Sostenibilità

CLIMA. Oxfam-Ucodep: si rischia un’era di disastri naturali

Nel 2015, potrebbero essere 375 milioni le persone colpite ogni anno da calamità legate al cambiamento climatico

di Redazione

La messa all’asta di una parte dei diritti di emissione e una regolamentazione delle emissioni legate ai trasporti marittimi ed aerei potrebbe generare le risorse necessarie per l’adattamento dei paesi in via di sviluppo senza pesare sulle casse dello Stato e sulle tasche dei cittadini. Sono alcune delle proposte contenute nel rapporto “Diritto alla sopravvivenza – La sfida umanitaria del ventunesimo secolo” di Oxfam International, partner dell’Ong italiana Ucodep, diffuso in occasione del G8 dei ministri dell’ambiente di Siracusa.

Secondo i dati contenuti nel rapporto, il riscaldamento globale rischia di inaugurare una nuova era di disastri naturali. Nel 2015, potrebbero essere 375 milioni le persone colpite ogni anno da calamità legate al cambiamento climatico, con un aumento di almeno il 50% rispetto alla media attuale di 250 milioni l’anno. E’ la stima contenuta Il calcolo è effettuato utilizzando i dati più affidabili relativi a 6.500 disastri climatici a partire dal 1980. Secondo la proiezione così effettuata, potrebbero essere ben 133 milioni in più, tra sei anni, le persone colpite da catastrofi naturali improvvise provocate dal riscaldamento globale, che aumenteranno per numero e intensità. Una cifra che non include i disastri non legati al clima, come terremoti, guerre ed eruzioni vulcaniche. Pur riconoscendo la difficoltà di elaborare una stima precisa, avvertono Oxfam International e Ucodep, la previsione contenuta nel nuovo rapporto rivela che l’aumento delle vittime delle calamità naturali è ormai una certezza.
 
«I paesi industrializzati, primi responsabili del riscaldamento della terra, devono incrementare i loro aiuti. Finanziare l’adattamento al cambiamento climatico attraverso prestiti ai paesi in via i sviluppo non può essere una soluzione», afferma Farida Bena, portavoce di Oxfam International e Ucodep. «I paesi industrializzati che sostengono la via dei prestiti assomigliano a un ricco signore che travolge la casa di una famiglia povera con la sua automobile e poi decide di offrire un prestito al padrone di casa per riparare i danni».
«Siamo a un bivio: spetta ai paesi ricchi scegliere quale direzione prendere. Una strada porta fuori dall’attuale crisi economica e climatica e verso un futuro a basso carbonio. L’altra porta al disastro milioni di persone in tutto il mondo», dichiara Antonio Hill, esperto di cambiamenti climatici di Oxfam International.
 
Per questo, Oxfam International e Ucodep chiedono ai ministri dell’Ambiente del G8 di stabilire obiettivi misurabili di riduzioni delle emissioni nel medio termine e di stanziare risorse necessarie per aiutare i paesi in via di sviluppo ad adattarsi al cambiamento climatico, che Oxfam International stima equivalenti ad almeno 50 miliardi di dollari l’anno (38,4 miliardi di euro). In particolare, è necessario stabilire obbiettivi di riduzione delle emissioni entro il 2020, scegliendo in modo chiaro un anno come base di riferimento. La riduzione per i paesi industrializzati dovrebbe essere di almeno il 40% rispetto ai livelli del 1990. Ogni punto percentuale al di sotto di questa soglia metterà popolazioni più povere del mondo a rischio, aumentando la probabilità di nuove catastrofi naturali. L’obiettivo di riduzione del 50% delle emissioni, emerso dal G8 del 2008 in Giappone entro il 2050, è inadeguato ad affrontare la sfida del riscaldamento globale. Per di più, nello stabilire questo traguardo i leader del G8 non hanno chiarito quale sia l’anno di riferimento per il calcolo percentuale della riduzione. Per la fase post-Kyoto, è inoltre necessario fornire ai paesi più vulnerabili risorse sufficienti per l’adattamento ai cambiamenti climatici che siano addizionali e stanziate secondo una precisa tabella di marcia.


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