Sostenibilità

Ignoranza e speculazione Micidiale mix all’italiana

Il j'accuse di Mario Tozzi: la prevenzione antisismica non esiste

di Redazione

«Dopo che è avvenuta la catastrofe tutto viene dimenticato facilmente, come se fosse tutta colpa del caso. Invece sono i nostri comportamenti irresponsabili o in malafede a creare così tante vittime» «Le catastrofi naturali non esistono, esistono i nostri comportamenti irresponsabili o in malafede. Il terremoto non ti ammazza ma ti ammazza la casa costruita male che ti cade in testa. Queste sono le due lezioni che ci arrivano dall’Abruzzo». Mario Tozzi, geologo e primo ricercatore del CNR, divulgatore scientifico e Presidente del Parco Nazionale dell’Arcipelago toscano non ha dubbi: punta l’indice sulle pesanti responsabilità di politici e amministratori. Sull’incultura scientifica di un Paese senza memoria. In questi giorni le sue accuse sono vibranti e suonano come un monito, agitando le coscienze di un Paese impegnato sì nella straordinaria opera di assistenza e di volontariato nelle terre devastate dal sisma, ma pure più propenso alla sterile retorica del post terremoto che non alla fondamentale opera di prevenzione. «In Giappone a terremoti di questo tipo sono abituati: non producono nessuna vittima e nemmeno questi danni. La sostanziale differenza è che si usano ottimi materiali e con criteri antisismici di edilizia sperimentata. Da noi i materiali sono scadenti e in più non c’è nemmeno il criterio antisismico, anche se la legge lo imporrebbe»
Ecomondo: Perché accade questo in Italia, perché siamo senza memoria?
Mario Tozzi: Perché nessuno ricorda dopo un anno o due quello che è successo. La storia dei terremoti è scritta in questo Paese e la dovremmo sapere tutti, invece non la sappiamo o perlomeno non ce lo ricordiamo. E così pure per le alluvioni, per le eruzioni vulcaniche. Dopo che è avvenuta la catastrofe tutto viene dimenticato facilmente perché fondamentalmente siamo un Paese che non è alfabetizzato da un punto di vista scientifico. Dunque la catastrofe viene vissuta sempre come un’eventualità del caso: è il fato, è Dio, è il caso… non è invece la nostra responsabilità perché si studia scientificamente. Un Paese ignorante reagisce così, con la superstizione.  
Ecomondo: Continuare a progettare grandi opere come il Ponte sullo Stretto (nell’area a maggior rischio sismico del Mediterraneo) al posto della messa in sicurezza del territorio, della prevenzione e della messa in sicurezza edilizia rientra nella questione della mancanza di cultura scientifica?
Tozzi: Sì, ma direi che entra in gioco anche la speculazione, per cui poi alla fine si pensa che possa essere di un qualche aiuto un’opera di cui non conosciamo l’utilità invece di mettere quei denari per il risanamento antisismico di quei posti. Dunque spesso ragione speculativa e ignoranza vanno di pari passo.
Ecomondo: Quali sono le aree a maggior rischio sismico del nostro Paese?
Tozzi: Sappiamo bene quali sono: il Friuli, la Garfagnana, la dorsale appenninica umbro-marchigiana-abruzzese, l’Irpinia, la Calabria, il Gargano e la Sicilia orientale. E conosciamo anche il tipo di danno: terremoti veramente catastrofici li abbiamo avuti nello Stretto di Messina, in Irpinia e nel Catanese. Eppure non viene speso un centesimo nel risanamento antisismico degli edifici pubblici.
Ecomondo: Cosa fare a questo punto, quale la priorità ?
Tozzi: Riprendere in mano tutti i centri storici del nostro Paese che si trovano in zone di alta sismicità e almeno radiografarli, per vedere se gli edifici pubblici sono in grado di resistere oppure no. Laddove non fossero in grado, stornare i fondi pubblici che vengono stanziati in opere la cui utilità è dubbia in questa grande e capillare opera, e magari dare un incentivo al privato che voglia ristrutturare in maniera antisismica la propria abitazione. Fare in modo che tutti gli edifici abbiano un fascicolo di fabbricato e su quello basarsi per indirizzare le proprie risorse quando ogni 25 anni – più o meno – si voglia ristrutturare la propria abitazione.

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