Non profit

Così Cgm si racconta

verso la convention

di Redazione

Il cammino verso la prossima Convention di Cgm è cominciato. L’appuntamento è ai Magazzini del cotone di Genova, dall’11 al 13 novembre prossimi. Cambiamento e racconto si annunciano come le parole chiave, come annunciato nel blog aperto sul sito del Consorzio (www.cgm.coop alla voce Convention). Un blog collettivo, dove la grande realtà di Cgm è chiamata a raccontarsi, quasi a costruire insieme l’agenda della Convention. Una proposta che si aggiunge all’altra, chiamata So.Docu, Social Documentary. Ovvero: raccontarsi per immagini. Chi vuol creare un video sulla propria cooperativa avrà uno spazio per esporre quanto realizzato.
Cooperare cambia sarà il titolo. «Quel che infatti a noi interessa raccontare», si legge in uno dei primi post che animano il blog, «è innanzitutto il cambiamento della cooperazione. Quello che l’agire cooperativo determina nella società di oggi, e viceversa quello che il tessuto in cui operiamo ci spinge ad assumere su di noi, nella nostra prassi quotidiana. Dunque, per iniziare, una doppia valenza del mutamento: in noi e fuori di noi. Un rapporto che è osmosi diretta, continua, feconda proprio perché necessitata: la cooperazione è zona di frontiera dei bisogni sociali, si muove laddove più forte si avvertono le nuove emergenze, e si tracciano le linee di senso del mondo futuro».
In tre modi il cambiamento entrerà nella convention di novembre. Il cambiamento del sociale in cui si muovono tutti; quello relativo all’operare del mondo del sociale; quello legato allo schema stesso dei lavori della convention: ogni sessione di discussione verrà infatti aperta da un racconto per immagini, dall’esperienza concreta del lavoro dei cooperatori – volti, corpi, passioni, stanchezze, slanci. Tutto questo, in forma più estesa, sarà poi visibile in una sezione a parte – Coopera d’arte – in cui scorreranno in continuo 30 video su altrettanti schermi. Un viaggio per capirsi, raccontarsi. Dice Marco Polo, il gestore del blog: «Raccontare l’Italia che abbiamo tra le nostre mani e che stiamo contribuendo, silenziosamente, a rendere bene comune».

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