Sostenibilità

Il partito della deregulation

I nefasti effetti di un governo e un parlamento che considerano l'ambiente un accessorio

di Redazione

Norme di protezione vissute come un inutile freno allo sviluppo del “cantiere Italia”. Strumenti di tutela presentati solo come “vincoli”. All’insegna di slogan populisti che dipingono gli ambientalisti come “il partito dei no”,
si è dato via
allo smantellamento
delle norme ambientali
«Innanzitutto vorrei rivolgere un elogio incondizionato al WWF. Chiunque ami l’Italia, per la sua natura e la sua storia, non può non apprezzare lo straordinario contributo che l’associazionismo e la cultura danno alla conservazione del nostro patrimonio naturale. La lotta alla criminalità ambientale, che vede impegnate magistratura e forze dell’ordine, potrà essere vinta anche mediante la diffusione della cultura della tutela dell’ambiente ed il coinvolgimento delle numerose associazioni che, con impegno e passione, dedicano la loro attività a difendere il nostro paesaggio, unico per le sue bellezze, espressamente tutelato nella Costituzione».
Queste le parole del presidente della Repubblica italiana, Giorgio Napolitano, pronunciate in diverse occasioni, tra cui la Giornata delle Oasi del WWF a Castelporziano il 19 aprile. Dovrebbero essere sufficienti a confermare la centralità ed il valore, riconosciuto anche dalla Costituzione, della tutela ambientale.
Dobbiamo invece registrare in Italia una preoccupante e crescente disattenzione politica nei confronti dei temi ambientali, compresi quelli di grande rilievo internazionale come il contrasto ai cambiamenti climatici e la tutela della biodiversità. Anzi, spesso si tratta addirittura di una vera avversione, che si traduce in leggi e provvedimenti adottati appositamente per smantellare quanto di positivo è stato fatto in Italia negli ultimi decenni e “liberare” gli italiani da quelli che vengono presentati solo come vincoli,  all’insegna di slogan populisti e falsi sugli ambientalisti dipinti come «quelli  che dicono sempre no», malati di «egoismo territoriale di matrice ambientale» (così si  legge in una recente proposta  di legge).       
Negli ultimi anni le modifiche si stanno traducendo in realtà in una vera e propria deregulation volta a scardinare un impianto di norme lette e vissute come un inutile, se non dannoso, freno allo sviluppo del “cantiere Italia”. E si tratta di una sorta di cane che si morde la coda. Allo stillicidio di “semplificazioni”, “deroghe”, “snellimenti  procedurali” riguardanti settori nevralgici, ma anche a più elevato impatto ambientale, quali il settore energetico, quello delle grandi opere e anche quello edilizio, che di fatto diminuiscono il controllo preventivo pubblico sugli atti della pubblica amministrazione, inevitabilmente corrisponde un aumento della richiesta di controlli e un aumento del “contenzioso” (ricorsi, denunce, azioni di contrasto politico).
Persino le leggi sulla protezione civile ed i poteri straordinari concessi ai “commissari”, negli ultimi anni sono stati spesso utilizzati per scavalcare norme di tutela ambientale: per gestire strumentalmente grandi eventi che prevedono trasformazioni territoriali, per garantire una corsia preferenziale per le infrastrutture strategiche, per riaprire la politica nucleare in Italia, per sostenere la politica dell’incenerimento dei rifiuti o per bloccare interventi di bonifica di siti contaminati.
Stiamo in realtà parlando di norme di tutela che per lo più derivano da disposizioni comunitarie che il nostro Paese si è impegnato a rispettare ma che, dato il numero elevatissimo di procedure d’infrazione a nostro carico (vedi box) si direbbe si sia impegnato più che altro a violare. La sempre più evidente, anche se non dichiarata, volontà politica di considerare l’ambiente un accessorio di seconda categoria traspare anche dalle parole del presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi quando dice: «Assurdo parlare di emissioni quando c’è una crisi in atto: è come uno che ha la polmonite e pensa di farsi la messa in piega»(dicembre 2008, approvazione Pacchetto clima); o ancora quando afferma che «per tutelare l’ambiente bisogna cominciare dai muri delle case e dei palazzi che non vanno imbrattati dalle scritte» (marzo 2009).
Negazionisti in Parlamento
Nel momento in cui il mondo, ad iniziare dagli Stati Uniti, sta rivendendo le politiche energetiche per la lotta ai cambiamenti climatici ed avviarsi così verso la green economy, il Senato italiano ha approvato una mozione negazionista che mette in dubbio l’esistenza e la gravità del cambio climatico causato dalle attività umane.
Come se non bastasse, come ulteriore significativo segnale su come il governo in carica intenda conciliare la politica energetica con l’abbattimento della CO2, è stata approvata con un blitz una norma grazie alla quale per la riconversione a carbone degli impianti di produzione di energia elettrica alimentati ad olio combustibile si procede in deroga alle vigenti disposizioni di leggi nazionali e regionali.
Questa ipotesi, guarda caso, si attaglia perfettamente alla situazione della centrale di Porto Tolle, in Veneto, una delle più grandi d’Europa, per la quale è in via di approvazione un progetto Enel di riconversione a carbone.

Ambientalisti, fuori dall’aula!
Vogliamo chiudere questa breve panoramica dei “lavori in corso” nelle stanze della politica (del “Piano casa” e di caccia parliamo negli articoli seguenti) con la responsabilità processuale delle associazioni ambientaliste. Un vero capolavoro sottoscritto da oltre 120 deputati della maggioranza, primo firmatario l’on. Scandroglio, con cui si vorrebbe istituire un meccanismo processuale che porterebbe alla condanna delle associazioni ambientaliste al risarcimento del danno in caso di rigetto di un loro ricorso (vedi anche articolo a pag. IV). La proposta/ provocazione è priva di fondamento giuridico, ed il suo unico scopo è evidentemente di carattere politico, poiché tende ad indebolire, se non eliminare di fatto, la legittimazione processuale delle associazioni ambientaliste riconosciute, e di esse sole. Proprio quelle associazioni le cui funzioni di portatori e rappresentanti di diritti costituzionali quali la tutela dell’ambiente e della salute sono state apprezzate in diverse occasioni dal Capo dello Stato.

Partecipa alla due giorni per i 30 anni di VITA

Cara lettrice, caro lettore: il 25 e 26 ottobre alla Fabbrica del Vapore di Milano, VITA festeggerà i suoi primi 30 anni con il titolo “E noi come vivremo?”. Un evento aperto a tutti, non per celebrare l’anniversario, ma per tracciare insieme a voi e ai tanti amici che parteciperanno nuovi futuri possibili.