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Immigrati, gelo fra Chiesa e Governo

Dure critiche della Cei alla politica dei respingimenti inaugurata dal Viminale

di Franco Bomprezzi

Ieri mattina a Tripoli è attraccato un barcone con a bordo 213 migranti, intercettati in acque internazionali e riportati in Libia dalla Marina italiana. Il governo procede dunque con la politica dei respingimenti. Malgrado il no dei vescovi. Ampio spazio al tema sui quotidiani di oggi.



L’Italia è già multietnica, dice la Cei e il CORRIERE DELLA SERA in prima pagina sintetizza: “Via altri barconi, no dei vescovi”. La «pluralità e il multiculturalismo sono un valore», lo afferma monsignor Mariano Crociata, segretario generale della Cei. Il giorno prima Berlusconi aveva detto: «l’Italia non sarà multietnica». Interviene anche il rabbino Di Segni: episodi simili sono avvenuti prima della Shoah. Maroni: «I respingimenti continueranno». I servizi a pag 2,3 e 5. Al vaticanista Luigi Accattoli il compito di illustrare i retroscena dello scontro in corso fra governo e Chiesa. «Essendo essa stessa multietnica, la Chiesa non farà mai sua – neanche per convenienza tattica – la deprecazione per la «società multietnica» che viene dalla destra…Sono due i punti di conflitto : il respingimento dei richiedenti asilo e l’introduzione nel nostro ordinamento del reato di immigrazione clandestina». Nel Pd intanto si apre il caso Fassino che ieri aveva detto che «respingere i barconi non è uno scandalo». In molti nel partito non la pensano come lui. Fra gli altri D’Alema e Livia Turco. Con Fassino invece Colaninno e Parisi. Fiorenza Sarzanini infine da Tripoli firma il reportage “Il nuovo trucco degli scafisti: la base Eni spacciata per l’Italia”: «Chi paga per salpare e raggiungere l’Europa sa che il patto lo obbliga e percorrere a nuoto l’ultimo tratto di mare. Ed è questo che consente l’inganno: c’è chi viene scaricato dopo aver percorso appena cento miglia, in prossimità della piattaforma dell’Eni che in mare libico estrae il petrolio e dalla quale partono spesso i rimorchiatori per dare soccorso alle barche in difficoltà». Pagina 5 appaltata alla Lega. Umberto Bossi: «Stiamo facendo proseliti. Le nostre idee camminano perché hanno gambe». Maroni: «Le critiche mi entrano da questa parte e mi escono dall’altra. Siamo stati criticati perché l’accordo con la Libia non funzionava, ora ci accusano di farlo funzionare…Esiste in moltissimi Stati. Anche il Vaticano ha il reato di immigrazione clandestina».

Grande rilievo, su LA REPUBBLICA al tema immigrati: tre pagine di cronaca più due commenti autorevoli a firma di Stefano Rodotà e Dionigi Tettamanzi, arcivescovo di Milano. Il titolo è sulla politica: «Immigrati, Maroni: non ci fermiamo, mentre l’occhiello riporta la critica della Cei: «I vescovi attaccano Berlusconi: l’Italia multietnica è un valore». L’articolo batte molto sulla contrapposizione fra Berlusconi e Cei, sancita dalle parole di monsignor Mariano Crociata: «L’Italia è già multiculturale», ha detto il segretario della Cei, è «un dato di fatto» e – di più – «un valore». Non la pensa così la Lega, riunita nei suoi stati generali, «mandati in visibilio» dalla fermezza di Maroni e dall’appoggio del premier alla sua linea dura (Calderoli vorrebbe dargli la tessera della Lega, perché «veramente si è pontidizzato»). Maroni, dinanzi all’entusiasmo della platea, si lascia andare: «Mi entrano da un orecchio e mi escono dall’altro critiche e accuse mosse da qualche esponente dell’Onu che non è l’Onu o di organizzazioni cattoliche che non sono il Vaticano». Un pezzo di colore racconta l’Italia multietnica attraverso gli odori e i sapori dei ristoranti etnici di Milano, nei dintorni di Corso Buenos Aires. Una pagina invece è dedicata all’attuazione dell’accordo con la Libia: i clandestini respinti sono stati 500 in 5 giorni, riportati nella prigione di Zawia. L’ammiraglio Melone, della Guardia costiera, spiega che per loro, operativamente, non cambierà nulla: «la nostra prima missione è assistere le persone in difficoltà in mare», «con rispetto supremo degli uomini»: in quale porto condurre poi queste persone è solo un’indicazione delle autorità.
Nei commenti, Stefano Rodotà auspica di vedere a Milano «10, 100, 1000 Rosa Parker», una «pacifica marcia di italiani di pelle bianca e capello liscio che cedano il posto agli immigrati in metropolitana», poichè provocazioni come quella di Salvini legittimano un «perverso senso comune che non è eccessivo chiamare razzismo». Il cardinal Tettamanzi invece rilancia l’urgenza di trattare gli stranieri «non come individui più o meno bisognosi, ma innanzitutto come persone, portatrici di diritti e di doveri».

