Famiglia

Vittoria dei disabili Usa: basta discriminazioni nei test

Fino a ieri le facilitazioni ottenute dai portatori di handicap nello svolgimento dei test (tempo o ausili informatici) venivano sistematicamente registrate, determinando bocciature. Ora l'Educationa

di Giampaolo Cerri

Un’altra vittoria dei disabili americani: da ieri l’Educational Testing Service – l’ente che preside allo svolgimento dei test – non segnalerà più negli esami lo svolgimento facilitato (come i supplementi di tempo ) riservato ai portatori di handicap. Una decisione non da poco, essendo gli Stati Uniti un Paese che usa questo strumento di valutazione ad ogni livello.
Le associazioni che si occupano di handicap avevano sempre percepito questa “segnalazione” come un atto di pura discriminazione.
Questa nuova “policy” riguarderà anche il Graduate Record Examination, il Graduate Management Admission Test, il Test di Inglese come lingua straniera e anche il Praxis, un test per gli insegnanti che sarà adottato da ottobre 2001. Si tratta quindi dei più importanti strumenti di selezioni in uso i vari campi della vita economica e sociale degli States.
La conquista arriva dopo la coraggiosa battaglia di un giovane californiano privo delle mani, Mark Breimhorst, che due anni fa chiese e ottenne di svolgere i test con un computer ed uno speciale trackball che gli consentiva di scrivere. Ma anche la sua prova fu contrassegnata dalla dicitura: “Risultato ottenuto a condizioni speciali” e a Breimhorst fu negato l’accesso ad una business school. Il giovane denuciò il regolamento del servizio di testing alle autorità federali della California, sostenendo che era in contrasto con le norme antidiscriminazione.
Dopo un iniziale rifiuto da parte delle autorità, il ricorso del giovane è stato accettato lo scorso anno dal giudice Orrick che chiese al Servizio “uguali opportunità fra disabili e non”. Un atto che ha convinto il presidente del Servizio, Kurt Landgraf a far cessare la pratica di segnalazione.
“Per noi era come una ‘lettera scarlatta’”, commentano oggi i leader delle associazioni che si occupano di pari opportunità per l’handicap.

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