Non profit
Mario Sepi, l’insider senza peli sulla lingua
L'Unione a 27 vista da (molto) vicino
di Redazione
Il presidente di Eesc, paladino della società civile
in Europa, si racconta nel nuovo blog di Vita EuropeL’Europa e le sue istituzioni sembrano spesso isolate dalla realtà quotidiana e dai problemi reali che incontra il terzo settore. Di questo “gap” si parlerà in «Brussels Insider: Civil Society’s Questions time with Mario Sepi», un nuovo blog che Vita Europe ha appena lanciato. Mario Sepi, 68 anni, un italiano con una lunga militanza nel mondo sindacale, è il presidente dell’Eesc – European Economic and Social Committe, un organo consultivo con sede a Bruxelles che si propone come ponte tra la società civile e le istituzioni europee: Consiglio d’Europa, la Commissione europea e il Parlamento europeo.
Sepi è sempre stato un convinto sostenitore dell’importanza del sociale europeo sin dalla sua militanza nella Federazione giovanile europea negli anni 60. Il rapporto di Sepi con l’Eesc è iniziato nel 1995. Da semplice socio è arrivato fino alla presidenza generale, posizione che occuperà fino a ottobre 2010, data delle prossime elezioni interne. Rafforzare le dinamiche che favoriscono la democrazia partecipata e quelle dei diritti civili sono stati alcuni degli obiettivi durante il suo mandato. Il coraggio delle sue convinzioni lo ha portato a far sentire la sua voce senza paura e senza timore, e spesso anche in modo controverso come quando, lo scorso febbraio, ha denunciato le condizione dei cittadini rumeni che vivono in Italia alle istituzioni europee, al governo italiano e a quello rumeno.
Recentemente, in clima pre elettorale europeo, ha lanciato un Manifesto della società civile ed ha contribuito al lancio dell’European Integration Forum. In quell’occasione, ha pubblicamente detto che «gli immigrati sono le prime vittime della disoccupazione e della povertà e sono anche vittime dell’esclusione sociale, della xenofobia e delle derive razziste».
In definitiva, sarà un’Europa più etica nella quale possiamo credere? Oppure solo le solite belle parole? Lo scopriremo (anche) leggendo il suo blog.
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