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300 profughi mandano in tilt Milano

Ieri la città è andata al tappeto per la manifestazione di un gruppo di rifugiati politici

di Franco Bomprezzi

Ieri un sit in di 300 immigrati per lo più profughi eritrei  hanno bloccato il centro di Milano, proprio nel giorno in cui si è aperto il Salone del Mobile. Alla vicenda soprattutto il CORRIERE  dedica ampio spazio. Intanto spunta un nuovo 5 per mille pro Abruzzo.

 
“I 300 immigrati che bloccano Milano”. Grande rilievo sul CORRIERE DELLA  SERA alla vicenda dei 300 profughi eritrei che ieri hanni messo in crisi il centro della città  proprio in occasione dell’apertura del salone del Mobile. Se ne parla, con richiamo in prima, a pag 21 nel nazionale e in apertura di CORRIERE LOMBARDIA. Questa in sintesi la vicenda nella ricostruzione del giornale: venerdì scorso circa 300 rifugiati politici – 210 eritrei, il resto sudanesi, etiopi e somali. Tra cui 28 donne e due bambini occupano un residence a Bruzzano, quartiere a nord di Milano. Martedì gli stranieri decidono di andarsene, bloccano i binari delle Ferrovie nord. Ci sono scontri con la polizia. Infine la protesta di ieri nel centro del capoluogo lombardo, bloccato per sei ore prima da un corteo, quindi da un sit in inscenato dai manifestanti (circa 150). A lori si sono aggiunti anche decine di giovani dei centri sociali. Una delegazione di immigrati è anche salita negli uffici della rappresentanza a Milano della Commissione europea. Claudio Schirinzi nela sua ricostruzione mette all’indice l’amministrazione cittadina: «Milano non ha saputo gestire 300 profughi». Continua il giornalista: «I profughi chiedono casa e lavoro. Sostengono che Milano ha ricevuto 8 milioni di euro dalla comunità europea destinati proprio all’accoglienza dei rifugiati politici. Il Comune risponde che non è vero, ma offre comunque posti letto nei dormitori pubblici per gli uomini e sistemazioni in strutture protette per donne e bambini. La risposta è sempre la stessa: meglio dormire per strada . Siamo fuggiti dalla guerra e ci trattano come delinquenti». Poi la sciabolata contro la Moratti che non avendo saputo gestire la vicenda ha offerto una brutta immagine della città proprio in concomitanza del salone del Mobile: «Una Milano che non sa gestire il problema (complesso quanto si vuole, ma modesto nelle dimensioni) di 300 immigrati, che non sa onorare i diritti dei rifugiati politici e allo stesso tempo non sa imporre il rispetto delle regole…è una Milano irriconoscibile».

LA REPUBBLICA riserva alla protesta milanese solo una breve a pagina 19 (“Tensione per i profughi a Milano Sì al dl sicurezza, via le ronde”), pagina che ospita un ampio pezzo di Davide Carlucci, “Tra i dannati dei centri immigrati «In trappola a Malta, sognando l’Italia». Il cronista è andato a La Valetta dove ha trovato un clima molto pesante: nell’isola infatti nel centro di detenzione si può restare fino a un anno e mezzo. Le organizzazioni non governative, per lo più cattoliche, sono molto preoccupate.

Richiamo in prima pagina su IL MANIFESTO che collega il decreto sicurezza e il corteo dei rifugiati di Bruzzano che ieri hanno manifestato in centro a Milano. I profughi cacciati dal residence che avevano occupato venerdì scorso scendono di nuovi in piazza per rivendicare i loro diritti. Alla fine della giornata, dopo una lunghissima trattativa, è stata trovata una soluzione temporanea per la notte. Ma da oggi saranno di nuovo per strada. «Siamo pronti a manifestare a oltranza» è la sintesi dell’articolo a pagina 6 intitolato “Canti contro la violenze”. «La risposta alle violenza della polizia di due giorni fa da parte dei rifugiati del Corno d’Africa (…) è arrivata immediatamente il giorno successivo. Ritmata. Assordante. “Yes we can, yes we can”. “We want our rights”, “Siamo tutti rifugiati, chiediamo al governo italiano di rispettare i nostri diritti”. Slogan scanditi per tutto il pomeriggio, incessantemente. Canti corali. Come un tamburo, un martello pneumatico che rimbombava nelle orecchie dei poliziotti che li hanno scortati durante il corteo che hanno organizzato, dai giardini di porta Venezia fino in piazza San Babila. Un modo civile, pacifico, per dire che loro non si fermano e andranno avanti fino in fondo».

