Volontariato

I movimenti, campane del Duemila

Nella Firenze del ‘400 il loro suono serviva anche a gridare al mondo che un’ingiustizia si era consumata. Oggi i campanili non ci sono più (di José Saramago).

di Redazione

Lo scorso anno il Forum sociale si chiuse con un intervento di José Saramago, premio Nobel per la letteratura. Eccone il testo , proposto mentre nella città brasiliana si tiene il Forum sociale 2003. Comincerò raccontando un fatto verificatosi in un borgo nei dintorni di Firenze più di quattrocento anni fa. Ogni abitante era occupato nelle proprie faccende quando, all?improvviso, si udirono i rintocchi della campana della chiesa. Suonava a morto. In poco tempo tutti si ritrovarono sul sagrato della chiesa, in attesa di sapere chi dovevano piangere. La campana continuò a suonare ancora per qualche minuto prima di interrompersi. Qualche istante dopo si aprì la porta e nell?ombra apparve un contadino. Ma non essendo l?uomo che normalmente suonava la campana, i paesani gli chiesero dove si trovasse il campanaro. “Il campanaro non è qui, sono io che ho suonato la campana”, fu la risposta del contadino. “Ma allora, non è morto nessuno?”, chiese la gente. Il contadino rispose: “Nessuno che avesse nome e sembianze umane, ho suonato le campane a morto perché è morta la giustizia”. La morte della giustizia Che cosa era successo? Il signore del luogo da molto tempo andava spostando il confine delle sue terre, occupando la piccola porzione di terra di quel contadino. Lui protestò e reclamò, poi implorò compassione, e infine si decise a chiedere la protezione della giustizia. Invano. La sottrazione di terreno continuò. Allora, disperato, decise di annunciare urbi et orbi (un borgo ha la dimensione esatta del mondo per chi vi ha sempre vissuto) la morte della giustizia. Non so che cosa sia successo in seguito, non so se aiutarono il contadino a rimettere i confini al loro posto, o se i compaesani tornarono, a testa bassa e con l?anima arresa, alla triste vita di tutti i giorni. La storia non racconta mai tutto… Altre e diverse sono le campane che oggi difendono e affermano la possibilità di instaurare nel mondo la giustizia. Se ci fosse questa giustizia, non un solo essere umano morirebbe più di fame o di tante malattie. Se ci fosse questa giustizia, l?esistenza non sarebbe, per più della metà dell?umanità, una terribile condanna. Queste nuove campane sono i molteplici movimenti di resistenza e azione sociale che lottano per una nuova giustizia distributiva protetta dalla libertà e dal diritto. Per questa giustizia disponiamo già di un codice: la Dichiarazione universale dei diritti umani. Trenta diritti essenziali di cui oggi si parla solo vagamente, quando non vengono sistematicamente taciuti, disprezzati e infangati. L?assopimento sociale Questa Dichiarazione potrebbe sostituire i programmi di tutti i partiti politici del mondo, più esattamente quelli della cosiddetta sinistra, anchilosati in formule obsolete, alieni o impotenti davanti alla brutale realtà del mondo presente. Come il movimento sindacale internazionale nel suo insieme. In maniera cosciente o inconsapevole, un sindacalismo docile e burocratizzato è responsabile dell?assopimento sociale. Se non interveniamo in tempo, il topo dei diritti umani sarà implacabilmente divorato dal gatto della globalizzazione economica. L?elettore potrà far cadere un governo che non lo soddisfa e metterne un altro al suo posto, ma il suo voto non avrà mai un effetto visibile sull?unica forza che governa il mondo: la parte di potere economico, sempre in aumento, governata dalle multinazionali secondo strategie di dominio che non hanno nulla a che vedere con quel bene comune cui aspira la democrazia. Per una specie di automatismo verbale e mentale che non ci permette di vedere la cruda verità dei fatti, continuiamo a parlare della democrazia come se si trattasse di qualche cosa di vivo e operante, quando di lei non resta altro che un insieme di formule ritualizzate, innocui gesti di una specie di messa laica. Non ci accorgiamo che i nostri governi, che bene o male abbiamo scelto, si stanno trasformando sempre più in commissari politici del potere economico, con la missione obiettiva di produrre le leggi più convenienti a quel potere, da introdurre poi nel mercato sociale senza che suscitino troppe proteste, salvo quelle di alcune note minoranze eternamente scontente… Un dibattito dignitoso Che fare? Se sono capace di sommare due più due, tra tante discussioni necessarie o indispensabili, urge, prima che non sia troppo tardi, promuovere un dibattito mondiale sulla democrazia e le cause della sua decadenza, sull?intervento dei cittadini nella vita politica e sociale, sui rapporti tra gli Stati e il potere economico e finanziario mondiale, sul diritto alla felicità e a un?esistenza dignitosa, sulla miseria e le speranze dell?umanità o, meno retoricamente, degli esseri umani che la compongono. di José Saramago


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA