Welfare

Ma ora il Fondo monetario dovrà cambiare rotta

Intervista a Duncan Green, direttore di Oxfam international

di Emanuela Citterio

«Una grande svolta la scelta di stanziare così tanto denaro a favore dei Paesi poveri. Ma il fatto che tutto passi attraverso l’Fmi
può essere pericoloso,
viste le politiche fallimentari degli anni scorsi.
È essenziale una riforma delle istituzioni internazionali»
Un G20 storico, che ha dato segnali importanti, anche se su alcune questioni chiave «si poteva osare di più». Duncan Green è il direttore scientifico di Oxfam International, una delle più autorevoli organizzazioni non governative internazionali e autore del libro From poverty to power (Dalla povertà al potere, tradotto in Italia per i tipi di Altreconomia), in cui spiega come la cittadinanza attiva e l’efficacia degli Stati possano rompere il circolo vizioso della povertà. In questi giorni a Londra ha seguito ogni passo del vertice del G20. Vita lo ha intervistato.

Vita: Crede che l’accordo raggiunto dai Paesi del G20 rappresenti davvero un cambiamento?
Duncan Green: L’impressione è che questo G20 abbia davvero rappresentato una svolta, è stato un momento storico. C’è stato innanzitutto uno spostamento del centro di gravità dal G8 al G20 come luogo in cui si decidono le politiche che influenzano tutto il mondo. Poi c’è stato un importante cambiamento che riguarda la Cina, che ha mostrato di voler partecipare sempre di più alle decisioni e alle isituzioni internazionali, ha dato per esempio dei soldi al Fondo monetario internazionale, ha cambiato atteggiamento rispetto alla posizione defilata tenuta negli anni precedenti.
Vita: Sono stati stanziati 50 miliardi di dollari per gli aiuti ai Paesi più poveri. Lo ritiene sufficiente?
Green: Siamo stati sorpresi positivamente dal fatto che siano stati stanziati questi soldi a favore delle economie più fragili e svantaggiate. Ora bisogna vedere quali di queste risorse sono davvero nuove rispetto ai budget già stanziati. Se sono davvero delle risorse fresche e arriveranno ai Paesi in via di sviluppo in tempi brevi rappresenteranno un grande aiuto contro la crisi che attanaglia le economie più deboli.
Vita: Una lacuna di questo summit?
Green: Ci ha deluso fortemente la totale assenza delle tematiche ambientali e del problema del cambiamento climatico. Il 2009 sarà un anno fondamentale: a dicembre ci sarà il vertice di Copenhagen dove verranno presi accordi sulle politiche energetiche e di sostenibilità ambientale dei prossimi anni. Ci aspettavamo una presa di posizione in questo momento, e durante un vertice cui partecipavano Paesi come gli Usa e la Cina.
Vita: Che ruolo ha giocato la società civile durante il summit?
Green: La campagna della società civile contro i fondi avvoltoio e i paradisi fiscali è stata particolarmente efficace. E anche l’aver sottolineato l’impatto della crisi sui Paesi più poveri. Importante è stato anche il ruolo dei nuovi media. Hanno seguito il summit 50 bloggers di 24 Paesi diversi, ognuno dei quali ha fornito ai propri connazionali un’informazione indipendente su quanto stava accadendo.
Vita: Il G20 ha triplicato le risorse del Fondo monetario internazionale conferendo a questa istituzione un ruolo importante nell’affrontare la crisi. Qual è la posizione di Oxfam?
Green: La situazione è davvero critica: siamo consapevoli che c’è la necessità in questo momento di fornire aiuti ingenti e veloci alle economie dei Paesi più fragili, ma nello stesso tempo siamo preoccupati per la mancanza di controllo nei confronti dell’operato del Fondo. Accettiamo che in questo momento di crisi il denaro passi da istituzioni come l’Fmi e la Banca mondiale ma crediamo che sia pericoloso che l’Fmi abbia più potere senza che questa istituzione cambi atteggiamento. Continuiamo a ritenere che sia essenziale una riforma di queste istituzioni: certe politiche economiche hanno avuto effetti devastanti nei Paesi in via di sviluppo nei decenni scorsi.
Vita: I paradisi fiscali e i fondi avvoltoio. Il G20 ha fatto abbastanza?
Green: Un conto sono le promesse, un conto le azioni concrete. Ora bisogna vedere quello che sarà effettivamente fatto. Ma è positivo che il G20 abbia dato un segnale, che abbia detto che non si può fare tutto quel che si vuole senza curarsi delle regole.


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