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Ma Veronesi ci fa o ci è?

Il ministro della Sanità accusa gli ospedali per lo scarso di numero di trapianti. Ma sa che la colpa è invece del suo ministero, che non ha mai finito di scrivere la legge?

di Gabriella Meroni

Il ministro della sanità e illustre oncologo professor Umberto Veronesi ha presentato oggi a Roma le linee guida 2000/2003 della Sanità italiana. Nel corso dell’incontro ha speso parole sulla “rivoluzione” che attende il settore – rivoluzione genetica (sic!), rivoluzione etica, ha detto – poi ha lanciato l’allarme sui pochi di trapianti di organi che si effettuano nel nostro Paese: “Lasciano insoddisfatti”, ha detto il ministro, “i 2500 trapianti eseguiti l’anno in Italia. In questo campo andiamo troppo lentamente, senza balzi. In pratica siamo fermi”. E’ vero, signor ministro. Ma siamo fermi perché Lei e il suo governo non avete mai dato applicazione alla legge sui trapianti del 1999, che parlava di silenzio-assenso, di tesserino sanitario che esprime la disponibilità alla donazione, di moduli spediti a casa da riconsegnare alle Asl. E che avrebbe dato vita a un sistema informativo nazionale che avrebbe messo in rete non solo tutti i centri trapianti d’Italia, ma ogni singolo reparto di rianimazione di ogni singolo ospedale, dando un indubbio impulso all’organizzazione della macchina sanitaria in questo delicato settore. La legge, per funzionare, avrebbe dovuto dotarsi di 14 regolamenti: ne sono stati approvati si e no un terzo. Quindi la legge, in sé ottima, non funziona. Lei, signor ministro, lo sapeva? Speriamo di no. Perché infatti secondo lei di chi è la colpa per i pochi trapianti italiani? “La chiave di volta per risolvere il problema non va ricercata nella volonta’ delle persone di donare gli organi dopo la morte, ma nell’inefficienza delle organizzazioni ospedaliere nella rianimazione”. Ah sì? E non è finita. “Serve un giro di vite”, tuona Veronesi, particolare per potenziare i trapianti di rene. Sta pensando per caso ai suoi funzionari, che dovrebbero mettersi in tutta fretta a redigere i necessari regolamenti per far funzionare la legge? Macché. Ecco l’idea di Veronesi: “Si debbono fare più trapianti da vivente. Grazie alle tecniche chirurgiche endoscopiche, che creano un disagio limitato, i prelievi di rene da un donatore vivente potrebbero essere molti di piu”. Anzi (che idea!): “Si potrebbe lanciare un grande progetto solidaristico, una grande campagna nazionale creando un registro di donatori di rene viventi, come quello che esiste per i donatori di midollo osseo”. I quali donatori di midollo, per inciso, aspettano da dieci anni un’altra legge, che li tuteli e riconosca il loro registro come avviene in tutto il resto del mondo. Ma ministro, lei ci fa o ci è? Sulla crisi dei trapianti in Italia leggete anche: cliccate qui


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