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Khalid Chaouki: «Viva il suo coraggio»Daniele Nahum: «È stato un facilitatore»Il Papa ha votato Palestina e ora cosa cambierà?

di Martino Pillitteri

Benedetto XVI è venuto incontro alle richieste della comunità cristiana e ha sostenuto le ragioni degli arabi. Con quali conseguenze? Rispondono Daniele Nahum e a Kalhid Chouaki, esponenti molto rappresentativi delle comunità ebraica e musulmana in ItaliaVita: Lei ha fondato e dirige Minareti.it, il portale del mondo arabo islamico italiano. È d’accordo cul fatto che la visita del Papa ha spiazzato gli israeliani, ma anche gli estremisti palestinesi?
Khalid Chaouki: Premetto che tutti sono bravi a fare delle critiche agli altri. Ma se c’è una cosa che contraddistingue questo Papa, è il coraggio di esporsi, a volte rischiando di fare degli errori. Questo è molto apprezzato nel mondo arabo. Secondo me anche i gruppi come Hamas e Hetzbollah si confrontano meglio con personaggi come il Papa. Anche se quello che ha detto, come la condanna di chi strumentalizza la religione, non è piaciuto ai gruppi estremisti, il coraggio del Papa è stato rispettato. La cosa che mi ha colpito è che Benedetto XVI non segue la logica del compiacere sempre e compiacere tutti. Dà priorità ai messaggi a lui cari, a quelli che rientrano nell’agenda del Vaticano rispetto ai messaggi connotati da valori universali.
Vita: Il Papa ha detto che i palestinesi potrebbero raggiungere più risultati se rinunciano alla tentazione del terrorismo. L’imparzialità del Papa ha riaperto un dibattito?
Chaouki: È l’ennesima voce che ribadisce questo concetto. Non voglio deludere nessuno, ma in questo clima, e dopo quello che è avvenuto a Gaza in gennaio, ancora adesso le voci più moderate come Abu Mazen evitano accuratamente di riprendere pubblicamente il tema del dialogo per la pace. Oggi l’ala moderata palestinese è molto debole mentre sul fronte israeliano c’è un governo che non pone un accordo di pace tra le priorità della sua agenda. La riflessione e l’invito del Papa oggi cade nel vuoto a causa della debolezza della parte più ragionevole e pragmatica dei palestinesi.
Vita: Una situazione bloccata…
Chaouki: No, qualcosa si è mosso. Vedo un movimento di critica verso il ruolo iraniano nel sostenere certi gruppi e nello sfruttare in qualche modo le crisi arabe, specialmente quelle in Libano e quella palestinese, per aumentare la propria influenza. Quello che sta succedendo oggi non è un’autocritica ma una presa di distanza dall’Iran, che è visto come una minaccia per la stabilitè in Medio Oriente. Arabia Saudita, Egitto e molti voci in Libano stanno attaccando la politica iraniana e in modo indiretto quelli che si sono fatti arruolare, come Hamas e Hetzbollah che dall’Iran hanno avuto finanziamenti e sostegno. Questa dinamica è molto importante perché spezza l’unità e l’orgoglio della umma e della solidarietà musulmana e abbraccia un pragmatismo utile agli interessi collettivi.
Vita: Ratisbona è archiviata?
Chaouki: Sì, lo è. Lo prova il fatto che quei personaggi che hanno cercato di strumentalizzare o di boicottare il viaggio del Papa non hanno avuto seguito sia a livello mediatico che nella società civile.

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