Non profit

visibilità e potere all’economia sociale

Al lavoro per l'Europa: Patrizia Toia, del Pd

di Sara De Carli

«il 75% delle leggi italiane derivano da direttive europee. Il welfare si salva o si condanna a livello europeo» Sul tavolo, una copia de Il Giornale che titola in prima pagina «Gli eurofannulloni ci riprovano». Patrizia Toia non fa una piega: «La top ten dei più attivi? E io non ci sarei? Ma io sono la terza per presenze». Milanese, eurodeputato dal 2004 (eletta con la Margherita), la Toia si ripresenta per il Pd alle prossime europee con un obiettivo: far passare a Bruxelles (e di lì, a cascata, in tutta Eurolandia) l’idea che il modello europeo del mercato deve tener dentro in modo paritario l’economia sociale. Che non significa uguale: al contrario, dice, applicando alle imprese non profit le stesse regole delle altre, si crea una «concorrenza iniqua». Un’affermazione forte, che la Toia è riuscita a far scrivere nero su bianco in una risoluzione sull’economia sociale approvata il 19 febbraio scorso.
Vita: Ci descriva la vita dell’eurocasta: 11mila euro per 120 giorni di lavoro all’anno?
Toia: È il contrario di come la dipingono. Tre giorni alla settimana sono impegnati nell’attività delle commissioni e una volta al mese c’è la plenaria a Strasburgo, che inizia il lunedì a mezzogiorno e finisce il giovedì alle 16? In quattro anni sono andata due volte alla Gran Place e non mi sono fermata a Bruxelles un week end. Il problema è che se stai là perdi il contatto con il collegio, ma se curi molto il collegio non sei a Bruxelles. La soluzione è una sola: viaggiare in continuazione. Certo che è faticoso, però l’abbiamo scelto: chi si lamenta poteva fare a meno di presentarsi.
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