Non profit

Se la badante è meglio dei figli

di Redazione

Un Paese sospeso, partecipe, quasi timido. Osservo in questi giorni gli italiani, quello che scrivono, quello che dicono per strada. L’Abruzzo ha assorbito le energie dei sentimenti e delle proteste. Fino a due settimane fa, piena crisi economica: le fabbriche riducono la produzione e la cassa integrazione incombe, arriva, si allarga. I servizi pubblici, specie nei piccoli Comuni, non si sa più come finanziarli. Gli acquisti diventano difficili, risparmiare è un’impresa. Questa è l’Italia nell’istantanea bloccata dal terremoto. Da allora silenzio. Dolore, sconcerto, apprensione, solidarietà, partenze di volontari. Il Paese buono dell’emergenza, che sa mettere nell’ordine giusto le priorità. E spesso è proprio chi ha meno fortuna a piangere di più. Gli riesce più facile capire, condividere. Sono gli anziani soli a capire la solitudine, a tremare all’idea di rimanere senza nulla.
E così accade di leggere che a Milano i matrimoni “misti” tra giovani e volonterose badanti con anziani meneghini sono numerosi quasi quanto quelli fra trentenni e ventenni, in un quadro che vede sempre meno il matrimonio come una scelta possibile, economicamente, socialmente, quale progetto di vita. Sembra una notizia sulla quale sorridere. E invece significa che una badante è assai meglio dei figli che non ce la fanno a venire a trovarti almeno una volta al giorno. L’emergenza silenziosa dei non terremotati continua in queste settimane di silenzio, di riflessione, di rispetto. Ma l’istantanea bloccata dal terremoto non è sfuocata, non è superata dai fatti. Non sta migliorando questa Italia. È tutto fermo, le scelte per affrontare e superare la crisi sono narcotizzate. Quanto durerà? E come si tornerà a parlare delle altre solitudini, delle altre emergenze per le quali non si può incolpare l’imprevidenza? Forse il grande slancio d’Abruzzo ci può aiutare, ci affideremo ai reduci del volontariato, capaci ancora di spendersi oltre la stanchezza.

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