Welfare

Braccialetto elettronico, detenuti sono i primi a volerlo

Lo rivela, a sorpresa, un sondaggio condotto dal giornale di San Vittore, Magazine 2. Il 78% dei detenuti lo porterebbe volentieri

di Gabriella Meroni

“Sai che cos’è il braccialetto elettronico”? E’ con questa prima elementare domanda che i detenuti della redazione di Magazine 2, il giornale di San Vittore, hanno “debuttato” nel mondo dei sondaggi. Mai prima di oggi un gruppo di reclusi italiani aveva né partecipato né organizzato un sondaggio. Ma l’argomento è attuale, forte, e soprattutto potrebbe cambiare la vita di una buona parte dei 54mila detenuti che attualmente affollano gli istituti del nostro paese. Realizzato quasi in “tempo reale”, il tempo di distribuire i formulari e la penna, il sondaggio si è svolto in due giorni (nella prima settimana di febbraio) Le domande erano cinque, con alcune opzioni di risposta a proposito della qualità del rifiuto o dell’accettazione del braccialetto. C’è stato anche chi ha fantasiosamente disegnato un classica “palla al piede”, chi ha aggiunto una frase ironica (“tu porteresti un collare elettronico?”) o chi ha drammaticamente denunciato la situazione di sovraffollamento e indifferenza (“sempre meglio stare a casa con il guinzaglio che stare in sei in una cella dove si muore e non sa niente nessuno”, “perché questo posto è un inferno”) o ha scongiurato il ripetersi di condizionamenti cui sono sottoposti i detenuti agli arresti domiciliari (“penso non cambi nulla, ma eviterebbe continue visite della Polizia”). Su 465 formulari restituiti(1700 detenuti circa, 700 circa gli italiani, un centinaio le donne): Alla prima domanda (“Sai che cos’è il braccialetto elettronico?) 395 hanno risposto sì. I no sono solo 46, i restanti non si pronunciano. Per la disponibilità individuale (“Daresti il tuo consenso a portarlo?”), la maggioranza è stata schiacciante, 366 hanno risposto affermativamente, 40 negativamente, il resto non ha risposto. Quanto all’assenso, le motivazioni ai primi posti sono: “stare a casa è comunque meglio che stare in carcere” (evitare a qualunque costo la detenzione, anche attraverso sistemi duri e particolarmente limitanti la libertà), segnalata da 147 persone, e “aiuterebbe a mantenere gli affetti” (149). Seguono “sarebbe più facile trovare o mantenere un lavoro” (87) o “ho la sensazione che la magistratura di Sorveglianza concederebbe più facilmente gli arresti domiciliari”. Chi rifiuta il braccialetto elettronico, lo fa per questi motivi: “offende la mia dignità, mi vergognerei” (43 persone), “non è uguale per tutti, non è democratico. I miei compagni poveri, che non hanno casa, non potrebbero usufruirne” (36), “mi sentirei controllato oltre misura” (33), “temo ripercussioni sulla mia salute” (25), “temo possano inserire nel braccialetto delle microspie” (19), “no, perché è visibile” (19) L’ultima domanda (“pensi che sia un restringimento o un allargamento della libertà di cui può ususfruire un detenuto agli arresti domiciliari?”), ha raccolto queste risposte:186 pensano sia un allargamento, 99 pensano sia un restringimento, 176 non si sono pronunciati.


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