“L’Italia è già multietnica”. Il titolo di apertura della prima pagina de LA STAMPA riprende il concetto espresso dalla Conferenza episcopale italiana. All’interno le prime tre pagine dell’edizione riportano la cronaca delle posizioni di Pdl e Lega e l'”affondo” della Cei. Dopo la rincorsa fra Silvio Berlusconi e Umberto Bossi su a chi spetti il “merito” del pacchetto sicurezza («L’ha voluto l’intera maggioranza, mica solo la Lega» ha precisato il primo intervenendo a una manifestazione milanese ieri), monsignor Crociata, segretario generale della Cei, ha suggerito al premier di non giocare con parole dense di implicazioni. «L’Italia multietncia e multiculturale è un valore ed esiste già di fatto» poi, certo la costruzione di una società così eterogenea va «inserita in un rigoroso rispetto della legalità, necessaria per garantire l’integrazione». Un reportage di Guido Ruotolo da Tripoli racconta come stanno già cambiando le rotte dell’immigrazione clandestina verso l’Europa. «Sarà Creta la nuova Lampedusa», sintetizza l’inviato de LA STAMPA. Secondo il capo della polizia investigativa di Tripoli, generale Hammad Issa, una parte del flusso di immigrati «proverà a entrare attraverso l’Egitto fino alla Grecia». Tra l’altro Creta è molto più vicina di Lampedusa. Tra gli ultimi immigrati respinti dall’Italia, quelli sbarcati ieri al porto di Tripoli, ci sono 48 donne, di cui due incinte, e due minori, uno di pochi mesi e l’altro di tre anni. Sempre secondo il generale intervistato da LA STAMPA, i trafficanti sono di diverse nazionalità, anche italiani, somali, nigeriani, egiziani e tunisini e «l’intesa investigativa con gli italiani sta producendo ottimi risultati». I vertici dell’interno libico stimano in due miliardi di dollari l’anno il costo materiale del contrasto dell’immigrazione clandestina.

IL GIORNALE – «Non ci fermeremo: via tutti i clandestini» questo il titolo del quotidiano milanese che sostiene la linea dura contro l’immigrazione clandestina e da un’immagine della maggioranza unità e compatta per una posizione dura e intransigente. Un Pdl dunque che lavora per mandare a casa tutti gli irregolari ma non contro la multietnicità bensì per la legalità Insomma l’idea di base è simile a quella che è stata indicata dalla Cei: si ad una società multiculturale ma basata sulla legalità. Dunque delinquenti, irregolari e clandestini verranno rimandati indietro, con chi lavora si costruirà la società.
 

E inoltre sui giornali di oggi:

FUND RAISING
SOLE24ORE – In prima pagina un articolo dedicato alle scommesse di solidarietà, un’idea del Cesvi per raccogliere fondi. Funziona così: qualcuno lancia, sul sito dedicato del Cesvi, la sfida di raccogliere entro un determinato termine di tempo una somma per i progetti solidali della ong; in caso di successo, scommette di fare qualcosa di strano o curioso. I risultati dal progetto, lanciato a fine 2008, sono incoraggianti: 120 scommesse e 15mila euro raccolti, tutti da microdonazioni.


VOLONTARIATO
SOLE24ORE – La pagina Volontariato di Affari privati è dedicata alle opportunità di lavoro all’estero questa estate soprattutto con le ong. Tante le occasioni per i giovani soprattutto, ma non solo, offerte da realtà quali Legambiente, Mani Tese, Yap, Ibo Italia ecc.. Di spalla un pezzo sul decreto prefettizio dell’Aquila che identifica gli enti cui è possibile donare con vantaggi fiscali. La pagella di bilancio è per il Vis, che ha raccolto 14 milioni per gli aiuti allo sviluppo nel 2008, in sostanziale tenuta rispetto al 2007.

