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Rashid: perché il Pakistan esplode

Il grande giornalista in Italia per un premio, intervistato da Vita.it. «Quello che sta succedendo dimostra il grande fallimento dell'Occidente»

di Elisa Cozzarini

«I Taleban, prima del 2001, in Pakistan non esistevano nemmeno, oggi sono più estremisti, pericolosi e ideologizzati degli afgani. Nel 2001 c’erano circa duemila madrasa, oggi sono 18mila. Tutto è iniziato in modo strisciante, ma ora i talebani crescono in maniera galoppante, come dimostra la situazione della valle di Swat», afferma il giornalista pachistano Ahmed Rashid, ospite a Udine per la quinta edizione di “Vicino/Lontano”. Quest’anno Rashid ha vinto il Premio letterario internazionale Terzani per il suo “Caos Asia. Il fallimento occidentale nella polveriera del mondo”.
«Solo metà della lotta è militare, in Pakistan e Afghanistan. L’altra metà è civile», prosegue il giornalista, «servono infrastrutture, strade, riforme, opportunità di lavoro, sviluppo dell’agricoltura. Le drammatiche migrazioni dall’Africa dimostrano che senza sicurezza e sviluppo, le persone sono costrette a fuggire. Obama, mettendo al centro della sua politica estera l’Asia centrale, sta cercando di colmare il vuoto delle promesse non mantenute da Bush dopo l’11 settembre».
Per la giuria del premio Terzani, c’è anche un vuoto profondo di conoscenza, ecco perché “Caos Asia” è un libro prezioso, perché  «descrive in modo implacabile la discesa verso il disordine di un’intera regione dell’Asia centrale. Rashid rivela incompetenze e impunità dei consulenti stranieri, dietro il pretesto approssimativo di combattere il terrorismo e portare la democrazia a Kabul. In queste pagine senza folklore si legge ciò che gli afgani sotto tutela straniera non hanno potuto raccontare e che la grande politica non ha saputo vedere».
Rashid vive a Lahore, in Pakistan. È considerato il più grande esperto di Asia centrale e scrive per il Daily Telegraph, l’International Herald Tribune, la BBC, El Mundo, Internazionale, etc. Prima dell’11 settembre ha pubblicato “Talebani”, con una piccola casa editrice inglese. Il saggio ha poi avuto un successo inaspettato e da allora Rashid viene continuamente invitato a tenere conferenze negli Stati Uniti e in Europa. Nel 2002 è stato il primo giornalista a parlare davanti all’Assemblea generale dell’Onu. «Gran parte di ciò che dicevo era dettato dal buonsenso, doveva risultare evidente ai governi occidentali», ricorda, «ma ogni punto da me sollevato è stato scrupolosamente ignorato da Washington».
La sua lucida analisi non nasconde rabbia e indignazione. Per finanziare la guerra sono stati spesi quasi 3mila miliardi di dollari, mentre per la ricostruzione e l’avvio delle riforme solo 110 milioni. Ecco perché il dopo 11 settembre è stata un’occasione persa: «Mica dovevano fare la Svizzera in Afghanistan», dice, «Bastava che lo riportassero alla situazione del 1979, quando, prima dell’invasione sovietica, era autosufficiente dal punto di vista alimentare. Oggi invece è il primo paese al mondo per il traffico di eroina».
Ma Rashid vuole girare i riflettori sul Pakistan. «Quando ha annunciato la sua nuova strategia per l’Asia centrale, Obama forse pensava che il problema fosse l’Afghanistan, invece ha scoperto che la situazione in Pakistan è molto più grave». Il giornalista è stupito della mancanza di reazione dell’Europa, con la sola eccezione della Gran Bretagna. «Al prossimo G8, ma anche prima, l’Asia centrale dovrà essere in testa ai problemi da affrontare, perché è sempre più urgente, per la sicurezza globale, rimediare agli errori del dopo 11 settembre».

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