Non profit

La Rete contro il contagio

Viaggio nei siti web dei due maggiori quotidiani messicani. Tra racconti in prima persona, richieste di informazioni e consigli, rimane basso il livello di allarmismo. Nonostante nessuno sappia davvero cosa fare

di Daniele Biella

Città del Messico ha le strade vuote. La mastodontica capitale (chimata dai locali “de-efe”, D.f., che sta per Distretto federale) ha perso i suoi 18 milioni di abitanti. O meglio, non li trova più in giro. Tutti chiusi in case, ospedali, oppure fuggiti fuori città, là dove la pandemia di fiebre porcina (febbre suina), e il conseguente panico, non sono ancora arrivati. Si fa fatica, per chi ha visto il brulicante e infinito via vai di gente per le vie della città, pensarla vuota. Ma è la realtà. Una realtà che si è fatta in queste ore sempre più virtuale, perchè migliaia di messicani si sono incollati al web per saperne di più di quello che sta succedendo fuori dalle loro porte. E per scambiarsi informazioni: sono centinaia i commenti agli articoli sulla febbre suina che si susseguono sui siti internet delle maggiori testate spagnole. Vita è andata a farci un giro, sul web.

Molti sono i messicani increduli di quanto sta accadendo. “È terribile, quando finirà quest’incubo?”, chiede Luisita su El Universal, il quotidiano più letto del paese centro americano. Altrettanti i realisti, quelli che pensano alle misure da prendere, come Marcela, che suggerisce: “assicuratevi di avere i tapabocas, le mascherine, indossateli sempre, anche in casa”. Ma nel caos generale, a proposito di tapabocas c’è chi riporta episodi spiacevoli vissuti in prima persona: “ero all’Istituto nazionale di malattie respiratorie, a un certo punto hanno scoperto che qualcuno aveva rubato 2mila mascherine destinati a medici e infermieri, che hanno dovuto lavorare senza, aumentando il rischio di essere contagiati anch’essi”, rivela Montze. Oppure: “Le autorità hanno ordinato di chiudere tutte le scuole ma alla mia università mi viene detto che se non vado al lavoro ne subirò le conseguenze. Che faccio?”. Situazioni puntuali, che rimangono senza risposte, perchè nessuno può prevedere cosa succederà da qui a qualche ora. Nel frattempo, si mobilitano nella Rete i primi gruppi che cercano di combattere la diffusione ulteriore del virus: “alla fattoria Carroll i maiali scorrazzano molto vicini ai pozzi dove la gente va a raccogliere l’acqua potabile, questo di sicuro aumenta i pericoli, bisogna segnalarlo alle autorità, anche perchè i proprietari si rifiutano di spostarli, ci hanno anche minacciato”, dice Marcel.

 A giudicare dal web, comunque, gli allarmismi sono contenuti, nonostante qualcuno dia consigli abbastanza perentori: “non uscite dalla capitale, non venite qui da noi ad Acapulco, correte il rischio di infettare noi e i molti stranieri che sono qui per turismo, che poi dovranno tornare al loro paese d’origine”, intima Frolko. La maggior parte, dà indicazioni: “andate a vedere sul sito del ministero della Salute, per le precauzioni da prendere”, o consigli su come agire, come Luis che dice di “evitare di darsi la mano, di baciarsi”. Surreale, ma è anche quello che dicono le autorità messicane. Così come appare inverosimile (ma non lo è) la richiesta di Beto: “Invece io vorrei sapere cosa fare nel caso muoia un mio caro”, si chiede, “posso allestire una camera mortuaria o devo cremarlo prima possibile?”. Domanda, anche questa, senza risposta.

In questo concitato melting pot mediatico c’è anche chi, ma sono pochi, se la prende con il Governo e con il presidente della Repubblica Felipe Calderòn, “che doveva prevenire lo scoppio dell’epidemia dopo i primi casi, tenuti nascosti per giorni, quando invece si poteva avvertire la popolazione ed evitare utleriori contagi”, riporta Alejandro sull’altro quotidiano noto quotidiano nazionale, La Jornada. O chi rifà i conti ufficiali: “parlano prima di 103 morti, poi di 149, alcuni dicono nella sola Città del Messico, altri in tutto il paese. Abbiamo bisogno di informazioni corrette, per sapere come muoverci”, chiede Yamel. Isabela, invece, vuole trovare qualcuno che risponda a una sua domanda: “nel XXI secolo, con il progresso attuale delle scienze, la econolgia avanzatissima, il controllo delle medicine sull’essere umano, come si può in pochi giorni restare in balia di uno scoppio improvviso di influenza porcina?”. E aggiunge, provocatoria più che inverosimile: “se fosse stato qualcuno a creare il virus a tavolino e a diffonderlo nella popolazione, per chissà quali scopi?”.

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