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Istituzioni, fate spazio alle persone

Al lavoro per l'Europa: Mario Mauro, del Pdl

di Emanuela Citterio

«La società civile è uscita penalizzata dalle tante scelte fatte a Bruxelles. Ma così perdiamo tutti» La parola che ripete più spesso è «coraggio», con davanti un «più». Mario Mauro (Pdl), candidato alla presidenza del Parlamento europeo, è per il rafforzamento di quella che definisce «l’istituzione principe dell’Unione europea, eletta a suffragio universale», e in generale per un’Europa più forte nel definire linee comuni in materia di difesa, immigrazione e politica energetica. Vicepresidente dell’Europarlamento nell’attuale legislatura, a Strasburgo ha fondato l’Intergruppo sull’economia sociale. La sua presenza in aula supera il 95%, «senza contare le missioni in giro per il mondo», sottolinea, spesso compiute per conto dell’Assemblea parlamentare paritetica Acp-Ue nella quale si discutono i rapporti fra l’Unione europea e i Paesi di Africa, Caraibi e Pacifico.
Vita: In Europa si parla di «stanchezza da allargamento». La road-map per i Balcani è in panne, con la Slovenia che per una disputa territoriale blocca l’adesione della Croazia prevista per il 2011. Il progetto dell’Unione è ancora vivo?
Mario Mauro: La debolezza non sta nell’allargamento ma nella miopia che ci ha portato a diventare 27 con le regole di 12. Questo è un vulnus creato da una visione di piccolo cabotaggio. Nella prossima legislatura le istituzioni europee dovrebbero recuperare la capacità di delineare una politica comune su questioni come la difesa, l’immigrazione e l’energia. Il non avere affrontato grandi temi ha compromesso le ambizioni del progetto.
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