Non profit
La Cgil nel ciclone
Dopo l'aggressione al numero uno della Fiom, Gianni Rinaldini
di Redazione

Il giorno della solidarietà e della condanna: 24 ore dopo l’aggressione al segretario generale della Fiom Gianni Rinaldini è questo l’argomento portante della rassegna stampa di oggi.
- Oggi la rassegna stampa si occupa anche di:
- CLANDESTINI
- SALARI
- IMPRESA SOCIALE
- BIOETICA
- UE
- FAMIGLIA
«Difendo la Cgil, bisogna trattare», il CORRIERE DELLA SERA dopo gli incidenti di Torino offre l’apertura a un’intervista di Antonella Baccaro al ministro dello sviluppo economico Claudio Scajola. Che sempre in prima pagina dice: «Se si uscirà dalla crisi, il merito sarà stato anche del mondo sindacale». Nella foto di pag 5 che accompagna l’intervista Scajola è ritratto con una felpa rossa con la scritta sul petto FIAT. «Nel sindacato, e nella Cgil in particolare ci sono due atteggiamenti. La grande maggioranza si sta comportando con molto senso di responsabilità, e lo stiamo verificando ai tavoli sulle crisi settoriali aperte al mio ministero». Sacconi però non ritiene la Cgil dialogante? «Se si uscirà dalla crisi il merito sarà stato anche del mondo sindacale. Non a caso Rinaldini è stato buttato giù dal palco, perché gli viene riconosciuto quel senso di responsabilità che avvantaggia e non danneggia i lavoratori». Infine sugli stipendi italiani che sono del 17% in meno della Media Ocse: «C’è un problema di pressione fiscale sui lavoratori: Berlusconi ha da sempre l’obiettivo di ridurla. Nella situazione attuale abbiamo agito bloccando la spesa pubblica proprio per evitare di dover aumentare la pressione fiscale». Sullo stesso tema il CORRIERE sente anche il segretario nazionale della Fiom Giorgio Cremaschi, che dice. Il ragionamento del leader più a sinistra del sindacato parte dalle foto della caduta di Rinaldini: «Per la maggior parte della stampa di centro e di sinistra , la scena simboleggia un caso limite, se non peggiore, a quello di Luciano Lama cacciato dalla Sapienza di Roma nel 1977. Per la stampa di destra, invece, le foto dimostrano la caduta, il crollo, la fine del sindacato debole. Perfetto per realizzare la figura dell’operaio aziendalista, che non sciopera, che se la prende con gli extracomunitari accusati di portagli via il lavoro e che magari come capita in Fiat, mentre centinaia di suoi compagni sono in cassa integrazione, lui non solo lavora, ma fa pure gli straordinari».
“Salari, Italia tra gli ultimi” è il titolo con cui LA REPUBBLICA sceglie di affrontare la questione lavoro collegandola al caso torinese. Mentre l’occhiello sottolinea che siamo al 23esimo posto della classifica Ocse con stipendi mediamente più bassi del 17%, l’occhiello riferisce la posizione del ministro Calderoli secondo cui i Cobas torinesi sarebbero in odor di brigatismo (come sempre fantasioso parla di «rigurgiti di neobrigatismo»), mentre Marcegaglia dice no al conflitto sociale. Due pagine, la 6 e la 7, per i commenti. Tutti concordi nel condannare l’episodio, mentre lo Slai Cobas ovviamente lo ridimensiona: «Si è costruita la falsa notizia di un attacco preordinato per buttare giù dal palco di Torino il segretario della Fiom. Al termine del corteo contro la Fiat era stato concordato che avrebbero potuto parlare anche lo Slai Cobas e gli operai di Nola. Ma qualcuno dei confederati che evidentemente non condivideva questa decisione ha innescato una violenta provocazione per impedirlo». Tra i pareri quello di Pietro Ichino: «Sono solo minuscole minoranze nel movimento sindacale. Il problema è che sono abituate da anni a esercitare un potere di veto sulla maggioranza… gruppi che hanno potuto godere di una “sopra-rappresentazione” del tutto ingiustificata e questo è dovuto alla mancanza di una precisa verifica e di un monitoraggio di quanti lavoratori questa gente ha davvero dietro». Accanto Paolo Griseri intervista l’ex presidente della Camera: “Bertinotti: la sinistra non riesce più a isolare chi lavora per la rottura”.«Se il 43% degli operai dichiara di votare per il centrodestra, non significa che siano diventati tutti matti. Ma che la sinistra, cioè tutti noi con le nostre diverse culture e storie, non siamo stati in grado di intercettare i bisogni di quelle persone». Rilancia la sinistra unitaria, europea…
L’analisi è di Luciano Gallino: “La violenza e l’emergenza”. L’Ocse, scrive il sociologo, conferma quanto si sapeva ma è raggelante avere la certezza di un tale basso livello dei salari. «Presi insieme la vicenda Fiat e i dati Ocse dicono che i salari bassi di milioni di lavoratori configurano ormai un’emergenza nazionale. La quale si potrebbe aggravare per ampiezza e profondità». Di fronte a tale emergenza il governo non si sa bene dove sia, ma neanche la Confindustria sta troppo bene: «ha continuato a segare il ramo su cui stava seduta, mediante le delocalizzazioni, la moltiplicazione di forme infinite di lavoro sottopagato e di contratti con data di scadenza che danneggiano in ultimo le imprese non meno dei lavoratori, la sostanziale riduzione delle attività di ricerca e sviluppo».
