Non profit

Minori sempre più schiavi della bottiglia

Sono gli under 18 i maggiori consumatori di alcol. Lo rivela la 3° ricerca Il Pilota dell'Osservatorio nazionale alcol del Cnesps - Istituto superiore di sanità

di Redazione

Alcol e giovani, un rapporto sempre più a rischio. Nove ragazzi su 10 bevono in discoteca o nei pub durante il weekend e molti, troppi alla ricerca di uno sballo a basso costo. Praticamente il 64,8% dei ragazzi e il 34% delle ragazze con un picco allarmante fra i minorenni: il 42% dei maschi e il 21% delle giovanissime che bevono sino ad ubriacarsi ha meno di 18 anni. Un numero superiore rispetto alla fascia d’età immediatamente superiore dei 19-24enni (il 19 % dei ragazzi ed il 9 % delle ragazze) e degli over 25 (il 7,5 % dei maschi ed il 5,5 % delle femmine). Anche per quanto riguarda i consumi medi in una serata, sono i minorenni a darsi da fare di più, con 4 bicchieri e mezzo i maschi e addirittura 6 le femmine (contro una media rispettivamente di 4 e 3). Aumentano di pari passo i policonsumatori, che nella stessa serata mescolano birra, whisky, gin, vino e tequila. Colpa dell’accresciuta disponibilità e accessibilità delle bevande. Complici, l’abbassamento dei prezzi durante gli happy hours, la pubblicità e le strategie di marketing.

È questa la fotografia dell’uso e dell’abuso di alcol tra i giovani scattata con la terza ricerca “Il Pilota” dall’Osservatorio nazionale alcol del Cnesps dell’Istituto superiore di sanità nel decennale delle attività istituzionali, recentemente presentato per l’Alcohol prevention day 2009 (approfondimento nel file doc qui a fianco). «Mai così tanti i giovani sedotti dall’alcol», afferma Emanuele Scafato, direttore dell’Osservatorio nazionale alcol, del Centro Oms per la ricerca sull’alcol e presidente della Società italiana di alcologia. «L’86% dei ragazzi che frequentano i luoghi di aggregazione giovanile come discoteche e pub consuma bevande alcoliche in maniera pressoché esclusiva il sabato sera, alla ricerca di un senso di ebbrezza. E lo fa dietro pressione di un’irresistibile seduzione pubblicitaria. Un mix strategico che contribuisce a creare un bisogno, a trasformarlo in un valore e a rendere più accessibile e conveniente ai giovanissimi acquistare prodotti meno cari, facendoli apparire accattivanti».

L’accresciuta disponibilità di bevande alcoliche per i giovani in Italia e l’effetto della persuasione pubblicitaria sono argomenti per i quali sono state fornite evidenze scientifiche dal Rand Institute su incarico della Commissione europea e dallo Science group dell’European alcohol and health forum, istituito a livello europeo per l’implementazione della Community strategy on alcohol. «La Consulta nazionale alcol», ha spiegato Scafato, «ha evidenziato come le modalità e i contenuti della pubblicità delle bevande alcoliche non siano adeguatamente regolamentata in Italia. Cosa riportata anche dalla relazione al Parlamento del ministro del Lavoro, della salute e delle politiche sociali. È stato dimostrato, inoltre, che in Italia l’accessibilità di tali bevande è cresciuta esponenzialmente per i giovani mentre è rimasta inalterata per gli adulti. Questi due fenomeni, di natura commerciale ed economica, contribuiscono a consolidare l’alcol quale principale fattore di malattia, di mortalità e disabilità per i giovani, vittime inesperte di un sistema sociale, familiare e culturale che ha perso i suoi livelli di controllo e non tutela più le persone dai rischi alcolcorrelati».

Al contrario di quanto registrato nel 2006 e 2007, torna di moda il vino nello sballo del fine settimana, soprattutto fra le under 18, in abbinamento ad altre bevande alcoliche. Una tendenza che si è fatta strada a partire da trend già consolidati in altri Paesi europei, per esempio in Spagna, dove esiste il rito del “butellon” (damigiana di vino, bevande alcoliche e superalcoliche di più basso costo), resi tali anche dalle promozioni. Non è infrequente, sopratutto nelle Regioni italiane del nord-est e del nord-ovest, vedere gruppi di giovani che in piazza o nei luoghi pubblici consumano insieme il butellon, secondo una ritualità che ha molte analogie con quelle dell’uso di droghe. «La scelta delle bevande a minor costo è ovviamente anche un riflesso della crisi che l’Italia attraversa», prosegue Scafato. «A fronte di una minore disponibilità economica per gli adulti, il budget dei giovani per le spese personali, prevalentemente voluttuarie, resta sostanzialmente invariato e agevolmente intercettato dai meccanismi che promuovono le bevande alcoliche».
«Entro i prossimi anni», afferma Jurgen Rehm del Centre for addiction and mental eealth della Toronto University, «l’alcol alla guida rappresenterà dopo il cancro la principale causa evitabile di disabilità, morbilità e mortalità prematura in Italia. Se l’alcol è stato causa nel 2004 del 5,3% e del 2,3% della mortalità, rispettivamente per maschi e femmine, va anche detto che è responsabile di un carico di malattia nella popolazione italiana pari al 7,1% e al 3,2% del totale degli anni di vita persi a causa di disabilità, morte prematura e malattia cronica (nell’ordine: cancro, incidenti e cirrosi epatica)».
«Promuovere la salute significa contrapporre risorse, finanziamenti che sono attualmente inconsistenti in Italia rispetto alle dinamiche di investimento che sono invece destinate, anche attraverso finanziamenti pubblici, alla promozione delle bevande alcoliche per le quali le aziende spendono 169 milioni di euro l’anno in pubblicità», conclude Scafato. «La prevenzione alcolcorrelata si avvale di poco più di 1 milione di euro, la ricerca, grottescamente, di nulla. È importante, comunque, anche in assenza di finanziamenti, agire attraverso la predisposizione di informazioni e di regole e continuare a normare, senza demonizzare, gli adulti al fine di garantire che tali norme possano essere acquisite anche dai giovani, dare un segnale univoco capace di evitare di introdurre ulteriori disuguaglianze in termini di esiti sulla salute degli individui che sono tutti uguali alla luce del diritto-dovere di contribuire alla salute e alla sicurezza della società».

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