 

EVASIONE FISCALE
 ITALIA OGGI – La prima pagina è dedicata alla lotta ai paradisi fiscali e all’evasione internazionale. L’editoriale di Marino Langoni spiega come, partendo dalla coscienza che la lotta all’evasione sarà un affare che ogni paese dovrà sbrigare singolarmente, Tremonti abbia già messo a punto lo scudo fiscale ter  che dovrebbe consentire al governo di recuperare 6 miliardi da utilizzare poi per la ricostruzione aquilana. Alcuni dettagli dello scudo sono che non sarà consentita la regolarizzazione senza il rientro dei capitali e che il capitale non dichiarato nel quadro w del modello unico e depositato all’estero sarà considerato evasione, con onere della prova a carico del contribuente. Le previsioni parlano del recupero che oscillerà dai 2 ai 4 miliardi di euro.    

ABRUZZO
LA REPUBBLICA – Bel pezzo di Franco La Cecla sulla voglia di normalità degli abruzzesi. Il costo più alto, ora, è quello di essere bloccati nella categoria di vittime, assistiti decontestualizzati, ridotti a spettatori passivi, privati del proprio spirito di iniziativa e soprattutto del proprio tessuto sociale. «I posti non sono mai tabula rasa, anche dopo un terremoto, è il tessuto sociale e culturale che fa i posti».

ELEZIONI
LA STAMPA – “Il Po, ultima frontiera del sogno democratico” è il titolo di una doppia pagina sulle elezioni in comuni e province del Nord, dove i sondaggi per il Pd «sono pessimi» si legge in un servizio di Maurizio Castelnuovo che segue dalla prima pagina. Da segnalare l’intervista al sociologo Aldo Bonomi, che imputa l’arretramento del Partito democratico nel Nord al mancato radicamento nel territorio. «Ha vinto il Pd romano» è l’analisi di Bonomi. «Al partito del territorio si è contrapposto il partito del “caminetto” e ha vinto quest’ultimo». E questo nonostante «l’esperienza torinese» sia ancora «un grande laboratorio così come quello che ha fatto Cacciari nel Nord Est. E’ da loro che si deve ripartire». L’esempio da seguire secondo il sociologo milanese è quello di Dellai, in Trentino: «anche lì il centrosinistra rischiava la sconfitta, Dellai invece si è messo alla testa non di una lista civica», ma di «un vero e proprio partito territoriale che poi si è federato con il Pd». Un’altra chiave per uscire da questa situazione è stringere alleanze con il mondo dell’associazionismo. Non solo «la comunità che io chiamo “della cura” che da sempre viene ascoltata dal centrosinistra». Non c’è solo quella, secondo Bonomi, così come non c’è del centrodestra», «c’è anche la comunità “operosa” che lavora solo quella «”rancorosa” appannaggio sul territorio nei più svariati campi, dall’impresa all’arte».

TV
LA STAMPA – “La Rai snobba i 474 milioni offerti da Murdoch” è il titolo di una pagina di primo piano su “La guerra dell’etere”. Per continuare a distribuire sul satellite i programmi di Raisat e i prodotti cinematografici di Raicinema, Sky è pronta a offrire 474 milioni di euro. Il vecchio contratto fra l’emittente pubblica e quella di Murdoch scade il 31 luglio e la battaglia si annuncia infuocata. «Nel mezzo delle decisioni c’è Mediaset, interessata a indebolire Sky (Piersilvio Berlusconi ha annunciato che a fine anno lancerà Intalia 2 dedicato ai giovani) e a sfruttare sinergie con la Rai» dall’altra Tom Mockridge, ad della tv a pagamento che nell’attesa del responso ha già annunciato una serie di programmi generalisti che torveranno spazio non solo su Skyuno ma su due canali nuovi di zecca, Skydue e Skytre. Murdoch, se l’intesa con la Rai non dovesse andare in porto, è pronto a dirottare risorse anche nella fiction e nel cinema.

PAKISTAN
CORRIERE DELLA SERA – titolo di apertura “Un milione in fuga dai talebani”, sull’allarme umanitario scoppiato nelle regioni di Swat, Dir, Buner dove da cinque giorni l’esercito pachistano ha lanciato quella che il presidente Zardari – ricorda nel suo pezzo l’inviato Lorenzo Cremonesi – ha definito «la battaglia decisiva per la sopravvivenza del paese». I media locali parlano di un milione di profughi. Il generale americano David Petraeus: «Minacciata l’esistenza del Pakistan» ma «Al Qaeda mantiene delle enclave e dei rifugi, ma non ha più basi operative in Afghanistan».


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