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Un vescovo sotto la tenda. «Che fedeltà, il mio popolo»
Parla monsignor Giuseppe Molinari, alla vigilia dell'arrivo del Papa
di Redazione

Guida la diocesi dell’Aquila. Vive anche lui da sfollato, accampato in un giardino alla periferia della città. I volontari? «Ringrazio Dio per averceli dati». Berlusconi? «Gli ho chiesto di mantenere le promesse»
Non è facile trovare Giuseppe Molinari, vescovo dell’Aquila, sfollato tra sfollati. Anche monsignore, da quel 6 aprile, vive sotto una tenda, perché il vescovado ha subito danni enormi. «Sì, vivo in una tenda nel giardino di mia sorella, alla periferia della città», racconta rispondendo al cellulare, in una pausa di questa giornate convulse. «Sono vivo solo perché non mi trovavo dove trascorro normalmente la notte. Dopo le prime scosse mi sono alzato e vestito. Sentivo un dolore vicino al cuore e non ero tranquillo, così mi sono messo a camminare in sala da pranzo. Alle 3.32 è scoppiato il finimondo».
Vita: Lei è il pastore di un gregge di sfollati ma allo stesso tempo lei stesso è uno sfollato. Come si affronta una situazione così difficile sia sul piano pastorale che personale?
Giuseppe Molinari: Sul piano personale cerco di mantenere la fede e la speranza. Sono sacerdote da 47 anni e vescovo da 20. Tante volte ho predicato ai nostri fedeli parole di fede cristiana. Ora è il momento di vivere in prima persona questa fede e questa speranza, non basta parlare. Per quanto invece riguarda l’organizzazione pastorale abbiamo fatto in modo che tutti i campi abbiano un sacerdote referente.
Vita: Guardando la sua gente però sembra che sia già iniziata una reazione positiva e la voglia di ricominciare. È così?
Molinari: Lei sa che il terremoto non è finito, a causa di questo benedetto sciame di scosse. La paura è ancora tanta. Si cerca di superarla insieme, di organizzarsi meglio. Qualcuno è tornato a lavorare, a riaprire qualche negozio. C’è un sindaco, che è anche dirigente scolastico, che ha ricominciato la scuola coi bimbi delle elementari. Poi c’è il grande segno della solidarietà dei tanti venuti da tutte le parti d’Italia. Lentamente, stiamo ricominciando.
Vita: Che cosa le hanno insegnato gli aquilani in questa situazione?
Molinari: Tante cose ma una su tutte: l’ho detta anche domenica di fronte all’assemblea della prima tendopoli. Li ho ringraziati per essere venuti, nonostante tutto. E perché sono stati una testimonianza dell’importanza della fede e della preghiera. Mi hano dato una grande lezione di fedeltà.
Vita: Che bisogni emergono e quali le situazioni più critiche oggi secondo lei?
Molinari: La cosa più importante è una sola. Come può immaginare, vivere sotto le tende non è come vivere in casa propria. Ammiro la tenacia e la resistenza di questo popolo ma mi auguro che la situazione di emergenza duri il meno possibile e che presto tutti possano tornare nelle proprie case. In case attrezzate meglio, costruite con criteri più moderni e sicuri.
Vita: Cosa si aspetta dalle istituzioni e da chi si è coinvolto nei lavori?
Molinari: Che le promesse fatte vengano mantenute. L’ho detto pubblicamente e personalmente al presidente del Consiglio. Proprio perché si parte dall’uomo mi aspetto che la ricostruzione sia fatta rispettando tutti i criteri e le condizioni indispensabili perché le case non siano foriere di morte ma focolari domestici.
Vita: Il Papa ha contribuito con un’importante donazione, la Cei con 5 milioni di euro. Come impegnerete questi fondi, avete già in mente progetti o destinazioni?
Molinari: Quello che è stato dato a me lo uso per le necessità immediate. Per il resto stiamo valutando e ragionando su qualche piccolo progetto. Stiamo pensando alle parrocchie, alla Casa Famiglia che è stata distrutta e dove è morta una suora. Stiamo coordinando le proposte dei benefattori che vogliono aiutarci, è una situazione in divenire.
Vita: A proposito del Papa, cosa significa la sua visita per lei e per la gente?
Molinari: La visita del Pontefice ci riempie di gratitudine e commozione. Sarà una presenza consolante e un dono grande per tutti noi.
Vita: I volontari: che impressione le hanno fatto e cosa direbbe loro?
Molinari: Per me sono ammirevoli e mi dispiace che qualche trasmissione televisiva non abbia avuto lo stesso rispetto, attenzione e gratitudine per l’opera preziosa e immensa che stanno facendo. Sono stati un grande esempio di solidarietà, altruismo, amore, generosità e ringrazio Dio che ci siano queste schiere di persone che dedicano il loro tempo, le loro energie e rischiano la loro vita per noi. Vedere che c’è gente che sa amare e donarsi agli altri è un segno della Resurrezione di Cristo che parla del passaggio dalla morte alla vita.
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