Volontariato

Così insegniamo a superare i lutti

nelle tendopoli

di Redazione

Nei campi degli sfollati, ci sono anche volontari un po’ “speciali”. Si occupano dei traumi legati ai lutti, delle conseguenze psicologiche del terremoto. Anche loro hanno alle spalle un lunga preparazione che si è aggiunta alla formazione professionale. «Per questi operatori», spiega Fausta Ascoli dell’Ares (Associazione regionale emergenze sanitaria e sociale, creata nel 1999), «è fondamentale un percorso specifico. Mentre gli altri medici, ad esempio gli analisti di laboratorio, possono lavorare seguendo le procedure di sempre pur trovandosi in una tenda, per gli psicologi è opportuna una preparazione più specifica. Loro sono abituati a fare colloqui con il setting e quindi in ambienti neutri che qui è impossibile ricreare». «In effetti», prosegue Ascoli, che è un’assistente sociale impiegata nell’ospedale pediatrico di Ancona, «è necessaria una certa disposizione d’animo, un certo adattamento, la capacità di reggere determinate situazioni, fattori ai quali si deve aggiungere una formazione specifica alle emergenze. Noi dell’Ares seguiamo aggiornamenti continui». In realtà anche l’esperienza in corso potrebbe essere considerata formazione: «Anche qui a L’Aquila ogni sera ci ritroviamo in un coordinamento presso la Scuola sottufficiali della GdF. Tutti gli operatori psico-sociali, provenienti da tutta Italia e che durante il giorno lavorano nei vari campi, si ritrovano per discutere i casi che stanno affrontando e correggere il tiro rispetto ai problemi. Insomma, per una sorta di supervisione».


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