Cultura

Il giorno di Betlemme

Dalla grotta della Natività all'incontro con l'Autorità Nazionale Palestinese

di Redazione

a cura di Terrasanta.net

Oggi a Betlemme Benedetto XVI  visita la grotta della Natività, il Baby Caritas Hospital, l’Aida Refugee Camp e il Palazzo presidenziale, con una isita di cortesia al presidente dell’Autorità Nazionale Palestinese alle 18

Betlemme ha una storia comune a tutto il mondo, a tutte le città: nel corso dei secoli nemmeno lei ha goduto di molta pace. Oggi il luogo di nascita di Cristo è una modesta cittadina. Contesa per secoli tra cristiani e musulmani, a lungo sotto il dominio turco, dal 1917 al 1948 passò sotto il Mandato britannico (come tutta la Palestina) e sotto il regno hashemita di Giordania dal 1948 al 1967. Rientrò nei territori occupati da Israele a seguito degli avvenimenti del giugno 1967. Si trova oggi affidata all’Autorità Palestinese.

Il complesso degli edifici sacri

Furono l’imperatore Costantino e la madre Elena a promuovere, nel IV secolo, la costruzione della prima basilica nei pressi della grotta che secondo la tradizione vide la nascita di Gesù. Questo primo edifico venne sostituito nel VI secolo da uno di dimensioni maggiori, quello visibile ancora oggi. In epoca crociata (XII secolo) le pareti furono abbellite di preziosi mosaici dai fondi incrostati d’oro e di madreperla, dei quali rimangono ampi frammenti. Scavi fatti negli anni 1934-35 (dal governo mandatario inglese) hanno riportato alla luce considerevoli avanzi dei mosaici pavimentali della basilica costantiniana, alcuni dei quali sono visibili tanto nella navata che nel transetto della basilica.

I francescani, che qui dimorano dal 1347, posseggono accanto ad essa il proprio convento e una chiesa (dedicata alla santa martire Caterina), che serve principalmente per le necessità della comunità cristiana cattolica locale di rito latino; da questa chiesa si scende alle grotte di San Gerolamo.
Il complesso monumentale degli edifici sacri, di cui la basilica della Natività è il cuore, copre un’area di circa 12 mila metri quadrati e comprende, oltre alla basilica, alla chiesa di Santa Caterina e al convento francescano, i conventi greco (Sud-Est) e armeno (Sud-Ovest). L’aspetto esterno è severo, più di fortezza medievale che di luogo di preghiera. Questo è un tratto comune a tutti gli edifici religiosi antichi della Giudea, la cui origine deve essere rintracciata nella necessità di difenderli dai predoni occasionali del deserto, dai periodici invasori e dai monaci fanatici. Le costruzioni appartengono a tempi diversi ed è difficile poter rintracciare le trasformazioni avvenute durante i secoli.

La grotta della Natività
La grotta è sempre stata localizzata sotto la basilica, con la quale comunica mediante due scale poste ai lati dell’abside centrale. Ha forma grossolanamente rettangolare (12,30 x 3,50 m) ed è piuttosto buia.
La roccia primitiva è visibile soltanto nell’insenatura del presepio (il luogo della mangiatoia). L’impiantito di quest’ultimo non è originale ed i molti ritocchi che esso lascia vedere sono giustificati dalla grande usura provocata dallo strusciare dei piedi dei fedeli. L’impiantito della grotta è coperto di lastre di marmo, che un tempo deve essere stato bianco.
Due i punti focali della grotta: il luogo in cui venne alla luce Gesù, segnato da una stella metallica sul pavimento recante la scritta latina Qui dalla Vergine Maria è nato Gesù Cristo, e il presepe, in cui secondo la tradizione si trovava la mangiatoia che accolse il Bambino in fasce.

Le diverse comunità cristiane
Per il possesso di questi luoghi santi, benché concessi ai francescani nel XIV secolo dal sultano locale, fin dal XVI secolo si sono affrontati i cristiani di diverse confessioni, fino ad arrivare alle spartizioni attuali: della basilica oggi sono infatti comproprietarie tre comunità (latina, greco-ortodossa ed armeno-ortodossa). Tre sono le chiavi che aprono e chiudono la porticina della basilica: ogni comunità ne detiene una. Oggi la situazione di conflitto, che in passato condusse a vere e proprie violenze e a scontri armati, si presenta cambiata: i rapporti sono cordiali ed un certo spirito di collaborazione facilita la convivenza delle tre comunità.

La visita di Giovanni Paolo II
Giovanni Paolo II visitò Betlemme il 22 marzo 2000, in occasione del suo pellegrinaggio giubilare in Terra Santa. Avrebbe voluto celebrare l’inizio del proprio pontificato proprio nella grotta della Natività, ma come disse in occasione della sua visita, nell’omelia pronunciata nella Piazza della Mangiatoia: «allora ciò non fu possibile, e non è stato possibile fino a questo momento. Oggi, però, come posso non lodare il Dio di ogni misericordia, le cui vie sono misteriose e il cui amore è senza fine, per avermi condotto qui, nell’anno del Grande Giubileo, nel luogo in cui è nato il Salvatore? Betlemme è al centro del mio pellegrinaggio giubilare. I sentieri che ho seguito mi hanno condotto a questo luogo e al mistero che esso proclama».
A Betlemme Benedetto XVI  visiterà la grotta della Natività, il Baby Caritas Hospital, l’Aida Refugee Camp e il Palazzo presidenziale

Cosa fa VITA?

Da 30 anni VITA è la testata di riferimento dell’innovazione sociale, dell’attivismo civico e del Terzo settore. Siamo un’impresa sociale senza scopo di lucro: raccontiamo storie, promuoviamo campagne, interpelliamo le imprese, la politica e le istituzioni per promuovere i valori dell’interesse generale e del bene comune. Se riusciamo a farlo è  grazie a chi decide di sostenerci.