Al sit in dei profughi, IL GIORNALE dedica una fotonotizia nella prima pagina dell’inserto milanese «Profughi in centro, manifestazione e sit-in: prima accettano l’accoglienza, poi rifiutano». La cronaca a pag.45, anche lì si sottolinea la scelta degli immigrati di accettare l’ospitalità al dormitorio e pop di rifiutarla e di stare un’altra notte all’addiaccio in piazza Oberdan. Scrive Enrico Silvestri: «Ha prevalso il sostengo dei soliti mestatori dei centri sociali che, in questi giorni, stanno cavalcando il caso e giocando sulla pelle degli 88 profughi». Stessa tesi del vicesindaco Riccardo De Corato, riportata in un box: «I centri sociali, con l’obiettivo di creare caos e tensioni in città hanno assunto la regia della rivolta dei rifugiati politici».

AVVENIRE – Un box nella cronaca di Milano in cui in realtà si definisce la giornata di ieri, dopo i disordini di martedì, «nel complesso tranquilla», con un corteo di un centinaio di immigrati e alcune decine di appartenenti ai centri sociali. Andrea Fanzago, consigliere comunale del Pd dice: «Manca un modello organizzativo che introduca dei parametri in grado di programmare quanto succede». Per l’ennesima emergenza pare comunque che i soldi ci siano: 8 milioni da erogare sulle strutture esistenti in grado di accogliere però solo 300 persone.

E inoltre sui giornali di oggi:

TERREMOTO
CORRIERE DELLA SERA – Anticipazioni sul decreto per l’Abruzzo: il decreto vale 9 miliardi di euro, si farà ricorso ai giochi e ai fondi esistenti che saranno riprogrammati; alle risorse degli enti previdenziali e alla Cassa Depositi; alle risorse della Ue e alle erogazioni liberali dei cittadini. Di fatto sarebbe in arrivo un 5 per mille bis, che affiancherebbe quello in vigore senza togliere risorse al volontariato. 

ITALIA OGGI – iI quotidiano spiega che è in dirittura d’arrivo il decreto per l’Abruzzo che darà il via alla ricostruzione. Ma da dove arrivano i soldi? Il giornale sostiene che i fondi verranno reperiti da più parti. Si tratta di 10 miliardi, non per forza da utilizzare tutti. Parte arriverà dal fondo letta, il fondo di palazzo Chigi per il sostegno all’economia reale, una parte dalla legge obbiettivo per opere infrastrutturali strategiche e ci sono poi risorse nei fondi avanzati dal bonus famiglie.

SUDAFRICA
CORRIERE DELLA SERA – Alla vittoria di Zuma nelle elezioni sudafricane il CORRIERE dedica due pagine e la fotonotizia in prima. I risultati non sono ancora noti, ma l’unico interrogativo è se Zuma vincerà o stravincerà. Il ritratto di Zuma è firmato da Michele Farina: “Jacob, l’uomo forte: Preferisco Macbeth». Farina lo incontra nel suo villaggio natale tra le colline dello KwaZulu. «Mandela è di stirpe regale e ha studiato all’università, Zuma non è andato a scuola perché doveva curare le capre del nonno», raccontano i paesani. Alla domanda se sia pronto a governare, risponde: «Con lo stesso spirito di quando giocavo a calcio nel carcere di Robben Island. Ero un difensore imbattibile. Lei viene dall’Italia. Vorrei vedere l’isola dove è ambientato il Mercante di Venezia. Shakespeare è l’autore che amo di più…Il mio preferito è Macbeth. A noi politici piace il Giulio Cesare, con tutti quegli intrighi. Ma nel Macbeth c’è quanto un uomo deve sapere».

