Volontariato
Supermarket Romania
Un giono al primo centro commerciale romeno nato in Italia
di Redazione
di Lucia Ritrovato
Un pezzo di Romania vera al centro di Roma, concentrata in 800 metri quadri e undici negozi. Si chiama La strada ed è il primo centro commerciale romeno nato in Italia per «portare la Romania più vicina» a tutti gli immigrati, come dice uno dei cartelloni di benvenuto all’ingresso.
È in via circonvallazione Nomentana 530, di fronte la stazione Tiburtina, in una posizione strategica e di passaggio per i numerosi lavoratori e pendolari romeni e rappresenta non solo un complesso commerciale etnico, ma una novità assoluta nella capitale che “combatte” ogni giorno le difficoltà di integrazione della più folta comunità di immigrati (ben 90mila se si considerano anche i romeni alloggiati fuori Roma).
Ci si trova di tutto, dagli abiti da sposa all’agenzia di viaggio, dal negozio di oggetti e costumi tipici al servizio di trasporto pacchi e annunci di lavoro, con un punto di forza che è sicuramente il supermercato. Il tutto firmato “made in Romania”.
In un mese e mezzo dall’apertura i suoi “fondatori”, due imprenditori rumeni Adrian Nichifor, in Italia da dodici anni, e suo suocero Valentin Daeanu, editore del settimanale più noto tra al comunità romena “Actualitatea rumaneasca”, si dicono più che soddisfatti e puntano in alto: ingrandire con altri negozi, infatti in cantiere c’è già una pasticceria.
«Non temiamo la concorrenza» – racconta con un po’ di spavalderia il signor Nichifor, gestore del negozio – «Siamo i primi che hanno deciso di raggruppare in un’unica realtà tutti i servizi utili ad un romeno che vive in Italia. L’idea è nata proprio dall’elevata presenza di connazionali qui a Roma».
Un investimento notevole, in termini economici soprattutto, che ha anche un’altra ambizione: aiutare la Romania, tra i Paesi dell’Est maggiormente schiacciati dalla crisi economica e attualmente sostenuta dai fondi della comunità europea.
Nichifor ha pensato bene di puntare sull’importazione di prodotti originali come la birra Bergenbier, la più nota in Romania, o la “franzela”, il pane tipico, la “mamaliguta”, la polenta che è anche il piatto più amato o il “telemea” il noto formaggio romeno, e poi l’artigianato del posto e gli abiti da sposa cuciti in patria e vendutissimi (costo medio 1.000 euro).
«Nel mio piccolo» – spiega – «aiuto entrambe le realtà, ma soprattutto il mio popolo costretto ad emigrare e per questo nostalgico, attaccato alle cose della propria terra. Infatti il supermercato è sempre pieno, ed è attualmente il negozio che ha il fatturato più alto. La mia gente vuole mangiare le proprie cose, si sente così più vicino a casa».
Effettivamente i due imprenditori ci hanno visto giusto: a Roma, sebbene stiano fiorendo forme di integrazione e di imprenditoria di vario tipo, dai ristoranti, il più noto è il Transilvania in via Appia, ai giornali gratuiti, altri market romeni non ce ne sono. La causa principale è da cercarsi negli affitti dei locali troppo alti che ha visto la nascita di alcuni piccoli negozi solo nell’ hinterland romano.
«Questo centro commerciale», afferma Eugen Terteleac, presidente dell’associazione dei romeni in Italia, «è un passo avanti notevole per un’integrazione più radicale dei mie concittadini che vengono sempre e solo considerati come muratori e badanti. Invece sono anche imprenditori. Credo che i miei due amici siano stati molto furbi ad aprire La strada. Rendendo la nostra patria più vicina avranno sempre clienti, me compreso».
I 2.030 chilometri che dividono Roma da Bucarest sembrano più vicini grazie anche ai due settimanali Actualitatea rumaneasca e la Gazeta romanesca, entrambi con una tiratura di circa 50mila copie e 20mila lettori al seguito. Sono ricchi di annunci di tutti tipi (offerte e richieste di lavoro, affitti, offerte di viaggio) e di notizie provenienti dalla Romania.
«Stiamo cercando» – conclude Terteleac – «di fare integrazione in tutti i modi possibili, puntando anche sulle scuole. Tutto questo non vuole essere un modo per chiuderci tra di noi, ma per rafforzare la nostra comunità e farci conoscere aldilà dei brutti episodi di cronaca che ci vedono purtroppo protagonisti».
Il centro commerciale proprio per questo motivo ha assunto anche due commesse italiane. «Lavorare con loro» – spiega Nichifor – «ci aiuta a gestire i tanti italiani che vengono a trovarci. Non ce l’aspettavamo e credo che sia una cosa molto bella che abbatte le diffidenze che ci sono nei nostri confronti». Tant’è che sui prodotti italiani c’è anche uno sconto del 20% alla cassa.
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