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TUMORI. Uno studio sulla sopravvivenza in Europa

Presentati i risultati dell ostudio Eurocare-4, coordinato da un gruppo di ricercatori della Fondazione Irccs Istituto Nazionale Tumori di Milano e dell’Istituto Superiore di Sanità. Il progetto ha confrontato i dati di almeno 3 milioni di persone

di Redazione

Alta nei paesi del Nord Europa, bassa nel Regno unito, Irlanda, Danimarca ed Est europeo, nella media negli altri paesi. È la sopravvivenza ai tumori da parte dei cittadini della Ue. Lo spiega lo studio Eurocare-4, realizzato da alcuni ricercatori della Fondazione Irccs Istituto nazionale tumori di Milano e presentato questa mattina da Milena Sant, responsabile della struttura di Epidemiologia analitica del Dipartimento di medicina predittiva e per la prevenzione.

Lo studio, i cui principali risultati sono stati anche pubblicati in un numero monografico della rivista scientifica European Journal of Cancer ha confrontato la sopravvivenza di almeno 3 milioni di pazienti oncologici in 23 paesi Europei. Al progetto hanno collaborato 83 registri tumore che hanno fornito i dati di sopravvivenza dei pazienti oncologici diagnosticati nel periodo 1995-2002. “Durante il periodo di studio” ha ricordato Sant, “la prognosi dei pazienti oncologici è notevolmente migliorata, e le differenze di sopravvivenza rilevate da Eurocare negli anni precedenti si sono ridotte”.

Lo studio evidenzia che sono ancora presenti notevoli diseguaglianze fra paesi: per la maggior parte dei tumori solidi, per i quali la diagnosi precoce è determinante, la sopravvivenza più elevata si riscontra nei Paesi  del Nord Europa (Svezia, Islanda, Finlandia, Norvegia). La sopravvivenza è leggermente più bassa o sovrapponibile nei paesi dell’Europa centrale e del Sud (Francia, Germania, Svizzera, Olanda, Italia, Spagna), mentre quella dei pazienti in UK, Irlanda e Danimarca rimane considevolmente più bassa della media europea, nonostante sia aumentata negli ultimi anni; nei paesi dell’Est Europa la sopravvivenza dei pazienti oncologici è tuttora inaccettabilmente bassa. Globalmente in Europa più del 50% delle donne e il 45% degli uomini sopravvivono almeno 5 anni dopo la diagnosi di un  tumore. Per tumori quali il tumore del testicolo o il linfoma di Hodgkin (per i quali esistono oggi terapie efficaci) la sopravvivenza a 5 anni raggiunge il 90%. Anche per il tumore della mammella, grazie alla diagnosi precoce e ai progressi terapeutici, in media l’80% delle donne Europee sopravvive almeno 5 anni, con valori vicini al 90% nei paesi nordici, e in alcune regioni francesi e del nord-centro Italia.

Eurocare-4 ha inoltre evidenziato che la spesa sanitaria globale nazionale è correlata positivamente alla sopravvivenza dei pazienti oncologici. In altre parole, più elevati sono gli investimenti economici in campo sanitario, migliore è la sopravvivenza dei pazienti oncologici. Non si tratta però solo di aumentare la quantità di investimenti, ma anche di razionalizzarli. L’Italia si colloca molto bene nel confronto con gli altri paesi, con valori di sopravvivenza dei propri pazienti sempre simili o superiori alla media europea. All’interno dell’Italia vi sono però notevoli differenze: i pazienti delle regioni del Nord e del Centro hanno una prognosi nettamente migliore dei pazienti che si ammalano e sono curati nelle regioni del Sud, paragonabile a quella rilevata nei  paesi Europei a standard più avanzato. La prognosi dei pazienti oncologici peggiora con l’avanzare dell’età, anche tenendo conto della mortalità dovuta a malattie diverse dal tumore. Questo fenomeno è presumibilmente attribuibile ad una sottovalutazione della sintomatologia nei pazienti anziani, che conduce a diagnosticare il tumore in fase già avanzata, e alla mancanza di protocolli di trattamento specifici per l’anziano. Inoltre, situazioni di isolamento sociale e  basso reddito possono limitare l’accesso a strutture sanitarie adeguate. Infine, un altro interessante risultato dello studio è che le donne sopravvivono più a lungo degli uomini. Questo è verosimilmente dovuto al fatto che le donne hanno meno malattie concomitanti che possono aggravare la prognosi del tumore (ad esempio malattie cardiovascolari e respiratorie) e meno fattori di rischio, quali fumo, alcool ed esposizioni lavorative.

“Il progetto” ha sottolineato Marco Pierotti, Direttore scientifico dell’Int, Istituto nazionale tumori, è un esempio eccellente di cooperazione scientifica internazionale nel quale l’Italia ha svolto un ruolo trainante. Una collaborazione resa possibile dal contributo della Fondazione della Compagnia Sanpaolo”. Alberto Scanni, Direttore generale Int, ha invece sottolineato: “l’importanza dell’impegno nel campo della rilevazione epidemiologica che l’Istituto mette al servizio di tutta la ricerca oncologica nazionale, e non solo, facendosene interamente carico sia in termini di risorse professionali altamente qualificate, sia economiche”.

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