LA REPUBBLICA – “Il Sudafrica in fila per votare Zuma verso l’eredità di Mandela”.  Daniele Mastrogiacomo da Città del Capo riferisce il clima della giornata elettorale. La vittoria di Zuma è scontata ma l’attesa dello spoglio è seguita con ansia e apprensione. Mai come in questa occasione i 23 milioni di elettori i sono sentiti coinvolti in un’elezione amministrativa e presidenziale.

POVERI
LA REPUBBLICA – “Due milioni e mezzo di italiani vivono in povertà assoluta”. Dossier sui dati presentati ieri dall’Istat: non ha i mezzi per garantire una qualità della vita minima il 4,1% della popolazione. La soglia per la povertà non è fissa: tiene conto del luogo (città/paese) in cui si vive, del numero di componenti la famiglia. Si conferma il rischio povertà per le famiglie numerose, per quelle guidate da un capofamiglia donna. Egualmente si conferma il divario Nord/Sud. Il commento è affidato a Chiara Saraceno, “Il metro della miseria”. Siamo a pagina 30: da oggi i decisori politici dispongono di uno strumento preciso per valutare chi è sicuramente povero. Ne facciano buon uso, suggerisce la sociologa…

CRISI
SOLE24ORE  – In controtendenza rispetto a gran parte della stampa, il SOLE24ORE attacca a testa bassa il «populismo» che ha portato a suicidio del manager di Freddie Mac David Kellerman. La durissima filippica è affidata a Alessandro Plateroti che in un fondo scrive del «clima di caccia alle streghe e fanatismo dilagante» scatenatosi contro i banchieri, e osserva che «se in questa crisi finanziaria globale gestire una società è difficile, lavorare in una finanziaria commissariata dal governo è un lavoro ingrato», perché significa «essere costantemente sotto il tiro dell’opinione pubblica» e «guadagnare poco, anzi pochissimo», perché il «khomeinismo finanziario» è «senza pietà», visto che per i suoi “adepti” il «manager è colpevole per natura». Da qui, secondo il SOLE, nascono fenomeni come il bossnapping (rapimento del manager) e «umilianti processi di piazza» come l’assemblea societaria di Citigroup. Soluzione? «Senza un freno alla demagogia e a facile populismo questa stagione assembleare (di società, ndr) rischia di trasformarsi in una “stagione del terrore” in cui vengono calpestati i più elementari diritti della persona».

IL MANIFESTO – La prima pagina de IL MANIFESTO è dedicata al suicidio del manager di Freddie Mac. “Stop manager” è il titolo d’apertura sulla fotografia che riprende la sede della Freddie Mac. “Muore suicida David Kellermann, direttore di Freddie Mac, colosso finanziario Usa coinvolto nello scandalo dei prestiti facili. La crisi travolge la vita, anche quella dei manager. In Francia, per evitare che gli operai continuino a sequestrare i dirigenti, il governo preparaa la repressione”. Nell’articolo (pagina 11) si ricorda che «Prima di Kellermann la crisia aveva già ucciso. A poche miglia da Los Angeles, qualche mese fa, un manager di importanti società di revisione dei conti aveva sterminato la famiglia e si era suicidato (…) Poi era stata la volta del truffatore Bernie Madoff, che aveva mandato sul lastrico parecchi pensionati. Alcuni, vedendo svaniti i risparmi di una vita si erano uccisi. Uno di questi era William Fxton, ex militare britannico di 65 anni. Prima di ammazzarsi, continuava a ripetere al figlio: “Ho perso tutti i soldi”».

