Volontariato

Dietro un muro, ma con il wi-fi Lo strano caso delle favelas

Le contraddittorie politiche del governatore di Rio de Janeiro

di Paolo Manzo

Da una parte la connessione senza fili, dall’altra una barriera di 11 chilometri. Che ufficialmente dovrebbe proteggere la foresta. Ma in realtà segrega… «Tra poco anche qui da noi potremo vedere i nostri figli con una palla sotto un braccio e un computer portatile nell’altro». È dolce il sorriso di Pedra da Souza mentre guarda lavorare nella sua Santa Marta gli operai di Telefonica. Diecimila abitanti, la favela di Santa Marta alle spalle di uno dei quartieri più lussuosi di Rio de Janeiro, Botafogo era fino al novembre scorso il regno del narcotraffico. Poi ha avuto la meglio la polizia che ha finito con l’occuparla riportando un nuovo equilibrio.
Gli operai che lavorano dall’alba stavolta non sono venuti a staccare reti di allaccio clandestino, come spesso accade qui. Al contrario, per la prima volta in una favela carioca si stanno ultimando i lavori per permettere a tutti gli abitanti del morro di avere internet a banda larga, senza filo e soprattutto gratis. Con il wi-fi come a New York, Parigi e Londra ora un intero slum brasiliano potrà avere il mondo a portata di mouse. Per chi vive, se ce l’ha, con un salario minimo di 450 reais, cioè l’equivalente di 150 euro ma che non si lascia mancare un computer (su 1.690 abitazioni in regola 1.600 dichiarano di averne uno) significa vedersi spalancare davanti un orizzonte virtuale ma concretissimo. Una finestra aperta sul mondo, fuori dalla violenza, dalla povertà, dalla criminalità.

Ecobarriera?
Il progetto dovrebbe peraltro estendersi anche in altri quartieri disagiati ed ha la firma, nonché la copertura delle spese, circa 170mila euro, del governo di Rio de Janeiro: «Il wi-fi non è solo questione di inclusione numerica», ha dichiarato fiero il governatore della città Sérgio Cabral, «è una vera e propria integrazione sociale». Peccato però che lo stesso governatore non abbia risparmiato, per questa come per altre 10 favelas della città, l’altra faccia della medaglia. Più oscura e al centro nelle ultime settimane di feroci polemiche. Cabral, infatti, è tra gli ideatori di un muro enorme. Lungo 11mila metri e alto 3, è stato concepito per separare 11 favelas dalla meravigliosa foresta che circonda la città. L’obiettivo dichiarato è quello di preservare quel prezioso lembo di foresta nativa che caratterizza Rio dall’urbanizzazione selvaggia e illegale.
Ma dietro in molti, a partire dai diretti interessati, ci hanno visto dell’altro. Un piano, concepito ad arte, di isolamento e segregazione. Grazie al muro le favelas, infatti, risulterebbero ben separate non solo dalla foresta ma anche dai quartieri residenziali. Il che ricollocherebbe ciascuno nelle proprie caselle. I lavori, che costeranno complessivamente 1 milione di reais, l’equivalente di poco più di 320mila euro, sono già stati avviati nella Rocinha e a Santa Marta. Gli abitanti non l’hanno presa bene. «Questa storia della foresta ci sembra proprio strana, quel confine con la natura noi l’abbiamo sempre rispettato. Non c’è bisogno dello steccato», si sente ripetere in ogni angolo. Il governatore Cabral dal canto suo si difende su tutta la linea: «Stiamo investendo nelle favelas con scuole, case e miglioramento delle infrastrutture, come il wi-fi. Ma dall’altro lato anche nell’ordine pubblico, contro il traffico di droga e imponendo dei limiti alla crescita sregolata. Gli ecolimiti come il muro vanno nella direzione di questa politica di investimenti». Come a dire, liberi nella testa ma prigionieri nel corpo.


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