Sostenibilità

Una class action con le armi spuntate

Cancellata la retroattività. Ora manca la terza e definitiva lettura alla Camera

di Redazione

Via libera del Senato al ddl Sviluppo, collegato alla Finanziaria 2009. Il provevdimento, che ora torna alla Camera, contiene le misure per il ritorno dell’Italia al nucleare, norme sulla class action, sulle assicurazioni e sulla Robin Tax. Hanno votato a favore Pdl e Lega, contrari Pd e Idv, astenuto il gruppo Udc, Svp e Autonomie.

L’articolo 30-bis del disegno di legge riscrive la disciplina sulle azioni risarcitorie collettive. La class action sarà applicabile “agli illeciti compiuti successivamente all’entrata in vigore” del provvedimento. L’aula ha approvato anche un emendamento presentato dal senatore Alberto Balboni (Pdl) che ha cancellato la parziale retroattività da luglio 2008 della class action inserita nella versione originale dell’articolo 30-bis.

Il provvedimento – come spiega Help Consumatori – stabilisce che i diritti individuali dei consumatori sono “tutelabili anche attraverso l’azione di classe”. Ciascun componente della classe dovrà però agire per ottenere la condanna al risarcimento.

Una formulazione contestata con forza dalle associazioni dei consumatori, che ritengono il testo inapplicabile.  Il nodo non riguarda tanto l’emendamento che elimina la retroattività della class action a partire da luglio 2008, ma la concreta applicabilità di un’azione che non può essere attivata autonomamente dalle associazioni ma solo da singoli esponendoli al rischio di rimborso spese.

«Oggi la storia della class-action», attacca Massimiliano Dona Segretario generale dell’Unione Nazionale Consumatori, «segna una inaccettabile svolta negativa con la sottrazione del potere di agire alle Associazioni dei consumatori che, secondo la versione approvata ieri, non potranno attivarsi in nome proprio, ma dovranno sperare che qualche ‘signor Rossi’ prenda l’iniziativa di caricare sulle sue spalle la tutela di interi gruppi di danneggiati: insomma la lobby imprenditoriale ha ottenuto il miglior risultato immaginabile e cioè quello di far credere alla gente di avere un potere che è invece svuotato di ogni contenuto”.

«La versione precedente della norma non era proprio quello che auspicavamo, ma questa è ancora più limitativa. Praticamente è un passo indietro, visto che per le Associazioni dei consumatori non è previsto proprio alcun ruolo nell’avvio della Class action», spiega Carlo Pileri, presidente di Adoc.

Concorda Paolo Landi, segretario generale Adiconsum: «A nulla serve mantenere la retroattività se la class action resta inefficace».

Le associazioni contestano il testo uscito dalle commissioni in Senato soprattutto nella parte che impone a “ciascun componente della classe, anche mediante associazioni cui dà mandato o comitati cui partecipa”, di agire per ottenere il risarcimento.

Una disposizione che espone i ricorrenti a farsi carico delle spese legali nel caso in cui il Tribunale rigetti l’istanza ritenendola immotivata. L’effetto deterrente è secondo i consumatori ancora maggiore se si tiene conto che il giudice, nel regolare il rimborso delle spese legali, dovrà tenere conto anche di quanto prevede il Codice di procedura civile all’articolo 96. “Se risulta che la parte soccombente ha agito o resistito in giudizio con mala fede o colpa grave, il giudice, su istanza dell’altra parte, lo condanna, oltre alle spese, al risarcimento dei danni, che liquida, anche d’ufficio, nella sentenza”, dice l’articolo 96.

Le associazioni chiedono quindi di poter attivare esse stesse la class action al pari dei singoli e di “eliminare la condanna al danno punitivo nei confronti dei promotori in caso di inammissibilità”.

Occorre anche semplificare la procedura di adesione alla class action. “La normativa, così come è attualmente formulata, porterebbe alla paralisi dei tribunali, dovendo ogni singolo consumatore depositare in cancelleria la documentazione probatoria”, dicono le associazioni nel presentare le loro proposte.

«Sono anni che il centrosinistra prima e ora il Pd lavorano per introdurre la class action, cioe’ la possibilita’ per i cittadini di difendere i propri interessi in modo collettivo. Si tratta di una ‘rivoluzione infinita’, che ora il Pdl annacqua ancora, una rivoluzione che a causa del centrodestra forse non si fara’ mai piu’. Per questa maggioranza i diritti dei consumatori non esistono, vengono sempre dopo gli interessi delle grandi aziende e delle multinazionali», ha detto durante la discussione il capogruppo al Senato del Pd Anna Finocchiaro

 

Sul prossimo numero di Consumers’ Magazine, il mensile dei consumatori del Movimento Consumatori, in edicola con Vita Non Profit Magazine da venerdì 22 maggio, un dossier interamente dedicato alla class action, con le ultime novità.


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