KEBAB
IL MANIFESTO – “Disobbedienza enogastronomica contro la legge anti-kebab” è il titolo dell’articolo dedicato all’approvazione da parte della Regione Lombardia di una normativa che “per colpire gli arabi danneggia seimila attività artigianali”. Gioca sull’ironia Mariangela Maturi che dopo aver ricordato servizi shock delle Iene sull’igiene e la ricerca inglese sul surplus calorico di ogni doner kebab scrive: «Se abitate in Lombardia, potete ringraziare la Lega Nord che adesso cerca di salvarvi dalla tentazione una volta per tutte. Erroneamente definita legge anti-kebab da qualche maligno sovversivo, la normativa regolamenta la “somministrazione non assistita delle attività regionali”. Tutte. Per evitare di colpire direttamente i kebab, si colpiscono migliaia di artigiani: pizzettari, gelatai, paninari…Improvvisamente serpeggia il panico (….) Insorge la comunità d impiegati del centro (di ogni credo politico, Lega compresa) che passa tutte le pause pranzo da Luini, locale storico dove si fanno i panzerotti più famosi di Milano». E conclude «Fortunatamente in Lombardia c’è chi sniffa puzza di razzismo, e chi vuol bersi un’aranciata in santa pace» scrive dando appuntamento oggi a una “manifestazione” mangereccia davanti a un kebabbaro «Il risultato certo è che oggi un po’ di gente ingurgiterà migliaia di calorie formato kebab. Anche se il delirio legalitario si fermerà, c’è poco da ridere. Il razzismo c’è, e non è riuscito a mascherarsi di gelato gusto puffo. Di un nauseante color azzurro-verde».

IL GIORNALE – A pag 21 si fa il punto sull’ordinanza anti-kebab: «Stop all’anarchia del take away. Regione Lombardia fissa regole su orari e norme igienico-sanitarie per kebaberie, pizzerie d’asporto e gelaterie. Paletti che, in sostanza, impongono la chiusura all’una di notte ma, attenzione, soprattutto il divieto al consumo «dei prodotti negli spazi esterni del locale». Sì, è vietato abbuffarsi di gelato o rimpinzarsi di kekab piuttosto che di un trancio di pizza fuori dai locali, pena sanzioni fino a 1500 euro», scrive Gianandrea Zagato. Il commento di Michele Brambilla, che parte in prima, è giustamente sarcastico “Città più sicura. Di far ridere”: «Inferto un duro colpo ad Al Qaida, era la carne arrostita la sua arma segreta. La realtà supera la satira».

CLANDESTINI
LA STAMPA – “E’ diventato legge il decreto antistupri”. “Ma slittano le ronde e la detenzione lunga nei Centri” sono il titolo e il sommari di pagina 5 sul pacchetto sicurezza. Nel decreto approvato definitivamente dal Parlamento ieri non ci sono né le ronde, né il trattenimento prolungato dei clandestini nei Centri di identificazione ed espulsione. «Una battuta d’arresto per i disegni leghisti» scrive LA STAMPA «che non a caso ha fatto arrabbiare moltissimo il ministro dell’Interno Roberto Maroni». LA STAMPA affianca alla cronaca un’intervista a Roberto Cota, presidente dei deputati leghisti che dice: «Siamo arrabbiati. Bisogna intervenire» e aggiunge: «ora siamo costretti a recuperare, riportando la norma nel ddl in discussione alla camera» e sui “medici-spia” annuncia che la Lega sta pensando di proporre un trattamento differenziato «per i casi gravi i “codice rosso”, trattamento anonimo. Per tutti gli altri identificazione, ticket e se del caso segnalazione. Non possiamo accettare che i nostri pronto soccorso siano intasati di clandestini che trovano più comodo andare lì perché nessuno gli chiede i documenti».
All’immigrazione irregolare è dedicato anche un editoriale in prima pagina, “Clandestini, la macchina inceppata”, in cui si scrive che tra ritardi, confusione fra irregolari e criminali, inceppamenti giuridici, la macchina dell’amministrazione pubblica che dovrebbe gestire l’immigrazione irregolare non sta funzionando: «si annuncia, si propone perché spesso quello che conta a livello elettorale è più l’altoparlante ce la macchina: la retorica pubblica, la proclamazione di intenti, i comportamenti vistosi». Ma alla fine, a cercare soluzioni concrete, ci pensano in pochi.

