Formazione

Il non profit cerca giovani in carriera

Fund raiser, dirigenti del marketing, esperti della gestione del personale e della comunicazione sociale: ecco le professioni del futuro. In Italia e in Europa. Con stipendi davvero di mercato.

di Carlotta Jesi

«AAA professionisti del non profit cercasi. Selezioniamo personale altamente qualificato per associazioni, fondazioni e cooperative sociali. Ai candidati, che ricopriranno incarichi di grande responsabilità, è richiesta preparazione universitaria, conoscenza delle lingue comunitarie, capacità di iniziativa, versatilità e grande motivazione». Questo l?annuncio in cui, aprendo un qualsiasi quotidiano europeo alla pagina delle offerte di lavoro, tra qualche tempo ci potremmo imbattere. Perché, dimostrato il suo potenziale occupazionale (in Europa oggi il non profit rappresenta il 5% dell?offerta totale di impiego e il 6,5% dell?occupazione nel settore privato), il Terzo settore prende in prestito strategie e vocabolario dell?economia di mercato e inizia a preoccuparsi delle sue ?risorse umane?. Se infatti, come ha recentemente dichiarato il Commissario Europeo per l?Occupazione e gli affari sociali Padraig Flynn, «non ci sono dubbi sul fatto che l?economia sociale sia la nuova buona stella su cui l?Europa potrà contare», sono in molti a chiedersi quale siano i fabbisogni professionali degli enti non profit e il curriculum vitae ideale per essere assunti. Un recente studio del Cergas Bocconi rivela addirittura che per il biennio 1998/99 nella sola Lombardia oltre 1500 aziende non profit (di cui il 19% delle associazioni, il 90% delle cooperative sociali e il 30% delle fondazioni) assumeranno nuovo personale retribuito con un incremento previsto di circa 6000, 7000 nuovi posti di lavoro. Il che significa un aumento netto del 20% di risorse assunte. Ma di cosa si occuperanno e con quale contratto? E, soprattutto, i loro stipendi saranno adeguati al resto d?Europa?. Se fino a oggi nel Vecchio continente c?era una grande richiesta di personale specifico direttamente impegnato nella produzione e offerta di servizi alla collettività (medici, operatori sanitari, assistenti sociali e psicologi), per il prossimo millennio a fare la parte del leone saranno i manager e i professionisti del non profit. Ossia tutta una serie di nuove professioni nate per seguire l?incredibile sviluppo del Terzo settore e piano piano specializzatesi per gestirne le numerose aree di intervento. Tra queste le più diffuse sono il fund raiser (responsabile di raccogliere nuovi finanziamenti), il responsabile del marketing (che cura l?immagine dell?ente e organizza eventi pubblicitari), il responsabile delle relazioni esterne (che gestisce i rapporti con l?estero, la stampa e gli sponsors), il responsabile del personale (che assume, gestisce e motiva le risorse), l?addetto stampa e il creativo sociale e gli informatici (che organizzano corsi di formazione, costruiscono veri e propri archivi multimediali con i nomi di soci e finanziatori e progettano sistemi di telesoccorso). Professioni che, in generale, richiedono una preparazione universitaria, conoscenza delle lingue e grande esperienza. Ma anche professioni difficilmente quotabili sul mercato perché non esiste un unico contratto europeo che regoli le assunzioni non profit. E le cose non vanno meglio a livello nazionale: in Italia per esempio esiste un contratto per le cooperative sociali (secondo cui un lavoratore di primo livello che svolge mansioni generiche guadagna circa 1.200.000 lire al mese e un dirigente generale circa 3 milioni mensili), associazioni che si sono costruite un contratto su misura (come l?Avis che ai dipendenti di primo livello paga circa 1.100.000 lire al mese e ai dirigenti circa 3,5 milioni netti) e altre, come l?Arci, che ricorrono al contratto del commercio per il personale tecnico e a collaborazioni continuative per i dirigenti. In Francia e Belgio sono invece molto diffusi dei contratti che, per facilitare l?inserimento dei giovani nel mercato lavorativo, riversano l?80 % del costo di una risorsa sullo Stato e solo il restante 20 sull?azienda non profit. Ma al di là delle differenze nazionali, un dato accomuna i lavoratori europei impegnati nel sociale: quelli delle fasce più basse generalmente prendono uno stipendio più sostanzioso dei loro colleghi che lavorano nel settore for profit (nel Regno Unito l?addetto alle pulizie di una cooperativa sociale prende 4/5 sterline l?ora, circa 15 mila lire, contro le 3, circa 9 mila lire, di minimo contrattuale in un?azienda di mercato), mentre la situazione si ribalta a svantaggio dei manager non profit che prendono il 10-20% in meno dei loro colleghi che non lavorano nel sociale. Clicca qui Siti Internet di giornali italiani e europei che pubblicano offerte di lavoro nel Terzo settore
Vita non profit magazine (Italia), http://www.vita.it, E-mail: vitarm@flashnet.it (per inviare il proprio curriculum vitae da pubblicare) Overseas Jobs Express (R. Unito), http://www.overseasjobs.com Community Jobs (USA), commjobs@aol.com Fonctions Internacionales (Spagna), consultabile presso le ambasciate, centri culturali e uffici del turismo spagnoli Commissione Europea per l?Occupazione e gli Affari sociali, Building JII/27, Rue de la Loi/Westraat 200, B-1049 Bruxelles Ministero del Lavoro e della previdenza sociale, http://www.minlavoro.it Unione Europea: http://europa.eu.int Eurostat, http://europa.eu.int/en/comm/eurostat.html (contiene classifiche comparative sugli Stati membri) Aries, http://www.aries.eu.int (contiene informazioni sempre aggiornate sulle politiche europee, call for proposal e nuove leggi sul Terzo settore) Ig, http://www.igol.it (sito della società per l?Imprenditorialità Giovanile che finanzia la creazione di imprese non profit)


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