Mondo

La signora dei rifugiati

Intervista esclusiva a Laura Boldrini, la portavoce dell'Unhcr che ha fatto infuriare La Russa. Anticipazione di Vita magazine in edicola

di Emanuela Citterio

Nell’ufficio di Laura Boldrini l’estate è arrivata prima del tempo. «Il periodo più difficile del mio lavoro», confida, «coincide con la bella stagione, quella in cui riprendono gli sbarchi sulle coste italiane». Quest’anno però il clima ha cominciato ad essere rovente dall’inizio di maggio. Per l’esattezza dal 7, quando il Viminale ha fatto sapere del respingimento in Libia di 238 migranti soccorsi in mare a 35 miglia da Lampedusa. Lo stesso giorno l’Unhcr, l’Alto commissariato dell’Onu per i rifugiati del quale Boldrini è portavoce in Italia, ha espresso «grave preoccupazione» per un «radicale mutamento delle politiche migratorie del governo italiano», esortando le autorità a continuare a garantire il diritto d’asilo in base alla Convenzione di Ginevra, che l’Italia ha sottoscritto.
Date e comunicati stampa aiutano a ricostruire le temperature del confronto fra Nazioni Unite e governo italiano: il 12 maggio l’Unhcr chiede al Viminale di riammettere le persone bisognose di protezione respinte in Libia. Il 14 maggio la Camera fa passare il pacchetto sicurezza. Il 15 maggio il sito dell’Unhcr riporta un resoconto dell’incontro fra il ministro dell’Interno, Roberto Maroni e il rappresentante regionale dell’agenzia Onu, Laurens Jolles, nel quale si parla della possibilità di vagliare in Libia le richieste d’asilo, con l’Unhcr che precisa che «non vi sono al momento le condizioni necessarie per svolgere questa attività». Il 16 maggio è un giorno nero per la portavoce Boldrini. L’attacco diretto e personale arriva dal ministro della Difesa, Ignazio La Russa, che definisce l’Unhcr «uno degli organismi che non contano un fico secco» e la Boldrini «nota per essere un’esponente di Rifondazione Comunista che porta il cognome di un noto capo partigiano, rispettabilissimo, per carità».

Vita: Iniziamo dal nonno partigiano...
Laura Boldrini: Sarebbe stato un onore per me. Ma proprio non c’è una parentela.
Vita: Passiamo al suo lavoro. Ci spiega in cosa consiste?
Boldrini: Soprattutto nell’informare. Far sapere all’opinione pubblica la condizione dei rifugiati e dei richiedenti asilo e quello che l’Unhcr fa per proteggerli.
Vita: Viaggi?
Boldrini: L’hanno scorso ho fatto quaranta missioni. Viaggio moltissimo. In questi anni, soprattutto in Italia, nei luoghi dove arrivano i migranti ma anche in giro per il Paese per rendere la condizione dei rifugiati più visibile all’opinione pubblica, attraverso conferenze, tavole rotonde e incontri. Per fare bene questo lavoro è essenziale partire dal terreno, ascoltare le storie, conoscere questa realtà, farsene carico, umanizzare il fenomeno. Questo poi è l’approccio che funziona nel momento in cui lo si racconta alle persone.

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