambiente protetto, dar loro strumenti per sentirsi attivi, evitando così che finiscano vittime dell’apatia, il “trauma” maggiore che stiamo riscontrando». Il pericolo numero uno per i giovanissimi sembra infatti essere la diminuzione progressiva di stimoli: «Se per i bambini più piccoli bastano semplici attività strutturate come i compiti e i giochi per farli distrarre dalla difficile situazione in cui si trovano, per gli adolescenti è più complesso», analizza la coordinatrice. «Finita l'”euforia” dei primi giorni dovuta all’essere sopravvissuti, la noia ha preso il sopravvento, anche per la mancanza della ripresa delle attività scolastiche». A Paganica ha aperto, «solo per tre ore al giorno», una scuola elementare, ma le attività di medie e superiori sono ferme al 4 aprile, e «a questo punto non riprenderanno prima di settembre», aggiunge l’operatrice. Per ridare voglia di fare ai giovani terremotati, gli educatori si sono inventati anche giochi non proprio ordinari: «Abbiamo creato un vero e proprio “Giornale del campo”, i cui giornalisti sono gli stessi ragazzi che vanno in giro a raccogliere storie e informazioni», riprende Petrecca, «poi è partito un corso di fotografia dal quale nascerà una mostra, e sono programmate varie attività sportive. Infine, da due settimane stiamo preparando un blog che sarà attivo da giugno, in cui gli adolescenti si raccontano».
L’ulteriore sfida per l’ong, che ha da poco prolungato la propria presenza da tre a sei mesi, ovvero almeno fino a ottobre inoltrato, è come far vivere ai minori nel modo più spensierato possibile l’estate incombente. In questo senso stanno nascendo interessanti reti tra varie realtà non profit: «Stiamo preparando dei centri estivi in collaborazione con gli altri enti presenti nel campo. E punteremo molto sulle gite e i campi di volontariato, coordinandoci ad esempio con il WWF, gli scout dell’Agesci e il Club alpino italiano», chiarisce la coordinatrice. «È importante che bambini e adolescenti riescano a uscire per un po’ di tempo dalle tendopoli, anche perché qui gli spazi sono quelli che sono e il caldo sarà sempre più opprimente».
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