” L’anno zero dei violenti ” è il titolo dell’editoriale di Mario Giordano sul GIORNALE che scrive : «Addio Sinistra, resta l’estremismo. Lo stiamo raccontando da mesi, ma in queste ore lo si è visto raffigurato pubblicamente a Torino dal corteo Cgil, al salone del libro come in una duplice e drammatica installazione di arte contemporanea: la crisi irreversibile del Pd lascia il posto alle forze brute della caciara, agli agitatori di rissa, ai propalatori di violenza verbale e in alcuni casi fisica. La cronaca della giornata di sabato è alle pagine 2 e 3 con un’intervista a Raffaele Bonanni che dice « Squadristi non operai. Qualcuno però li copre per convenienza politica» e poi « I bulloni lanciati contro D’Antoni nel 92 erano politici, quelli di sabato a Torino non lo erano» . Questa settimana la Cisl va a Congresso così Bonanni anticipa i temi del suo discorso «Occupiamoci di economia e non di ordine pubblico» , e poi «Dobbiamo avere più coraggio come lo hanno avuto a Detroit». IL GIORNALE oggi apre la prima pagina con una testimonianza e titola “«Vi svelo tutti i trucchi del Sindacato spa»”. Nel pezzo di Felice Manti un ex dipendente spiega come fanno i sindacati a incassare 400 milioni l’anno. La notizia riguarda il meccanismo a punti spiegato dalla gola profonda sentita dal quotidiano secondo cui a ogni pratica del sindacato corrisponde un punteggio e una somma che lo Stato paga come rimborso e modo di finanziamento al Sindacato. Nel pezzo si riportano anche le parole del Ministro del lavoro Sacconi che in una question time sul tema finanziamento dei sindacati del 22 aprile scorso ha commentato «l’attuale sistema dei finanziamenti ai sindacati va modificato».
“Gli stipendi restano al palo”: LA STAMPA apre sulla notizia dell’Italia agli ultimi posti fra i 30 paesi Ocse nei salari e l’editoriale di Deaglio (“La rabbia e la favola”), che mette in relazione le due vicende parallele del Lingotto (l’aggressione a Rinaldini) e di piazza San Carlo (la festa di Mediaset per illustrare la nuova tv digitale e il casting per partecipare al Grande Fratello) come due facce della stessa medaglia: di fronte alla possibilità reale di perdere il lavoro, le due risposte estreme sono o il ricorso alla violenza o il ricorso alla fortuna che porti un successo improvviso o almeno all’evasione in un mondo da favola, lontano dalle incertezze quotidiane. In Europa ognuno reagisce a modo suo: in Francia col rapimento dei manager, in Grecia con atti di vandalismo contro le vetrine di lusso, a Berlino con manifestazioni e striscioni con su scritto «Sozial statt Kapital!» («Il sociale al posto del capitale!»). Parallelamente cresce la popolarità di programmi che assicurano soldi e notorietà. Di fronte a risposte «irrazionali e prive di progettualità», ci vorrebbe «una grande visione politica», che al momento manca, in Italia come altrove. Si dice molto preoccupato Marco Revelli, sociologo e osservatore del movimento operaio torinese, secondo cui gli episodi di sabato sono «la trasformazione del conflitto in reality show», la ricerca di visibilità mediatica, che corrompe e lo spirito del dibattito. Ma Ciro Nacari, uno dei 316 operai dislocati dallo stabilimento di Pomigliano al reparto di Nola e iscritto allo Slai-Cobas, non ci sta: «eravamo lì per difendere i posti di lavoro, non siamo facinorosi», «ad essere aggredito è stato il nostro rappresentante che voleva salire sul palco», «altro che teppisti, a noi negano il diritto di parola». A pag. 9 intervista a Enzo Rossi (“Io ci ho provato. Così non si campa”), titolare dell’azienda di Ascoli produttrice dei famosi maccheroncini di Campofilone, che ha provato a vivere con lo stesso stipendio dei suoi operai: «… non sono arrivato al 20 del mese. Allora mi sono reso conto che dovevo fare qualcosa per i miei collaboratori e così gli ho alzato lo stipendio di 400 euro lordi». La sua iniziativa è stata seguita da altri imprenditori, Zanetti, Bombassei e Della Valle, ma le tasse eccessive rendono poco efficaci questi bonus. Da cui la proposta di defiscalizzare gli aumenti di stipendio.
