Cultura

Il mio viaggio ha una guida speciale Si chiama Dante

di Redazione

Da una terra all’altra, dal paradiso all’inferno. Una vita in movimento, accompagnata dalle terzine della Commedia. Sempre sul mio comodinodi Meriem Faten Dhouib
Tutte le sere prima di dormire leggo un canto della Divina Commedia ovviamente dalla cantica dell’Inferno. Sul mio comodino ci sono otto edizioni diverse, sulla mia sinistra ci sono anche i dvd della Commedia.
Per me Dante è la risposta a tante domande: le mie lezioni, il comportamento umano, la cultura e soprattutto le tappe della mia vita da quando mi sono innamorata della lingua italiana.
Credo che per capire la cultura italiana sia necessario leggere almeno cinque canti della Commedia. Conosco Dante da pochi anni, ma ritengo che sia una convivenza ancora agli esordi, e quindi insufficiente. Essendo, a mio avviso, il testo più difficile della letteratura italiana, litigo tutte le volte con i dizionari, i vocabolari e i commentatori della Commedia.

Le grandi domande
Per me che sono tunisina capire la Commedia è una sfida con me stessa e con l’Alighieri. L’uomo medievale dalle mille sorprese che stupisce per la conoscenza in modo così approfondito della cultura islamica. Venera, infatti, gli scienziati arabi e li chiama i grandi commentatori: «Euclide geometra e Tolomeo, Ipocrate, Avicenna e Galeno, Averois, che ‘l gran comento feo» (Inferno, IV, 142-144). Tuttavia condanna il nostro profeta Muhammad in uno dei canti più contestati (XVIII) in virtù delle leggende medievali che circolavano all’epoca; stupisce però il fatto che parli dello scisma tra Sunniti e Sciiti citando Alì.
La maggior parte dei protagonisti della cultura occidentale risiede in questo libro magico che segnò la mia carriera e il mio percorso intellettuale. Ci ho trovato rifugio quando mi posi la domanda «Che cosa è l’amore?»: «Amor, ch’a nullo amato amor perdona,/ mi prese del costui piacer sì forte,/ che, come vedi, ancor non m’abbandona». (Inferno, V, 103-105). Poi, «Che cosa è la vita?»: «Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura/ ché la diritta via era smarrita» (Inferno, I, 1-3). E infine, «Che cosa è il dolore?»: «Questi è Nembrotto per lo cui mal coto/ pur un linguaggio nel mondo non s’usa». (Inferno, XXXI, 77-78).

Autori che salvano
«Leggete per vivere» diceva Flaubert; io direi, leggete Dante per capire la vita.
Nel mio cammino sono stata soccorsa da scrittori, la fortuna è stata di leggere in tante lingue libri di autori e di Paesi diversi.
Stendhal mi ha salvato dalla mia prima delusione d’amore. Pearl Buck e Amélie Nothomb mi hanno aiutato a riconsiderare la passione adolescenziale. Ben Jalloun mi ha aiutato a crescere. Boujedra e Chraibi a superare la mia duplice identità maghrebina. Dante a capire la direzione della mia carriera accademica e continua a salvarmi tutti i giorni, e farmi capire il valore dell’allegoria più bella della vita, quella del viaggio.
Visto che la mia vita si riassume in un viaggio continuo da una terra all’altra, da un mondo a un altro dove si susseguono i paradisi e gli inferni con dei momenti di tregua dove mi fermo, osservo e cerco di valutare il luogo dove risiederebbe una vita perfetta.
E sogno di essere Ulisse, colui che ebbe il coraggio di varcare le famose colonne d’Ercole per la sua sete di conoscenza: «Considerate la vostra semenza:/ fatti non foste a viver come bruti, / ma per seguir virtute e canoscenza» (Inferno, XXVI,112-120)».

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