Costi eccessivi e ottica solo sportiva. «In quelle condizioni non potevamo essere il punto di riferimento per un quartiere», spiegano i dirigenti. Che oggi oltre alle attività sul campo organizzano persino corsi
di recupero per studenti-calciatori Sei squadre di calcio a sette, un centinaio di ragazzi che durante la settimana si alternano sul campo da gioco per allenarsi, una ventina tra allenatori e staff. Fin qui nulla di strano, è il pane quotidiano di ogni società sportiva. Lo strano è che l’associazione sportiva si trovi al Gratosoglio, periferia problematica di Milano, che il personale sia composto esclusivamente da volontari e che il compito primo sia quello di portare avanti un progetto educativo.
Via Saponaro 28
Siamo in via Saponaro 28, ospiti dell’Associazione sportiva Fenice, creatura della parrocchia Santa Maria Madre della Chiesa. In principio l’attività calcistica era in mano all’Unione sportiva Primavera, società iscritta alla Figc – Federazione italiana giuoco calcio e quindi al Coni. I costi di partecipazione al torneo e l’ottica limitata alla pratica sportiva, però, hanno convinto don Eugenio Brambilla, Danilo Daniele, il presidente, e Luciano Forte, vicepresidente, allenatore, magazziniere e molto altro ancora, a rimodellare il tutto. Sul piano pratico il passaggio è stato quello dall’oneroso campionato Figc al più accessibile Csi – Centro sportivo italiano. In questo modo è stato possibile venire incontro alle esigenze di famiglie poco abbienti. Don Eugenio: «Qui il degrado è la parola d’ordine, ma non da noi. Volevamo che tutto fosse fatto a regola d’arte, dai campi alle borse ufficiali, fino alle divise e alle tute. Vogliamo essere un esempio di qualità. E il primo passo educativo era presentare un ambiente accogliente, attrezzato e professionale». La vera svolta, però, sta nella filosofia. Il calcio, infatti, fa parte di un percorso educativo che abbraccia contestualmente anche le famiglie e la scuola. I ragazzi vengono seguiti a 360 gradi: nel tempo libero dedicato all’attività fisica ma anche nel doposcuola aperto a chi abbia bisogno di un sostegno negli studi. Le buone pagelle vengono incentivate con premi, borse di studio simboliche e titoli onorifici conseguenti.
Dal Gratosoglio alla Champions
Al Gratosoglio questo è l’unico vero polo di aggregazione. Anche se non si tratta di una vera e propria scuola calcio. Come spiega Daniele, il presidente, che entra più nello specifico, snocciolando le differenze che separano una scuola calcio standard da questa associazione sportiva: «Normalmente in una struttura della Figc un preparatore atletico fa la parte fisica e l’allenatore arriva mezz’ora dopo per quella tecnica. Finito l’allenamento si interrompe ogni legame tra i ragazzi e la società. E il tutto ha un costo di almeno 500 euro». «Le nostre finalità, ovviamente, sono di tutt’altro tipo», continua Daniele. «Anche se le nostre squadre funzionano e non di rado i campionati li vinciamo, il nostro primo obiettivo è quello di essere educatori. E di permettere, per una cifra che copre esclusivamente i costi (quest’anno l’iscrizione ammontava a 120 euro), di far parte di una famiglia allargata e sempre presente per qualsiasi esigenza educativa». In effetti, in un quartiere in cui la dispersione scolastica ed i problemi sociali sono una realtà generalizzata, la Fenice lavora a stretto contatto con le varie realtà sociali del territorio, dialogando con insegnanti e presidi delle scuole limitrofe e cercando di coinvolgere i genitori nel creare uno spirito di quartiere. Ma non solo. La Fenice è anche un caso da studiare per chi si occupa di integrazione. In squadra infatti circa il 20% dei ragazzi è di fede musulmana. E così da queste parti stanno diventando di moda pranzi natalizi a base di cous cous organizzati direttamente nella sede dell’associazione. Il calcio ha poi, naturalmente, fatto il resto, mostrando la funzione dello sport come chiave di volta del sociale.
Il più contento di tutti oggi però è Riccardo Malavigna, capitano dell’under 12: «Norimberga è una città fantastica e ancora più bello è stato andarci con la fascia da capitano al braccio». Cosa c’entra Norimberga col Gratosoglio? Molto, perché la Fenice ha recentemente stretto un gemellaggio con la città tedesca. Con tanto di visita a domicilio. Quasi come se fossimo in Champions League.
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