Sostenibilità

Risparmio e tutela dell’ambiente La rivoluzione in una lampadina

consumi domestici

di Redazione

Addio alla tecnologia a incandescenza.
L’invenzione di Edison dal 2011 andrà in soffitta per sempre. Vi spieghiamo perché è una svolta epocaledi Daniela Verlicchi
Gennaio 2011, finisce l'”Era Edison”. La geniale intuizione dello scienziato statunitense va in soffitta per sempre. Succede perché l’Italia, con l’articolo 2 della Finanziaria 2008, ha ratificato la direttiva europea (la 32 del 2005 e i conseguenti due regolamenti attuativi) che obbliga ipermercati, supermercati e rivenditori a sostituire le lampadine tradizionali, a “incandescenza”, con quelle a risparmio energetico. Lampadine tradizionali al bando, dunque, in tutta l’Unione Europea. Una rivoluzione che avrà una serie di tappe intermedie (vedi box) e un obiettivo dichiarato: risparmiare energia e CO2. Entro il 2030, infatti, nell’area Ue si dovranno produrre 32 milioni di tonnellate (il 20% del consumo attuale) di anidride carbonica in meno. E Bruxelles ha deciso di iniziare dalle lampadine di casa.
Ma c’è lampadina e lampadina. Tra quelle “a basso consumo” ci sono anche le alogene (che comunque, secondo la direttiva, andranno smaltite prima del 2016) e i cosiddetti led: tecnologie, piuttosto costose, che, grazie ad un sistema di specchi ottici, raggiungono altissimi livelli di efficienza energetica.
Le “fluorescenti”, le più vendute tra quelle a risparmio energetico, consumano circa il 20% dell’energia impiegata da quelle tradizionali. Come? «Tutto dipende dalla tecnologia utilizzata», spiega Katiuscia Eroe, dell’ufficio scientifico di Legambiente. «Mentre le lampadine a incandescenza, come dice il nome stesso, generano luce con il surriscaldamento del filamento di tungsteno che contengono; quelle fluorescenti, che contengono argon (un gas) e mercurio, si basano sull’effetto prodotto dal passaggio di elettroni attraverso il gas, che reagendo modifica lo stato fisico del mercurio generando così energia e luce. Questo processo si chiama ionizzazione». Un fenomeno che produce onde luminose più “efficienti”, nel senso che a parità di luce prodotta si consuma meno energia elettrica, meno Watt e quindi meno combustibile fossile e CO2. Un risparmio che Legambiente quantifica in 175 chili di CO2 in meno all’anno per una famiglia media (che corrisponde alla sostituzione di 5 lampadine tradizionali da 100 Watt con altrettante a risparmio energetico). «Ma il vantaggio non è solo per l’ambiente», aggiunge Ovidio Marzaioli, del Movimento Consumatori, «se è vero che la singola lampadina a basso consumo costa otto volte in più di quella tradizionale, è altrettanto vero che la sua durata nel tempo è otto volte superiore e il rapporto tra il numero di accensioni è di uno a cento. L’investimento iniziale è dunque ampiamente ammortizzato dalla durata del dispositivo». Le lampadine a basso consumo sono poi perfettamente integrate con il sistema d’illuminazione delle nostre case e anche nei punti vendita, fa notare Marzaioli, «hanno raggionto un’assoluta parità d’esposizione. Anzi, le tradizionali in certi negozi non si trovano più».
Il problema sta invece nella funzionalità. Innanzitutto esistono le lampadine a basso consumo “fredde”, che producono un’illuminazione più limpida e bianca, e quelle “calde”, che invece generano una luce più giallognola. «Dipende alla quantità di gas presente al loro interno e dal tipo di corrente che le attraversa», spiega Eroe. «Ogni confezione dovrebbe però contenere un’indicazione in tal senso». «Ma è soprattutto la modalità d’utilizzo che cambia», annuncia Marzaioli, «tra l’accensione e l’effettiva illuminazione nei sistemi a risparmio energetico possono passare diversi minuti». «Certi brand hanno superato questo handicap», precisa la Eroe, ma è comunque consigliabile non usare lampadine a basso consumo nelle stanze dove si usa di più l’interruttore, perché si rischia di fulminarle velocemente. Rimane poi il problema dello smaltimento: essendo formate da materiali diversi, le lampadine a fluorescenza non possono essere semplicemente buttate nella pattumiera. «Anche perché», prosegue la Eroe, «se si rompono, possono sprigionare vapori di mercurio dannosi alla salute». Meglio riconsegnarle, una volta esaurite, al punto vendita che si occuperà dello smaltimento. Quello dell’illuminazione a basso consumo, d’altra parte, è un settore in evoluzione e, come spiega Ovidio Marzaioli, «nel 2011 la tecnologia delle lampadine a basso consumo potrebbe essere già superata». Meglio puntare sui led?


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