Mondo

Pinar, regole in alto mare

Con l'arrivo in Italia va a buon fine la vicenda dei 140 migranti africani salvati giovedì scorso dal mercantile turco Pinar. La portavoce dell'Unhcr: «La Ue non può più stare a guardare. Deve stabilire norme vincolanti per i propri membri».

di Daniele Biella

In Italia. Per ora. L’odissea dei 140 migranti, di origine somala, nigeriana ed eritrea, che sono rimasti per tre giorni alla deriva nel mar Mediterraneo è finita tra domenica sera e lunedì mattina, quando la decisione sul loro destino è arrivata: rotta su Porto Empedocle, Sicilia. Qui è arrivata, stremata, la maggior parte di loro, dopo aver passato la notte su due imbarcazioni italiane, un pattugliatore della Guardia di finanza e una corvetta della Marina militare. Mentre un altro gruppo, in ancora più precarie condizioni fisiche, era stato invece traghettato d’urgenza a Lampedusa. Con questi ultimi, è stata trasportata anche la salma della donna che aveva perso la vita durante la permanenza in mare della barca, prima del salvataggio messo in atto giovedì scorso dalla nave mercantile turca ‘Pinar’.

Alla fine, quindi, sono state le autorità italiane a ‘concedere’ lo sbarco ai migranti. Dopo due giorni di braccio di ferro con il governo di Malta, a cui il ministro degli Esteri italiano Franco Frattini aveva rivolto accuse di negligenza per non aver accolto i disperati essendo il luogo più vicino a dove è stata intercettata la barca (il premier di Malta ha risposto oggi dicendo che il tutto è stato “un disguido tra amici”), ora per quelle persone è arrivata la salvezza. Ma sul loro futuro, tutto è incerto. Al momento, da Porto Empedocle, non senza polemiche per la fretta con la quale sono stati fatti sbarcare e salire su un pullman, senza il tempo delle prime cure mediche, i migranti africani sono stati trasportati al Cpa (Centro di prima accoglienza) di Pian del Lago, nei pressi di Caltanissetta.

Appena possibile, considerata la provenienza, la quasi totalità di loro chiederà asilo politico. Sul loro destino e sulle possibili misure da prendere affinché queste situazioni disperate a livello umanitario non si ripetano, Vita ha contattato Laura Boldrini, portavoce per l’Italia dell’Acnur, l’Alto commissariato dell’Onu per i rifugiati (in inglese Unhcr). «Questa storia ha per ora il ieto fine», ha spiegato la portavoce Acnur, «ma ora ci vogliono regole ben definite sulle responsabilità dei singoli stati nelle pratiche di accoglienza. Regole che siano vincolanti».
 
L’intervista integrale a Laura Boldrini è disponibile qui a lato e nella sezione Multimedia

Cosa fa VITA?

Da 30 anni VITA è la testata di riferimento dell’innovazione sociale, dell’attivismo civico e del Terzo settore. Siamo un’impresa sociale senza scopo di lucro: raccontiamo storie, promuoviamo campagne, interpelliamo le imprese, la politica e le istituzioni per promuovere i valori dell’interesse generale e del bene comune. Se riusciamo a farlo è  grazie a chi decide di sostenerci.