Welfare

Caro Adriano, ora mi capirai

Ancora un po' di lettere ricevute da Adriano Sofri,detenuto a Pisa,da diverse carceri italiane

di Cristina Giudici

Continuiamo la pubblicazione di alcune delle lettere ricevute da Adriano Sofri, detenuto a Pisa, da diverse carceri d?Italia. Carcerati che scrivono dai luoghi più remoti per raccontare l?isolamento, la violenza, il degrado delle patrie galere. Le altre lettere sono state pubblicate sul numero scorso. Caro Adriano, credo che tu non sia mai stato in un carcere della Sicilia, e ti auguro di non venirci mai, perché lo schifo è troppo. Io mi trovo a Brucoli-Augusta,Siracusa, che è il più grande penale della Sicilia orientale, dove siamo circa 700 detenuti tutti definitivi. Qui non esistono educatori o assistenti sociali, le relazioni per concedere i benefici di legge le fanno gli ispettori, immagina un po? cosa può uscirne. Ormai qui è un posto a regime “squadrettistico”. Basta che uno insista più di una volta per chiedere di parlare con il “brigadiere” (sovrintendente) che è il capo del posto, per ottenere una risposta di questo genere: «Deve andare dall’assistente sociale», poi come passa qualche corridoio, gli agenti se lo tirano in una stanza e lo riempiono di botte, con frasi che puoi immaginare. È assurdo che in un penale succedano queste ed altre cose; invece di aiutarci al reinserimento ci costringono a diventare peggiori. Lettera firmata Siamo due detenuti sieropositivi in fase conclamata e siamo temporaneamente “curati” nel Centro Diagnostico Terapeutico di Secondigliano, a Napoli. In questo momento non sappiamo neanche noi quali iniziative prendere, sebbene nell’ultimo periodo abbiamo segnalato alla Procura di Napoli la situazione di assoluto degrado nella quale questo luogo, deposto a curarci, si viene invece a trovare. Come potrai ben immaginare nessuna risposta ci è giunta. Volevamo informarti che cure assolutamente particolari, come l’assunzione degli inibitori della proteasi, farmaci indispensabili per la regressione dell’infezione da Hiv, che ci venivano regolarmente dati nelle carceri di provenienza, qui non esistono. Inoltre tieni conto che l’alimentazione che ci viene propinata dall’istituto è insufficiente e priva di supporto calorico, vitaminico e proteico. Dopo la sentenza della Consulta del 1995 e la successiva responsabilizzazione dei giudici, le scarcerazioni, che seguivano i precisi parametri della conta dei linfociti C.D. 4, non avvengono più assolutamente. In questo momento chi ti sta scrivendo ha un compagno con 50 linfociti, ma potremmo citare di altri compagni costretti su sedie a rotelle o su barelle che vorrebberro quanto meno una morte serena. In questo momento siamo indecisi se sospendere l’alimentazione o i farmaci ormai obsoleti con i quali veniamo trattati . Speriamo che chi ha voluto che la legge 222/93 venisse così mostruosamente modificata, cambi parere. Ti salutiamo con un sorriso. Marco e Giovanni


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