E inoltre sui giornali di oggi:
CLANDESTINI
CORRIERE DELLA SERA – “La pressione dell’Africa – i clandestini verso l’Europa” è il titolo del fondo del CORRIERE a firma Alberto Ronchey. «Arginare quel flusso (di 930 milioni di africani, ndr.), respingere gli extracomunitari senza diritto d’asilo, è un compito d’estrema difficoltà se non sono identificabili poiché spesso non presentano passaporti né altri documenti necessari per il rimpatrio». Un fenomeno, dice subito Ronchery, che sarà acuito dalla crisi: «Fra le conseguenze della crisi internazionale si deve anche prevedere che sarà compromessa la disponibilità delle ingenti risorse necessarie per offrire aiuti all’Africa». Chiude l’editorialista: «Le più generose concezioni dell’accoglienza non bastano a sottostimare, o ignorare, l’insostenibilità di una pressione illimitata dell’Africa gravitante sull’Europa».
SALARI
LA REPUBBLICA – Interviste parallele a Pierluigi Bersani (“Abbassare le tasse sugli stipendi e più liberalizzazioni”) e a Maurizio Sacconi (“È ora di legare le retribuzioni agli utili aziendali”). Secondo il primo serve una manovra da 15 miliardi per aprire nuovi cantieri e sostenere il reddito dei precari; il pessimista Bersani («con una piccola ripresa nel 2010 si perderanno comunque un milione di posti di lavoro») invita il governo a discutere seriamente della crisi («per chi vive la crisi appare uno sberleffo la quotidiana dose di ottimismo che propina il governo»). Per Sacconi cambiare il modello contrattuale, detassando il salario variabile potrebbe essere una soluzione, individuando «forme di partecipazione che consentano ai lavoratori di riflettere nel proprio salario la parte positiva del rischio dell’impresa. E devono essere parti importanti della retribuzione».
IMPRESA SOCIALE
SOLE24ORE – In anteprima i dati del rapporto Iris Network sulle imprese sociali che verrà presentato domani a Roma. Eccoli: 10.500 sono le imprese sociali oggi, ovvero cooeprative sociali e 2632 enti non profit diversi (fondazioni, odv, enti religiosi), di cui però solo 501 imprese sociali ex legge 155/06. Di queste 501, oltre il 405 è attiva nel campo dell’educazione e istruzione. Inoltre secondo il rapporto sono circa 99mila gli enti italiani che potrebbero fregiarsi della nuova veste giuridica di impresa sociale, perché già attivi nei settori innovativi previsti dalla legge.
BIOETICA
LA STAMPA – “Obama fischiato. «Sull’aborto niente ideologie»”. All’università cattolica di Notre Dame in Indiana, il presidente Usa invitato a tenere un discorso alla cerimonia annuale di laurea, gli studenti si sono spaccati in due. Alcuni mostravano poster di feti morti gridando: «Vergogna!». Ma Obama non si lascia intimidire e prova a confrontarsi «con mente aperta» sulla questione valoriale che più spacca l’America. «Anche se non andiamo d’accordo sull’aborto possiamo concordare sul fatto che è una decisione che contorce il cuore di ogni donna che lo compie», dice il presidente auspicando di lavorare insieme in duplice direzione: «per ridurre il numero di donne che ricorrono all’aborto» e «per rendere le adozioni più accessibili, assicurando cure e sostegno alle donne che scelgono di partorire». Dopo il suo discorso, tutto il pubblico della Notre Dame University esplode in un’ovazione e in un mare di applausi, perché individua nelle parole del presidente un’apertura importante alle posizioni pro-vita.
UE
LA STAMPA – “generazione Ue”, la radiografia dei giovani europei che tra 20 giorni voteranno per il Parlamento a Strasburgo: “ecco chi sono i ragazzi nati dopo il crollo del Muro di Berlino”: ritratti da Londra («YouTube, alcol e vampiri»), Berlino («Tv popolare e film di supereroi»), Parigi («Storie d’amore e disimpegno contro la paura»), Bruxelles («Addio Tintin voglia di rock e fantastorie»), Madrid («Consumisti ma ancora ribelli»).
FAMIGLIA
ITALIA OGGI – Venerdì 22 maggio è la Festa delle mamme che lavorano. Promossa da ItaliaOggi e dal Corriere della Sera, punta a sensibilizzare sul problema dell’occupazione femminile, lontana dal 60% chiesto dall’Europa. Prevede che mamme e papà portino i figli in azienda (per aderire iolavoro@class.it). Problema di base, la scarsa disponibilità di asili nido. Il giornale punta l’attenzione sui nidi aziendali,nella sezione Io Lavoro curata da Walter Passerini. A pag. 51 si raccontano buone pratiche (Fiat, Vodafone, Microsoft). «Opportunità possibili grazie ai finanziamenti che lo stato eroga alle regioni che, a loro, volta, integrano e distribuiscono i contributi al territorio. Però, dopo il periodo d’oro 2002 2004, i fondi oggi sono praticamente paralizzati. Un piano straordinario del Governo Prodi aveva stanziato per il 2007-2009 ben 727 milioni. Attualmente sono stati distribuiti 240 milioni e manca ancora la seconda annualità 2008 di oltre 100 milioni». Che fine hanno fatto gli altri soldi?
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