Sostenibilità

I rifiuti fanno gola alle mafie

Rischi di infiltrazione e cattiva gestione: una miscela esplosiva

di Redazione

Le lacune nel sistema dello smaltimento e del trasporto favoriscono l’illegalità La Liguria non è nuova a rischio di illeciti nel flusso di gestione dei rifiuti. Oggi le possibilità di infiltrazione della criminalità organizzata aumentano, approfittando delle frequenti lacune tanto nel sistema dello smaltimento che del trasporto.
La conferma è contenuta nella Relazione annuale sulle attività svolte dal Procuratore nazionale antimafia e dalla Direzione nazionale antimafia, nel periodo 1° luglio 2007 – 30 giugno 2008, dove si parla di «rischio di infiltrazioni criminali connesso al radicamento in Liguria di importanti ramificazioni della ?ndrangheta e al progressivo coagularsi intorno a tali articolazioni di energie e risorse criminali di particolare pericolosità. Significativi e ormai radicati insediamenti mafiosi si registrano infatti, oltre che nel capoluogo regionale, soprattutto nel Ponente Ligure, ove si riscontra una presenza più numerosa di esponenti delle cosche della Piana di Gioia Tauro e delle cosche della città di Reggio Calabria, mentre nella Riviera di Levante il dato prevalente è rappresentato da presenze originarie della zona jonica calabrese e dal catanzarese».
Da molteplici fonti investigative risulta l’interesse di soggetti legati alla ?ndrangheta in attività economiche legali controllate attraverso una fitta rete di partecipazioni societarie: nel campo dell’edilizia, soprattutto, ma anche dello smaltimento dei rifiuti. Recentemente sono state emesse diverse ordinanze di custodia cautelare per associazione a delinquere nei confronti di cittadini italiani e cinesi dediti all’esportazione in Cina di rifiuti.
Nel savonese basti ricordare quanto il WWF già denunciò in relazione a Rifiuti Connection Liguria, dove è ancora in svolgimento – fra mille difficoltà e ritardi – il processo sulla vicenda dello smaltimento illecito dei 20mila bidoni con migliaia di tonnellate di rifiuti tossico-nocivi di Borghetto Santo Spirito, località della piana di Albenga, dove nei primi anni 90 si svolse il più grave scandalo ligure prima dell’affare Pitelli, con il coinvolgimento di alcune famiglie malavitose molto note nel savonese.
In questo quadro non possiamo sottovalutare le responsabilità delle amministrazioni nel mancato incremento della raccolta differenziata, ferma al 20% su base regionale, un risultato che deriva tanto da pianificazioni obsolete, quanto da inadempienze nella realizzazione degli obiettivi di piano.
Tale incapacità non può che creare dubbi circa l’efficacia delle proposte per il futuro. In particolare diventa incerta la qualità dei rifiuti che potrebbe andare a combustione qualora venissero approvati gli impianti per ora previsti, ancor più allarma la possibile, paventata, costruzione di un inceneritore con la tecnica della torcia al plasma nella città di Genova. Una tecnica con cui si può trattare qualsiasi sostanza: un business che potrebbe fare gola, tanto più che l’effettivo controllo pubblico sulle multiutility è sempre più fattore formale, mentre la criminalità veste sempre più frequentemente l’abito grigio.

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