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BIRMANIA. Frattini, l’Italia sta con la Suu Kyi

Il ministro degli Esteri chiede all'Ue la conferma delle sanzioni

di Paul Ricard

Il ritiro volontario di alcune compagnie dagli investimenti nel Myanmar (Birmania) “sarebbe un segnale positivo”. È quanto ha detto il ministro degli Esteri Franco Frattini intervenendo alla Farnesina, assieme al segretario della Cisl Raffaele Bonanni, ad una conferenza stampa sulla situazione in Birmania, dove è in corso un processo contro la leader dell’opposizione Aung San Suu Kyi.

Al di là delle posizioni individuali, ha detto il ministro riferendosi alle perplessità francesi sulle sanzioni, “la soluzione deve essere quella che l’Europa ha adottato lo scorso aprile: confermare le sanzioni” pronti a cambiarle a seconda del comportamento della giunta e “il primo elemento sarà l’andamento del processo” in
corso contro Suu Kyi. Alla domanda su come potrebbero essere eventualmente inasprite le sanzioni europee contro la giunta birmana, Frattini ha risposto che questo non è stato ancora valutato. “un segnale positivo -ha aggiunto- sarebbe il ritiro volontario di alcune compagnie, incluse quelle petrolifere”.

Il titolare della Farnesina ha riferito anche del rapporto giunto dall’ambasciatore italiano a Yangon (Rangoon) Giuseppe Cinti che, assieme ad altri diplomatici, ha potuto vedere questa mattina Suu Kyi al processo in cui viene accusata di aver violato i termini degli arresti domiciliari. La leader dell’opposizione ha salutato i
diplomatici e si è rammaricata di non poter parlare con ciascuno di loro, ma ha aggiunto: “la vostra presenza è importante per me”. Per questo, ha detto Frattini, ha importante rimanerle “vicini”. “È ridicolo” parlare di elezioni quando “il capo dell’opposizione è in carcere”, ha detto ancora Frattini riferendosi alle consultazioni
elettorali previste l’anno prossimo in Myanmar.


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