Sostenibilità

Lo spettro di Napoli e gli interessi del business dei rifiuti

Ambientalisti contro l'inceneritore

di Redazione

Con la scusa dell’emergenza si apre la strada a una nuova discarica e alla bruciatura in un cementificio a ViboSdegno e incredulità. Un nutrito gruppo di associazioni ambientaliste, comitati e movimenti per la difesa del territorio ha accolto così la proposta di aprire una nuova discarica a San Calogero (VV) e di bruciare migliaia di tonnellate di rifiuti nell’inceneritore del cementificio di Vibo Marina.
L’inceneritore, contrariamente a quanto si pensa, non è che un moltiplicatore di rifiuti: neanche un grammo della massa di materiale introdotto viene “distrutta”, in quanto tutto viene semplicemente trasformato in altre sostanze, in forma solida, liquida e gassosa, più pericolose e di difficile smaltimento. Basti pensare che le ceneri, in quantità pari a circa un terzo dei rifiuti bruciati, i fanghi della depurazione delle acque di trattamento, i carboni attivi esauriti dei filtri e gli inerti nel caso di letto fluido, contengono composti estremamente persistenti come diossine, furani, pcb e fenoli, rifiuti che richiedono delle discariche speciali. Inoltre la proposta di bruciare anche pneumatici renderebbe lo scenario ancora più preoccupante: la bruciatura comporterebbe il rilascio di stirene e butadiene (cancerogeni) e di alcuni composti del benzene.
Ma il secco no degli ambientalisti alla politica degli inceneritori, oltre che da considerazioni di carattere ambientale e sanitario, nasce dalla necessità di affermare un modo ben diverso di affrontare il problema dei rifiuti, basato sull’incremento spinto della raccolta differenziata per tutte quelle materie che rappresentano invece una risorsa da riutilizzare, ma con l’obiettivo prioritario della riduzione stessa dei rifiuti. L’alibi dell’emergenza, riproposto ormai come un refrain, lo spettro di improponibili paragoni con Napoli, non incantano più nessuno, tranne quelli che hanno tutti gli interessi, non sempre leciti, a far produrre più rifiuti, ad impedire la raccolta differenziata, per far finire la monnezza nelle discariche e nei forni degli inceneritori.


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