AVVENIRE – “Il decreto sicurezza è legge. Lega: battaglia alla camera”. Sì del senato al provvedimento, con «una schiacciante maggioranza bipartisan»: solo tre no e un’astensione. Rimane aperto il confronto sulle ronde e i tempi di permanenza degli stranieri nei Cie. Soddisfatto il Pdl («pacchetto ottimo»), il Carroccio promette battaglia sui punti rimasti in sospeso, il Pd rivendica «il suo contributo decisivo» e l’Udc lamenta che comunque mancano i soldi per le forze dell’ordine.

INDIA
AVVENIRE – Avvenire lancia in primo piano l’India: “India al voto, i maoisti sequestrano un treno”). La guerriglia torna a colpire in coincidenza della seconda chiamata alle urne per 200 milioni di elettori. Ieri, nel distretto di Gaya, i ribelli maoisti hanno colpito «con precisione chirurgica» altre 4 volte, sequestrando nove vagoni ferroviari con mille passeggeri a bordo, poi dati alle fiamme ma senza spargimenti di sangue. «Un atto dimostrativa contro il governo», come l’ha definita il capo dei ribelli, per boicottare le elezioni.

PAPA
LA STAMPA – “Una kefiah per Benedetto XVI”. Due ragazzi arabi di religione cattolica ieri in Piazza San Pietro hanno donato una kefiah al Papa. La foto in prima pagina riprende i ragazzi mentre la porgono e la fanno indossare a Bendetto XVI. L’immagine ha fatto il giro del mondo «proprio nel giorno in cui con un’iniziativa insolita, il ministro israeliano del turismo Stas Misezhnikov (membro di “Israel Bitenu”, destra radicale) ha formalmente chiesto al Papa di astenersi dal ricevere nei prossimi giorni in Vaticano il sindaco di una cittadina araba della Galilea» scrive a pagina 12 il vaticanista de LA STAMPA, accusandolo di essere un sostenitore del terrorismo. Il viaggio del Papa in Terrasanta comincerà fra due settimane toccando Giordania, Israele e Territori palestinesi. Una prova difficile, in mezzo alle tensioni di quest’ultime settimane fra Israele e il mondo arabo.

BIOETICA
AVVENIRE – “Neonati e fine vita, due strappi a Firenze”. È saltato il «piano strutturale» che il Consiglio comunale di Firenze avrebbe dovuto approvare in via definitiva nell’ultima seduta, a causa della spaccatura nella maggioranza di centrosinistra. Due mozioni però sono passate: una sul testamento biologico e una per l’istituzione di una “festa del neonato”, una sorta di «battesimo laico».

ISLAM
IL GIORNALE – L’apertura in prima e le pagina 2-3 sono dedicate a “La mappa dell’odio”. Il titolo su una grande foto di una moschea è di quelli che non lasciano dubbi “Attenti a queste moschee. Sono covi di estremisti”. Il servizio di Francesco De Remigis attacca così: «La gestione del patrimonio, la provenienza dei fondi per le nuove costruzioni, le inchieste giudiziarie che interessano imam e frequentatori assidui. Sono queste le incognite su cui il ministero dell’Interno punta la lente d’ingrandimento per individuare le zone d’ombra dell’islam italiano. Proprio a partire dai finanziamenti alle moschee, prima fra tutte quella di Colle Val D’Elsa (Siena), che si avvia alla conclusione senza aver rivelato i nomi dei finanziatori». Maria Giovanna Maglie intervista l’imam Abdellah Mechnoune, “imam moderato”: “Attenti, l’islam radicale è qui. E cresce senza controllo”, è il titolo. Dice Mechnoune, che si dichiara contrario alla moschea di Torino: «Io entro in tutte le moschee ma le trovo piene di radicali, personaggi non qualificati manipolano e strumentalizzano l’ignoranza dei fedeli, predicando cose che il Corano non dice, approvando i maltrattamenti e la repressione delle donne, approvando la poligamia. Non sono imam perché non lo sono nei Paesi di origine, non hanno alcun attestato del ministero degli Affari islamici, né delle rappresentanze diplomatiche. Non sanno nulla dell’Italia: né la storia, né la Costituzione, né l’educazione civica, né il diritto d’uguaglianza.»

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