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RIFUGIATI. Sgombero di Bruzzano: lo sdegno del Naga
L'appello dell'Associazione milanese e la denuncia rivolta al comune di Milano
di Redazione
«L’evaquazione del residence Leonardo Da Vinci a Bruzzano, nella periferia di Milano, e le successive violenze a danno dei richiedenti asilo che lo avevano occupato, evidenziano bene il modo con cui le istituzioni intendono rispondere alle legittime richieste di accoglienza di stranieri fuggiti da situazioni di persecuzione nei loro Paesi e giunti in Italia in cerca di protezione». Esprime sdegno e forte preoccupazione il Naga (Associazione volontaria di assistenza socio-sanitaria e per i diritti di stranieri e nomadi), nel denunciare «l’ennesima dimostrazione di incapacità» nella gestione di un fenomeno purtroppo ricorrente.
«Gli episodi di questi giorni evidenziano, ancora una volta, l’assenza di volontà del Comune nel creare un sistema di accoglienza per rifugiati che sia anche solo appena accettabile», commenta Pietro Massarotto, presidente dell’Associazione. «Come al solito si nega qualsiasi accoglienza alla maggior parte degli aventi diritto, per poi offrire ai pochi, arbitrariamente e unilateralmente selezionati, un temporaneo posto-letto nel consueto dormitorio». E poi l’affondo: «Una città come Milano, che si ritiene la più europea d’Italia, non riesce a dare accoglienza a circa 300/400 persone con regolare permesso di soggiorno». Una constatazione che secondo il Naga palesa «la mancanza di una volontà politica nel trovare soluzioni durevoli e non emergenziali, la volontà di ridurre l’immigrazione a una questione di ordine pubblico, e di acquire l’attuale processo di criminalizzazione del fenomeno migratorio». Tre accuse ancor più pesanti nella misura in cui non si può neppure parlare di emergenza, «perché il numero degli asilanti che chiedono accoglienza a Milano è stabile ormai da un decennio e si aggira intorno a 300/400 persone».
Il Naga promette di continuare a monitorare la situazione e a fornire assistenza a richiedenti, rifugiati e a tutti i cittadini stranieri che ne hanno bisogno. «Chiedendo che, a fronte di legittime richieste di accoglienza e di rivendicazione di diritti fondamentali, si trovino soluzioni politiche concrete e non di mera gestione dell’ordine pubblico».
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